Donatello Svelato

Un incontro di contemplazione imperdibile

 Sarà un’emozione stare davanti ai tre Crocefissi di Donatello nella  mostra Donatello svelato. Capolavori a confronto allestita al Museo Diocesano di Padova dal 27 marzo al 26 luglio. «Svelato» perché un nuovo Donatello va ad aggiungersi al catalogo delle opere certe del  maestro fiorentino: il Crocifisso della chiesa di Santa Maria dei Servi, in via Roma a Padova. Svelato nell’attribuzione, ma anche nella sostanza perché grazie al recente restauro il grande Crocifisso è emerso in tutta la straordinaria finezza dell’intaglio e dell’originale cromia. Padova    ritrova un capolavoro che va ad aggiungersi alle opere che Donatello ha lasciato durante la sua permanenza in città (1443-1453): la statua    equestre del Gattamelata, l’altare e il Crocifisso bronzeo per la Basilica di Sant’Antonio.

La mostra offrirà la storica occasione di ammirare, riuniti per la prima volta assoluta, i tre grandi crocifissi che Donatello produsse nel corso della sua vita: quello per la Chiesa di Santa Croce a Firenze, quello dei Servi, e quello bronzeo della Basilica del Santo.

Abbiamo organizzato una visita guidata per adulti sabato 16 maggio dalle 10.00 alle 12.00 (biglietto unico 7,00 €), da prenotare presso il bar del Centro Parrocchiale entro il 3 maggio (max 25 posti). Ritrovo ore 10.00 davanti al Duomo. Trasporto autogestito (auto, tram, bici…).

In esposizione ci sono tre crocifissi di Donatello, ma quello più importante sarà il quarto Crocifisso: quello che resterà impresso nel nostro cuore contemplando l’immagine di Gesù rappresentata da un grande artista per accompagnarci di più dentro il suo mistero. Cogliamo l’occasione di svelare il ‘quarto’ Crocifisso, godendo di questa opportunità straordinaria di meditazione e contemplazione.

Don Giulio Osto

Conosci le Beatitudini?

Un percorso di approfondimento a Km 0

Più o meno tutti quelli che sono stati battezzati conoscono il Padre nostro che è un testo del vangelo secondo Matteo. Conoscere i cosiddetti dieci comandamenti a memoria è già più difficile. I doni dello Spirito  Santo diventano poi un’impresa. Dell’Atto di Dolore esistono circa dieci versioni, ma poiché è difficile già impararne solo una, meglio fare poca fatica e continuare così come abbiamo imparato, anche perché i testi proposti nel 1973 devono ancora cambiare quelli imparati negli anni ’40 e ’50. Mi fa sempre pensare invece che quando sentiamo una parolaccia nuova, la impariamo subito e la ricordiamo a lungo…. Essere cristiani significa imparare delle parole particolari e dirle ogni tanto? Se una persona conoscesse a memoria tutto il Catechismo (quello che gli piace di più, tanto negli ultimi cinquecento anni ne sono stati scritti molti), sarebbe cristiana?

Semplici considerazioni su ciò che ci interessa o cerchiamo di imparare a memoria per fare pubblicità a un percorso dove sarà possibile approfondire uno dei testi più rivoluzionari del vangelo: le beatitudini. Sette incontri al lunedì sera alle ore 21.00 a Villa Immacolata a partire da lunedì 20 aprile (poi 27 aprile, 4, 11, 18, 25 maggio e 8 giugno) guidati da don Federico Giacomin. Un itinerario che intreccia il testo del vangelo delle Beatitudini e anche l’opera musicale che il compositore francese C. Frank ha dedicato a questo testo. Una bella occasione per crescere. È necessario iscriversi telefonando a Villa Immacolata: 0495211340. La quota di partecipazione è di 30,00€ per tutto il percorso che comprende anche un sussidio. Ci vuole poco a imparare a memoria le beatitudini, per gustare in profondità invece serve un po’ più di coraggio e impegno.

Don Giulio Osto

Ci saranno ancora i frati e le suore?

Un motivo per il pellegrinaggio 2015 a Monteortone

È una domanda impegnativa alla quale sono concesse solo due risposte    intelligenti. La prima risposta è della grazia di Dio, la seconda risposta è l’impegno della nostra costante preghiera, di ringraziamento e di richiesta.

Forse siamo poco consapevoli che un’epoca della vita religiosa (frati, suore, monaci, missionari …) si è già conclusa. L’epoca dei grandi numeri, delle numerose iniziative e delle molte strutture. L’Italia dove ci sono preti, frati e suore dappertutto è già nei libri di storia che contengono anniversari e statistiche, ricordi e fotografie. Qualcosa di diverso sta invece accadendo in altri paesi. Dopo cinquecento anni nei quali noi europei abbiamo colonizzato e    insegnato le nostre lingue e religioni, e perfino l’economia, ad altri popoli,    adesso toccherà a loro insegnare nuovamente qualcosa a noi. Ci saranno sicuramente delle belle sorprese: la storia della Chiesa è affidata alla fantasia dello Spirito del Signore!

Papa Francesco ha indetto per il 2015 l’ANNO DELLA VITA CONSACRATA, proprio per portare l’attenzione a questa forma della fede cristiana. Alla famiglia, grembo di ogni vita e vocazione, è dedicato invece il Sinodo. Papa Francesco stesso è un religioso, un gesuita: l’ordine di S. Ignazio di Loyola.

Una paradossale legge della vita sembra farci apprezzare le cose specialmente quando esse vengono a mancare. Quante persone e quanti di noi sono stati segnati dall’incontro con una persona consacrata: un frate, una suora, un missionario … Eppure spendere la vita per il Signore, la Chiesa, per gli altri, per una grande causa, sembra essere qualcosa che ha perso il suo significato e, a volte, se qualcuno lo facesse, sembrerebbe più una disgrazia, che un dono. Per chi o per che cosa donare la propria vita? Questa è la posta in gioco!

Pensando al nostro pellegrinaggio a Monteortone del Lunedì di Pasqua con il Consiglio Pastorale, abbiamo deciso di dedicare questo nostro cammino alla preghiera per le vocazioni alla vita consacrata e al ricordo di questa forma importante per vivere la fede nel Signore Gesù.

Don Giulio Osto

Premio di poesia: l’ultima volta?

L’UNESCO, un’agenzia dell’ONU, ogni tanto proclama qualcosa come patrimonio dell’umanità. L’UNESCO ha il compito di promuovere l’educazione e la cultura tra gli uomini (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization). Nel 1999 l’UNESCO ha indetto per il 21 marzo di ogni anno: LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA.

Celebrare una Giornata Mondiale è come attaccare un post it nel nostro cervello per ricordarci di alcune cose importanti e che rischierebbero di estinguersi. Ognuno di noi vorrebbe proporre infatti una giornata mondiale per le cose che gli stanno più a cuore, tanto che, a volte, essendosi un po’ fissato su una di esse, rischia di parlare, impegnarsi e vivere solo per quella, dalla pedicure alla protezione delle zanzare.

Perché la poesia è così importante tanto da dedicare a essa una Giornata Mondiale? La poesia è un cambio di ritmo nel nostro linguaggio. Se infatti il ritmo del nostro parlare restasse sempre lo stesso esso si ridurrebbe a un rumore meccanico come quello di un frullatore, di un decespugliatore o di un allarme. Promuovere la poesia significa promuovere ciò che distingue le persone dagli animali: il linguaggio. Un poeta usa le parole che usano tutti, però… riesce a far dire, a volte, fino a dieci cose in più con le stesse parole! Le dieci cose in più che possiamo sperimentare ci ricordano che, oltre ad avere neuroni, ormoni ed emozioni proprio come tutti gli animali, abbiamo anche un’anima.

La Parrocchia di Torreglia quest’anno ha indetto l’8^ Edizione del Premio di poesia religiosa San Sabino. La scadenza inizialmente era stata fissata proprio il 21 marzo, ma abbiamo pensato di spostarla al giorno di Pasqua, il 5 aprile. Vedremo come andrà a finire… Questa iniziativa infatti potrebbe proprio finire e concludersi con questa edizione. Allora anche di questa cosa, come di tante altre, dai nostri cari defunti, alle guerre e a tutto ciò ‘che c’era una volta’ (fra qualche anno anche della Chiesa di San Sabino…) celebreremo il 21 marzo un altro anniversario che, in questo caso, fa proprio rima con       mortuario.

Don Giulio Osto

Passio

Venerdì 20 marzo – ore 20.45 – Teatro La Perla, Torreglia

Il dramma sacro Passio di Amato Maria Bernabei (Valentina Editrice, Pa-dova, 2014), scrittore e intellettuale aquilano da molti anni residente e ope-rante a Vigonza, si presenta come un innovativo poema sui temi della libertà, della colpa e della redenzione.
L’autore offre una lettura originale e nuova della Passione di Cristo, non soltanto per l’uso della terzina dantesca, ma soprattutto per l’intarsio di quadri e situazioni di varia derivazione e ispirazione, che accompagnano il racconto del Calvario. Al canone evangelico si affiancano numerose digressioni nel tempo e nello spazio e la narrazione si impernia sui dialoghi tra l’Empio, l’Angelo e il Girovago, personaggi chiave – che esprimono rispettivamente l’irrisione blasfema, la dottrina dogmatica e la ricerca dubbiosa, ovvero due posizioni contrapposte ed una mediatrice – frutto per intero della creatività del poeta e nei quali si palesa l’autentica innovazione dell’opera. Bernabei affida infatti a queste tre voci il compito di articolare la riflessione teologica posta alla base del dramma, spingendo all’estremo la meditazione sul dilemma della libertà, a fronte di un Creatore onnisciente e onnipotente, e sul tema parallelo della colpa. Di fronte alle certezze provocatorie dell’Empio, fiorisce il dubbio dell’uomo che vaga alla continua ricerca della verità: alle sua sfrontate accuse dissacranti, ed ai saggi dilemmi del Girovago, fanno da contrappunto gli anatemi e i dogmi dell’Angelo, in una accesa dialettica tripartita. Il tutto, come detto, in terzine rimate di alta densità concettuale, affiancate nel volume da una dettagliata parafrasi esplicativa.
Questa sacra rappresentazione esplora il significato del patto originario, e pertanto della stessa Creazione, secondo la prospettiva della creatura gravata di limiti e imperfezioni, d’intemperanze e sfrontatezze, ma anche d’una genui-na aspirazione a reperire un senso al breve tragitto in questo mondo: Bernabei ci invita a comprendere l’effettivo perché della Passione, confrontandola con il punto di vista della condizione umana gravida di interrogativi ribelli ed inquietanti.

Canta e Cammina

Cantiamo qui l’Alleluia, mentre siamo ancora privi di sicurezza, per poterlo cantare un giorno in cielo, ormai sicuri. Perché qui siamo nell’ansia e nell’incertezza. Non vuoi che io mi senta malsicuro, quando la tentazione è così frequente, che la stessa preghiera ci fa ripetere: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori»? (Mt 6,12). Tutti i giorni la stessa preghiera e tutti i giorni siamo debitori! E tuttavia, o fratelli, pur trovandoci ancora in questa penosa situazione, cantiamo l’Alleluia a Dio che è buono, che ci libera da ogni male. Anche quaggiù tra i pericoli e le tentazioni, si canti dagli altri e da noi l’Alleluia. «Dio infatti è fedele; e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze» (1Cor 10,13). Perciò anche quaggiù cantiamo l’Alleluia. L’uomo è ancora colpevole, ma Dio è fedele.
Ora infatti il nostro corpo è nella condizione terrestre, mentre allora sarà in quella celeste. O felice quell’Alleluia cantato lassù! O Alleluia di sicurezza e di pace! Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo mai nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio. Certo risuonano anche ora qui. Qui però nell’ansia, mentre lassù nella tranquillità. Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria. Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo, quanto per sollevarci dalla fatica. Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo San Paolo, alcuni che progrediscono si, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina.

Sant’Agostino d’Ippona (Discorso 256, 1. 2. 3)

Quaresima 2015 – Messe Domenicali

In queste settimane proponiamo di vivere meglio cinque cose:

  1. Impegno nel canto liturgico.
    Prendere in mano il libretto dei canti e cantare. Chi canta prega due volte.
  2. Atto penitenziale.
    Silenzio prolungato e sguardo rivolto al crocifisso.
  3. Offertorio: pane + vino + soldi = noi stessi.
    Offrire il denaro, pane e vino: tre segni dell’offerta personale di noi stessi al Signore. Ci impegniamo a raccogliere le offerte alzandoci e prendendo le ceste davanti al presbiterio e portando il pane e il vino.
  4. In piedi dopo l’Offertorio.
    All’invito “Pregate perché…” ci alziamo in piedi come le altre due volte nella Messa quando diciamo ‘Preghiamo’. L’assemblea, segno del Signore Risorto, prega in piedi.
  5. Rinuncia allo scambio di un gesto di pace e preghiera più consapevole dell’Agnello di Dio.
    Dare senso ad un rito facoltativo divenuto automatico e aiutarci a invocare e costruire la pace con gesti veri nella vita quotidiana.

Le mimose o le Bahamas?

Giornata Mondiale di Preghiera al femminile – il 6 marzo

Spiagge da sogno, barriere coralline, acque limpide, questo offrono le 700 isole delle Bahamas. Situate tra gli USA, Cuba e Haiti, sono una delle mete turistiche più desiderate. Le Bahamas sono il paese più ricco dei Caraibi e sono caratterizzate da una molteplicità di confessioni cristiane molto attive. Il paradiso però combatte con dei gravi problemi come per esempio la dipendenza dai paesi esteri, la grande disoccupazione e la violenza domestica e sessuale su donne e bambini.

Le donne delle Bahamas sono le autrici della liturgia per il 2015, e vedono i lati belli e oscuri del loro paese e li riprendono nella liturgia della Giornata Mondiale di Preghiera. Al centro sta la lettura biblica dal vangelo di Giovanni (13,1-17), la storia della lavanda dei piedi che Gesù pratica verso i suoi discepoli. Per le donne delle Bahamas si dimostra l’amore di Dio proprio in questo atto, perché nella vita quotidiana impregnata di violenza e povertà si ha bisogno dell’amore per il prossimo che si manifesta in azioni attive sulle orme di Gesù Cristo. Ecco perché venerdì 6 marzo 2015 donne di tutto il mondo organizzano culti per la Giornata Mondiale di Preghiera. Donne, uomini, bambini e ragazzi sono invitati a partecipare. Tutti scoprono nella Giornata Mondiale di Preghiera come è importante sperimentare la chiesa come comunità viva e solidale.

Come cristiani facciamo qualcosa per la giornata delle donne? Regaliamo solo le mimose (che costano e durano poco) o abbracciamo il mondo con una preghiera (gratuita ed eterna), addirittura ecumenica, da Torreglia alle Bahamas?

Venerdì 6 marzo, ore 20.45 – Cappella S. Giuseppe ad Abano Sacro Cuore.

 

Testo tratto in parte da: www.chiesaluterana.it

Quaresima 2015 – Nelle nostre case

Proponiamo tre diversi strumenti attraverso i quali vivere questo periodo:

  • Un attimo di pace.
    Possiamo ricevere un commento al vangelo di ogni giorno via email, sms o con un’apposita applicazione. Iscriversi su www.unattimodipace.it
  • Dall’Alba al Tramonto.
    Saranno disponibili più copie del numero del mese di marzo. E’ un agile strumento che offre:

    • il vangelo del giorno
    • un breve commento
    • dei brani di riflessione su un tema diverso ogni mese.

    E’ un modo per trovare uno spazio personale o in famiglia per leggere la Bibbia e meditare.

  • Con Gesù nella notte.
    E’ una proposta che da molti anni viene fatta nella nostra Diocesi: pregare nel cuore della notte, in particolare per le vocazioni al sacerdozio. Per ogni mese il Seminario prepara e diffonde tramite la rivista Cor Cordis una traccia per la preghiera. Si può trovare in fondo alla chiesa.

 

La parrocchia sei tu

La quaresima inizia là dove sei

Quando vedi il Centro Parrocchiale chiuso e vorresti che fosse aperto ricordati che: la parrocchia sei tu. Quando racconti che a Torreglia c’è ancora l’Azione Cattolica, ricordati che la parrocchia sei tu. Quando vieni a Messa e vorresti che fosse migliore ricordati che: la parrocchia sei tu. Quando vedi che vengono celebrate sei Messe ogni domenica, ricordati che la parrocchia sei tu. Quando ti lamenti perché mancano delle cose che vorresti trovare, ricordati che la parrocchia sei tu. Quando puoi partecipare ben due volte all’anno a una festa della comunità, ricordati che la parrocchia sei tu. Quando ti accorgi di una cosa che andrebbe fatta e hai già detto: “Bisognerebbe che qualcuno …”, ricordati che: la parrocchia sei tu. Quando pensi che ogni estate vengono proposti molti campiscuola, ricordati che la parrocchia sei tu. Ogni volta che usi più di due volte la terza persona singolare o plurale: “Qualcuno potrebbe … Quelli potrebbero fare …” ricordati che la parrocchia sei tu. Quando … (continua tu con le risorse e le fatiche).

Ogni cammino inizia con un passo, continua con un passo, termina con un passo. Ogni passo, decisione e azione iniziano sempre là dove sei, così come sei. Puoi dire agli altri di vivere la quaresima, cioè di cambiare, ma è impossibile che tu ti sostituisca a loro nella gioia impegnativa di rinnovarsi. Puoi decidere invece di partire da te stesso, questo è il vero potere che ti è dato. Forse l’unico. Si può vivere la vita e la fede parlando in terza persona, parlando ‘di Dio’, ‘della Chiesa’, ‘della parrocchia’, ‘del mondo’. In questo modo nessuno è responsabile e c’è una distanza tra noi e ‘quello o quell’altro’ di cui parliamo. Si può invece vivere la vita e la fede in prima persona, quando parlo ‘a Dio’, ‘nella Chiesa’, ‘nella parrocchia’, ‘nel mondo’. In questo modo sono esposto, sono direttamente coinvolto e responsabile, sono dentro: sto parlando anche di me, invece di un altro.

Buona Quaresima dunque, cominciando proprio da ciò di cui a volte ti ricordi e di cui a volte ti dimentichi.