La fede e la dichiarazione dei redditi

La fede e la dichiarazione dei redditi

È molto provocatorio proporre un titolo come questo. Più di qualcuno dirà: “Cosa centra?”, oppure: “Sempre a parlare di soldi!”. Eppure mettere insieme cose che sembrano inizialmente molto diverse tra loro, è molto importante per continuare quel cammino che dura tutta la vita che si chiama integrazione, unificazione, armonia … diciamolo come vogliamo. Si tratta di diventare sempre più persone integrali, autentiche, contrario di doppie, ipocrite, incoerenti …

Sono settimane queste che vedono gli studi dei commercialisti, i CAF e tutti coloro che si occupano della contabilità, in pieno lavoro nel sistemare i conti, compilare il 730, il CUD e così via. Tutti, in un modo o in un altro, dobbiamo sistemare carte, fare firme, stare attenti ai numeri …

Due provocazioni. La prima è che una somiglianza tra la vita di fede e la dichiarazione dei redditi è la confessione. Una grande differenza è che la confessione è gratis, però si tratta ugualmente di dichiarare un bilancio con alcune ‘voci’ della propria vita. Ognuno di noi sceglie liberamente cosa ‘dichiarare’, considerando che, in questo caso, la finanza non vede, ma il buon Dio sì.

La seconda provocazione è che, per tanti motivi, è diffusa una ossessione sui peccati legati alla sessualità e sembra che i comportamenti sessuali delle persone siano sempre un ambito molto sensibile e chiacchierato. Quando arriveremo a verificare il nostro vivere il Vangelo oltre il ‘sesto comandamento’, arrivando a pensare anche al settimo e all’ottavo, cioè “Non rubare” e “Non dire il falso”?

Don Giulio Osto

Cancellazione del contributo statale di 50 milioni, destinati alle scuole dell’infanzia paritarie (FISM e comunali)

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James Harpur: «La poesia? Sacra come la preghiera»

Parla l’intellettuale irlandese: «I versi impongono di concentrarsi su sentimenti e pensieri, aiutano a capire il senso della vita»

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Un altro anno con NOI

Un altro anno con NOI

Tesseramento al Circolo NOI e all’Azione Cattolica

 È tempo di tesseramento per le due realtà associative presenti nella Parrocchia di Torreglia: il Circolo NOI e l’Azione Cattolica. L’affiliazione all’Associazione Nazionale NOI – Oratori e Circoli consente di gestire le varie attività del Centro Parrocchiale: bar, cucina, feste, pranzi e cene sociali, laboratori, insieme alle attività del Cinema-Teatro La Perla: spettacoli, film, scuola di musica, laboratori. Tutto ciò che viene svolto in queste due strutture della parrocchia è portato avanti da soci NOI volontari che grazie al tesseramento godono di tutti i vantaggi dell’associazione: assicurazione, convenzioni, assegnazione del 5×1000, scontistiche. Chi partecipa, usufruisce od organizza qualcosa deve dunque essere tesserato NOI. Il Circolo NOI di Torreglia è la realtà associativa più grande, con più attività e più strutture e più soci del paese di Torreglia, però necessita sempre di nuove forze: nella gestione dei diversi ambienti del Centro Parrocchiale, nel servizio volontario di operatori antincendio, nel servizio di apertura e chiusura del Cinema-Teatro, come operatori cinematografici volontari, nell’organizzazione di particolari attività per bambini, giovani, famiglie.

L’Azione Cattolica è l’altra realtà associativa parrocchiale con la sua lunga e bella storia. Continuano infatti le proposte dell’ACR per i ragazzi la domenica, gli incontri per gli adolescenti durante la settimana, la distribuzione degli ulivi con gli auguri pasquali e la grande impresa dei campi scuola durante l’estate. Senza l’Azione Cattolica la nostra parrocchia sarebbe molto povera. È importante sostenere questa realtà e quindi l’invito è a tesserarsi per il 2017, un invito rivolto a bambini, giovani, adulti e famiglie poiché l’AC accompagna tutta la vita.

don Franco Marin, attuale presidente del Circolo NOI di Torreglia

Massimiliano Mastrecchia, attuale Presidente dell’Azione Cattolica di Torreglia

Il Castelletto di Torreglia

La storia del Castelletto affonda le radici nel periodo a cavallo tra primo e secondo millennio, quando prendono forma tre fortificazioni nell’area di Torreglia, nel contesto del processo di incastellamento dei Colli Euganei: una a Luvigliano, un’altra sul colle del Castelletto, una terza, la più importante, sul Colle della Mira, dove la torre sarebbe all’origine del toponimo Turricla/Torreglia. Nel tempo queste strutture perdono sempre più la funzione di opere di difesa per divenire dimore di ricche e potenti famiglie.

Quel che è certo è che nel XIII secolo, mentre gran parte del territorio di Torreglia fa parte dei domini feudali della locale stirpe dei Da Lozzo, il Castelletto è invece proprietà di quella padovana dei Bibi, una famiglia della borghesia cittadina al servizio del tiranno Ezzelino da Romano. Le cronache del ‘200 ricordano un Alberto Bibi, notaio e tesoriere di Ezzelino; una tomba di famiglia è ancora oggi visibile nel primo chiostro del convento del Santo a Padova, convento a cui il notabile fece una ricca donazione all’atto della sua morte. Uomo alquanto scaltro questo Alberto Bibi, se è vero che, caduto il tiranno suo amico, riesce a evitare le rappresaglie dei vincitori, a conservare il suo “castelletto” euganeo e a dare ulteriore lustro al proprio nome dando una sua figlia in sposa a uno della famiglia Da Carrara. Nel secolo seguente, politicamente segnato proprio dalla Signoria dei Carraresi, il luogo passa ad altri nobili proprietari, rimasti ignoti. Ci ricordano il periodo medievale soprattutto le muraglie più antiche, visibili all’esterno, a destra dell’ingresso da cui si accede alla ripida stradina lastricata. Nella seconda metà del ‘400 nel Castelletto risiede il canonico Matteo Aliprandi, che lo sceglie come luogo di meditazione e di villeggiatura. A lui si deve una bella decorazione pittorica, una cornice in stile mantegnesco, visibile all’interno di una sala della abitazione (in cui vive ora la famiglia Todeschini-Lovisatti). Elisabetta Aliprandi, omonima ma non parente del canonico, vedova del nobile padovano Gerolamo Candi, risulta esserne proprietaria nella seconda metà del ‘500. Con questa figura femminile la storia del Castelletto vive una svolta decisiva. Da luogo di svago e di vacanza diventa una proprietà ecclesiastica e al tempo stesso vera e propria impresa agricola. È proprio Elisabetta che, morendo di peste nel 1576 (durante una terribile epidemia che fa strage di padovani sia sui Colli che in città), nomina eredi dei beni di sua proprietà a Torreglia i monaci benedettini dell’Abbazia di Santa Giustina. La volontà testamentaria della Aliprandi viene a lungo contestata dai parenti del marito, ma alla fine i benedettini entrano in possesso del Castelletto e delle sue pertinenze. Ben 35 volumi di atti processuali testimoniano la fatica di dare seguito al desiderio della nobildonna e al tempo stesso fanno capire quanto il luogo fosse apprezzato (e ambito) anche per la produttività dei terreni. Nel 1584 per volere dell’abate di quel tempo, Paolo Orio, patrizio veneziano, i benedettini costruiscono vicino alla casa una imponente ed elegante chiesa a unica navata, dedicata a Santa Maria della Misericordia, quella in cui viene celebrata la Messa la 4^ domenica di ottobre. Qui naturalmente viene collocata (sotto il pavimento) la sepoltura della benefattrice Elisabetta Aliprandi, in base a una sua precisa richiesta. I monaci di Santa Giustina organizzano nel XVII secolo una vera e propria azienda agricola, costituita da 700 campi di cui 300 a bosco. Ai piedi del colle ancora oggi vediamo quanto resta della casa del gastaldo che governava quell’azienda, con i suoi annessi rustici (cantina, stalle, torre colombara, brolo, forno per il pane): si tratta delle attuali Cantine Bernardi. Numerosi i contadini che in qualità di fittavoli lavoravano, in base a precisi contratti, per la rettoria del Castelletto. Per tutto il ‘600 e il ‘700 ogni anno il monaco rettore, al momento del raccolto o della consegna del “quartese” (una sorta di tassa in natura, fatta di primi frutti, uva e frumento, versata da ogni fittavolo), viene qui da Padova e soggiorna nel Castelletto. Per il resto del tempo qui abita stabilmente un monaco benedettino che è anche sacerdote, incaricato di celebrare la Messa quotidiana in suffragio della benefattrice e di amministrare i sacramenti per tutti gli abitanti della contrada. La storia di questa tenuta agricola e del suo centro religioso viene interrotta dalle confische napoleoniche ai danni dell’Abbazia di Santa Giustina: nel 1810 l’intero patrimonio viene messo all’asta e acquistato, con i beni dell’Abbazia di Praglia, dal mercante di grani Angelo Comello. La proprietà, tra Ottocento e Novecento, passa quindi alla famiglia veneziana dei principi Giovanelli (che possiede pure la Villa Contarini-Venier di Vo’ Euganeo) e poi all’Ordine dei Cavalieri di Malta.  Nel secondo dopoguerra la tenuta viene definitivamente smembrata, mentre il colle e gli edifici del Castelletto diventano proprietà della famiglia Todeschini-Lovisatti.

 

Pietro Antoniazzi, ottobre 2016

Il Sinodo dei Giovani

Il Sinodo dei Giovani

Una priorità per il Vescovo e per le comunità cristiane

 

Chi? Protagonisti sono i giovani, dai 18 ai 35 anni.

Cosa? “Sin-odo”, si tratta cioè un cammino (odós) fatto insieme (sýn), alla scoperta di ciò che il Signore vuole per la Chiesa di Padova.

Quando? Dalla Veglia di Pentecoste di sabato 3 giugno 2017 alla Veglia di Pentecoste di sabato 19 maggio 2018.

Dove? Ovunque ci siano dei giovani che vogliono dire la loro e mettersi in gioco: nelle comunità cristiane, nei movimenti, nelle associazioni, a scuola e all’Università, nei luoghi del divertimento e dello sport, …

Perché? Perché “è la febbre della gioventù che mantiene il resto del mondo alla temperatura normale” (Bernanos). E questo vale anche per la Chiesa! Il Sinodo dei Giovani non è l’ennesimo parlare dei giovani ma è un lasciar parlare i giovani della Chiesa. Perché hanno tanto da dire!

In questi mesi:

ci saranno alcuni momenti nei Vicariati per presentare la proposta del Sinodo

  • ci saranno alcuni appuntamenti diocesani in preparazione al Sinodo, come la Veglia della Croce del 13 dicembre agli Eremitani, la Via Crucis all’OPSA del mercoledì santo (12 aprile 2017) e l’apertura del Sinodo il 3 giugno 2017.
  • è già possibile iscriversi ad alcuni gruppi di lavoro; se non l’hai già fatto, vedi: giovanipadova.it

Il Sinodo funzionerà se come giovani riusciremo a coinvolgere tanti altri nostri coetanei! Centro del Sinodo dei Giovani saranno i “gruppi sinodali”, cioè dei gruppi di discussione che parteciperanno da protagonisti ai vari argomenti in agenda. Costituiti da max 10-15 partecipanti, potranno essere organizzati nella maniera più varia possibile: un gruppo giovani, una comunità capi, un gruppo educatori, un gruppo di un movimento o di un’associazione ma anche… un gruppo di amici, una squadra di rugby, dei compagni di scuola o di università. Tutte le info su giovanipadova.it