La pace e l’ipocrisia. Impegno o abitudine?

La rinuncia al segno di pace: una scelta per la Quaresima

 

Facciamo molte cose semplicemente perché: «Le abbiamo sempre fatte così…». L’abitudine può rendere ‘normali’ delle cose ‘straordinarie’, può ‘appiattire’ delle cose ‘alte’. L’abitudine può ‘svuotare’ anche cose ‘piene di senso’. Tutto è esposto a questo    rischio. È importante dunque creare delle interruzioni per rompere dei ‘modi di fare’, rinnovare le convinzioni e il significato: cambiare e camminare, invece di «fare come  abbiamo sempre fatto». Viviamo anche molte cose della fede come abbiamo imparato a viverle, senza cambiamenti, anzi un po’ infastiditi da possibili novità che disturbano comportamenti automatici.

Ogni anno la Quaresima, il Mercoledì delle Ceneri, inizia con delle parole esigenti di Gesù contro l’ipocrisia (Matteo 6,1-6.16-18). Niente elemosina, niente preghiera, niente digiuno per farsi vedere, ma solo senza ipocrisia, alla ricerca unicamente dello sguardo del Padre, incuranti di quello delle persone.

La sapienza della liturgia cristiana propone giustamente dei gesti facoltativi per    evitare il rischio di svuotarli. Tra questi c’è lo scambio di un segno di pace prima della comunione. Nel Messale Romano c’è scritto: Se si ritiene opportuno, il diacono, o il sacerdote aggiunge: «Scambiatevi un segno di pace». Se si ritiene opportuno… quindi è un gesto da vivere con consapevolezza, senza abitudine, senza obbligo, proprio perché sia          significativo, perché esprima il cammino di tutti verso la pace.

«Pace a voi!»: la pace è un dono del Signore Risorto. Ecco la proposta di rinunciare   allo scambio di un segno di pace durante tutto il tempo di Quaresima. Rinunciamo dunque a questo gesto per impegnarci ad accogliere il dono della pace (La pace del Signore sia sempre con voi) e a invocarlo sempre (Agnello di Dio… dona a noi la pace), per        viverlo ogni giorno, con gesti di pace. Nella verità, con impegno, senza abitudine.

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