Parola & parole per Ri-sorgere: ultimo appuntamento sabato 3 aprile

Ci ha accompagnato per tutto il tempo di Quaresima la proposta Parola & parole per Ri-sorgere e con oggi, Sabato Santo, pubblichiamo l’ultima riflessione che si soffermerà sulla parola assenza giustificata.

Ringraziamo per aver reso possibile questa proposta in tutte le sue fasi: don Vincenzo Cretella, presbitero diocesano attualmente al Centro Aletti di Roma e don Stefano Ferraretto, missionario fidei donum in Etiopia che hanno curato le riflessioni; l’Ufficio di Pastorale della Missione, l’Ufficio per l’Annuncio e la Catechesi e l’Ufficio per le Comunicazioni sociali.

Grazie anche all’emittente televisiva Telenuovo che ha trasmesso all’interno del tg le riflessioni settimanali.

Tutte le videomeditazioni si possono rivedere nel canale YouTube della diocesi di Padova a questo indirizzo Parola & parole per Ri-sorgere

Veglia Pasquale e Domenica di Pasqua: le celebrazioni presiedute dal vescovo Claudio

Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, presiederà sabato 3 aprile 2021  alle ore 19, in Cattedrale a Padova la Veglia di Pasqua. Una celebrazione che è anticipata nell’orario e sarà necessariamente condizionata nella partecipazione. Ma sarà un momento particolarmente sentito (come lo sono state le altre celebrazioni del Triduo Pasquale) perché quest’anno, nonostante le restrizioni, sarà comunque possibile celebrare e vivere la Pasqua con la presenza e la partecipazione del popolo di Dio. Durante la celebrazione sette catecumeni eletti della città riceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia) dalle mani del vescovo e diventeranno cristiani. Gli altri catecumeni eletti ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana vivranno questo momento nelle loro comunità parrocchiali.

La celebrazione verrà trasmessa in diretta You Tube sul sito della Diocesi di Padova e in diretta televisiva sul canale 87 (Tv7 news).

 

 

La domenica di Pasqua, 4 aprile, il vescovo Cipolla presiederà l’eucaristia in una parrocchia – Madonna Pellegrina – della città di Padova, alle ore 10.15. Anche questa celebrazione sarà trasmessa sul canale You Tube della Diocesi di Padova e in diretta televisiva sui canali 11 (Telenuovo), 12 (Triveneta) e 87 (Tv7 News), come segno di comunione con quanti, in particolare anziani, malati e persone fragili, non potranno partecipare alla celebrazione della Santa Pasqua.

Dopo la messa, verso mezzogiorno, il vescovo Claudio porterà un saluto e gli auguri agli ospiti, alle suore, agli operatori e ai volontari delle Cucine economiche popolari: «Questa è “casa” per il vescovo, che viene a trovarci anche al di fuori delle feste solenni – commenta la direttrice delle Cucine economiche popolari, suor Albina Zandonà – ma la sua presenza nel giorno più importante per noi cristiani rende ancora più concreta la Pasqua: è il segno della vicinanza della Chiesa alle persone più fragili. Non c’è vera Pasqua se non ci facciamo realmente e veramente prossimi».

Nella Musica del Vangelo!

La quaresima di fraternità 2021 si è svolta all’insegna dell’esportazione del papa Francesco in Fratelli Tutti a far risuonare in ogni luogo della vita, fino agli estremi confini, la MUSICA DEL VANGELO. «Come cristiani non possiamo nascondere che se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati. Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna» (FT 277).
I fidei donum padovani porgono i loro auguri alla diocesi tutta rispondendo quindi alla domanda: Cos’è per me la “musica del Vangelo” lì dove sono missionario?

Auguri del vescovo Claudio a tutti i missionari della diocesi di Padova

Il vescovo Claudio porta il suo augurio pasquale ai missionari fidei donum e a quelli nativi della diocesi di Padova. Le grandi sofferenze causate dalla pandemia da Covid-19 si fanno più pesanti in paesi con strutture sanitarie meno dotate di quelle in Italia. La comune situazione di forte difficoltà può e deve essere occasione per uno slancio di fraternità condiviso.

Il saluto del vescovo è anche l’occasione per un importante annuncio: la Chiesa di Padova celebrerà un Sinodo diocesano, la cui indizione è prevista il 16 maggio 2021, domenica dell’Ascensione. Questo grande evento dello Spirito e nello Spirito manifesta il volto della Chiesa come popolo di Dio che cammina nella storia, nella duplice ed interconnessa fedeltà al Vangelo ed alle persone di oggi: nessun tempo della storia è mai lontano dall’amore divino. A noi il compito di farci attenti a questa presenza.

 

La Pasqua del Signore Gesù Cristo e la vita nuova

Questo è il giorno che ha fatto il Signore!”: è il versetto che cantiamo con gioia e riconoscenza nel celebrare la Pasqua del Signore. È veramente il giorno nuovo e splendente: quello in cui il nostro Redentore, Cristo Signore, sconfiggendo la morte, risorge. È il giorno in cui ogni morte viene sconfitta dall’amore del Figlio di Dio che ha assunto la nostra carne, ha preso su di Sé il nostro peccato e tutto il male del mondo, lo ha distrutto su quel legno a cui è stato appeso, divenendo Lui stesso maledizione, perché una nuova benedizione scendesse a noi dal Padre. Questo è veramente il giorno in cui il Signore fa nuove tutte le cose e, prima di tutto, la nostra relazione con Lui.

Cristo risuscita non scappando dalla tomba, ma penetrando negli inferi e tornando dalla morte insieme all’umanità redenta, all’umanità a cui è stata restituita la dignità filiale. Guardando Cristo negli inferi contempliamo la salvezza che Egli ci comunica dandoci la mano, prendendoci per il polso (lì dove pulsa la vita) e tirandoci fuori dal regno della morte. In Adamo ed Eva siamo tutti noi, perché tutti noi, in un modo o in un altro, abitiamo gli inferi della paura e della fragilità e tutti desideriamo di vivere in quel giorno nuovo ed eterno che è stato riversato in noi nel Battesimo.

Ed ecco il dono grande che Gesù risorto ci offre, come agli apostoli nel cenacolo, la sera di Pasqua: la sua pace! Un “Pace a voi” (Gv 20, 19) più volte ripetuto ai fratelli increduli e spaventati. Una pace che è sorgente di vita nuova, filiale, in relazione con il Padre. Oggi la nostra esistenza è inondata da quella pace che scaturisce dalle ferite gloriose del Signore, quelle piaghe con cui sta sempre davanti al Padre per intercedere per noi, per la nostra salvezza, per una vita piena. Solo il Figlio di Dio poteva donare Vita, e Vita in pienezza, morendo sulla croce in quell’atto d’amore massimo nel quale siamo rinati dall’acqua e dallo Spirito, nel quale abbiamo scoperto quanto importanti siamo per il nostro Creatore: più importanti della sua stessa vita. Quell’atto d’amore è ora eterno perché Cristo Signore è risorto e sta alla destra del Padre. Quell’atto d’amore ci raggiunge oggi nella nostra quotidianità perché anche noi ne viviamo, anche noi annunciamo che la morte non esiste più, è stata vinta una volta per sempre ed è stata aperta la porta della Comunione con il Signore: comunione feconda, bella, profumata, dolcissima da gustare, luminosa da trasmettere. Grazie a questa vita da risorti non temiamo più la morte da cui il nostro egoismo vuole sottrarci: non viviamo più per noi stessi ma per Colui che è morto e risorto per noi (cfr. 2 Cor 5,15). Ed ecco che l’uscire da noi stessi, il consegnarci ai fratelli, il servizio gratuito testimonia che “la morte non ha più potere su di noi” (cfr. Rm 6, 9). “Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4), una vita che si realizza nel dono di noi stessi: è il dinamismo dell’amore. Chi ama si consuma, come il chicco che muore sotto terra per produrre frutto (cfr. Gv 12, 24), per generare vita, per diffondere pace e comunione. Questa è la fecondità della morte e della risurrezione di Cristo Gesù che plasma i credenti e li rende parte viva del Suo Corpo, manifestazione della potenza del suo Amore salvifico che ci raggiunge attraverso i sacramenti e ci plasma figli in relazione con il Padre.

Questa è la Pasqua di Cristo, questa sia anche la nostra Pasqua!

 

sr. Maria Elisabetta e sorelle clarisse

del Monastero S. Bonaventura di Padova

Gli auguri del vescovo Claudio per la Santa Pasqua 2021

Anche quest’anno l’augurio di buona Pasqua è influenzato dalla pandemia, che da oltre un anno ci sta perseguitando riducendo anche la nostra libertà e le nostre relazioni. La pandemia sta indebolendo e mettendo a dura prova soprattutto le persone più deboli e più fragili: gli anziani, gli ammalati, le famiglie con equilibri economici precari, quelle con figli minori… Ma non possiamo dimenticare quanti, e sono molti, stanno subendo o subiranno le pesanti conseguenze economiche e sociali generate dalle prolungate misure di contenimento del virus.

L’augurio è sincero e commosso al pensiero di tanta sofferenza e paura.

In questa condizione però si può cogliere un aspetto che tocca tutte le dimensioni della nostra vita e che penso abbia già contagiato tanti di noi: la nostalgia.

La nostalgia si esprime in tante occasioni. C’è nostalgia di tempi passati, di volti di persone care, di sentimenti ed emozioni forti. È sempre nostalgia di cose belle. La nostalgia riguarda sempre la bellezza. In particolare vorrei riferirmi alla nostalgia per “le cose di Dio”.

La nostalgia di Dio si sperimenta oggi nella fatica di compiere quei gesti che ne rappresentano la vicinanza e la presenza. Non più incontri con la comunità dei credenti, non più celebrazioni, non più tempi liturgici, non più feste di folla.

Augurare a chi mi legge la nostalgia di Dio è una benedizione.

Significa augurare la possibilità di “uno sguardo che va oltre” il nostro quotidiano, le nostre comprensioni umane, materiali, storiche; che va oltre la nostra intelligenza.

Nostalgia di Dio significa ricordo di un cuore aperto all’amore come piena realizzazione della persona, fatto di affetti per le persone più vicine e più care, ma che si esprime anche nelle amicizie, nel buon vicinato, nella fraternità, fino a concretizzarsi in quelle reti sociali che danno vita alle nostre comunità e ci fanno sentire parte di una realtà più grande.

Nostalgia delle cose di Dio significa anche riscoperta di una “vita capace di dare senso” a ciò che facciamo e di trovare il senso della vita, del lavoro, delle emozioni, di quei valori e ideali come la giustizia, la libertà, la dignità dell’uomo, per i quali sempre abbiamo lottato e che ci hanno permesso di crescere come società. Ritornare al senso della nostra vita significa ritrovare anche coraggio e forza per affrontare le fatiche e giustificare il nostro impegno di uomini e donne.

Auguro, soprattutto alle comunità dei cristiani, il ritorno alla semplicità della fede del Vangelo, a ciò che è essenziale, a chi sostiene la vita delle persone anche quando devono attraversare momenti difficili. Questo tempo, così particolare e faticoso, ci porta a scoprire ciò che è davvero essenziale, vitale e che nessuno e niente può toglierci; ciò che ci rende uomini e donne capaci di trasmettere il proprio patrimonio spirituale ai nostri figli e di introdurre alla vita i nostri giovani: la speranza. Una vita mossa dalla speranza è attratta da un domani che si prospetta migliore e che si attende con fiducia, sapendo di poterlo costruire insieme, grazie alle capacità che ci sono date, alla nostra intelligenza, alla buona volontà.

Questa fiducia nel futuro, questo desiderio di rendere il mondo migliore ha una sua ricaduta e un segno evidente anche sulla natalità. Auguro oggi più che mai di riscoprire, nella nostra città e nel nostro mondo, la bellezza della paternità e della maternità. È il segno che abbiamo fiducia nel futuro, che ci fidiamo degli altri, della famiglia e dei vicini di casa, delle comunità territoriali, dello Stato.

Se ci saranno bambini nelle nostre case e nelle nostre piazze, noi saremo più semplici e ci sintonizzeremo con le loro esigenze di dolcezza e di amore. I bambini ci salveranno dalla stanchezza e dal “non senso”. La nostra fatica avrà un perché! Ci aiuteranno a vivere nella gioia.

La Pasqua è la vittoria del bello e del buono! È vittoria della giustizia, della vita, della speranza. Pasqua è vittoria dell’uomo!

La vittoria del bene per noi cristiani è stata realizzata pienamente in Gesù: per questo noi cristiani ci diamo appuntamento solenne per celebrare la vittoria di Gesù sulla morte.

Questo annuncio, custodito da 2000 anni dalle comunità cristiane, ci offre speranza. Anche nella pandemia 2021.

Buona pasqua!

+ Claudio Cipolla,
Vescovo di Padova

 

Messa del Crisma – l’omelia del vescovo Claudio

MESSA DEL CRISMA – GIOVEDì SANTO – 1 APRILE 2021

Omelia

È ritornato il Giovedì della Settimana Santa.

È ritornato anche l’appuntamento della Messa del Crisma: è un buon segno!

Solo un segno perché ci ritroviamo in numero contingentato e perché anche i riti vengono ridimensionati, ma già noi apprezziamo questo. Lo scorso anno, ricordiamolo, non abbiamo celebrato pubblicamente la settimana santa con il suo triduo, centro dell’anno liturgico. Lo scorso anno siamo stati sorpresi e ci siamo trovati inesperti di fronte al Covid 19.

Quante iniziative in questo anno, quante speranze, quanti tentativi abbiamo messo in campo per attraversare quel momento… un momento che però non è ancora passato.

Dopo un anno di sforzi siamo stati raggiunti anche noi da spossatezza, scoraggiamento, preoccupazione. Non dobbiamo essere sorpresi di vedere in noi e attorno a noi queste reazioni.

Ci preoccupano l’assenza dei giovani dalla vita delle nostre comunità, la paura e l’insicurezza degli anziani; ci impensierisce la constatazione delle difficoltà economiche per le imprese, per gli esercizi commerciali, le attività culturali e artistiche, il turismo…

Il mondo economico, in effetti, vive opposti estremismi: qualcuno – pochi penso – sta guadagnando enormemente, altri – molti – stanno chiudendo i battenti. Qualcuno guadagna tanto altri stanno fallendo.

Si tratta di nostri amici e conoscenti; sono le famiglie del nostro territorio: ne soffriamo anche noi. Anche noi siamo coinvolti, grazie alla nostra sensibilità pastorale, in questa fatica sociale.

Ci è quindi affidata dalla Provvidenza una missione nuova: tenere accesa la lampada della fede, fede in Dio e nella sua Provvidenza, fede nella vita, dono di Dio che noi vogliamo servire e incoraggiare. La lampada della fede diventa fiducia nel prossimo, nei vicini di casa, nella politica, nelle istituzioni preposte al servizio del bene comune.

In questo tempo la nostra missione pastorale è chiara: portare coraggio e speranza!

Una missione affidata dal Signore a noi, insieme alle nostre comunità cristiane sparse in tutto il territorio, per tenere accese le lampade come vergini sagge e prudenti. È fatica resistere, è fatica conservare la speranza e distribuire la gioia del vangelo. Ma proprio per questo l’apporto spirituale che possiamo offrire alla nostra gente è oggi particolarmente prezioso: l’olio della consolazione ci è affidato perché sia portato a tutti! Noi cristiani siamo mandati a incoraggiare, a consolare, a nutrire e dare sollievo, a confortare tutti nel corpo, nell’anima e nello spirito. Come faceva Gesù che passava sanando e beneficando tutti coloro che erano prigionieri del male.

Sempre lo abbiamo fatto con gli ammalati, ora dobbiamo andare anche agli altri ammalati, quelli che soffrono nell’anima e nello spirito. L’olio della consolazione lo conosciamo, tanto che lo stesso cammino pastorale e spirituale proposto quest’anno – la carità nel tempo della fragilità – ne è espressione: quell’olio di consolazione è per la carità, per la vicinanza, per l’accoglienza, per l’ascolto… È pensato per trasformare le nostre comunità in oasi in cui trovare rifugio, in locande a cui essere affidati dal Samaritano e nelle quali accogliere i bastonati dalla vita.

Immagino una nostra possibile obiezione: anche noi siamo stanchi e scoraggiati. Dove trovare pane per tanta gente? Dove trovare gioia, serenità, speranze? Dove trovare il pane della carità, della giustizia, della solidarietà?

Per questo eccoci qui insieme, attorno al Signore Gesù che si alza nell’assemblea come nuovo Mosè, per proclamare che le promesse e le profezie si sono realizzate. E per annunciare che lui stesso ne è la realizzazione piena e definitiva: lui porta il lieto annuncio ai poveri. Noi siamo i suoi discepoli, coloro che egli ha incaricato per dare testimonianza della sua potente opera di salvezza: non possiamo tirarci indietro proprio adesso che siamo nel bel mezzo di tante difficoltà. E con questo spirito rinnoviamo pubblicamente come presbiterio le nostre promesse sacerdotali, destinatari del mandato di Gesù: «Date voi stessi da mangiare a questa gente».

Questa assemblea possiede anche la caratteristica di essere composta da rappresentanti, per cui partecipiamo non solo a titolo personale ma anche, e soprattutto quest’anno, a nome di altri. Siamo qui per i vicariati, per tutti i presbiteri anziani – ai quali va il nostro affettuoso e riconoscente ricordo – e per i presbiteri giovani. Alcuni diaconi ci ricordano tutti gli altri diaconi permanenti; i religiosi e le religiose ci ricordano gli altri uomini e donne di vita consacrata. Alcuni sono presenti a nome dei consigli pastorali parrocchiali e dei ministeri cosiddetti laicali; altre volte, magari, avremmo voluto trovare qualche pretesto per marinare questo appuntamento, quest’anno invece la nostra presenza è carica dei volti e delle storie di tanti nostri confratelli, e di tantissimi fratelli e sorelle che nei nostri territori vivono il loro battesimo.

Pregheremo per loro e con loro, ma anche in loro rappresentanza.

Dobbiamo quindi dare il meglio della nostra sincerità, il meglio della nostra preghiera, con tutta la nostra forza ed energia spirituali dobbiamo innalzare la nostra lode al Signore.

Al nostro vescovo emerito Antonio, ai religiosi e religiose, ai nostri diaconi permanenti, ai catecumeni e a tutti voi cristiani è affidata la nostra terra e quanto essa contiene: case, lavoro e tutti i suoi abitanti.

Tutto il mondo ha bisogno di essere rinvigorito. Per questo noi, qui presenti, chiediamo a nome di tutti che il Padre santifichi con la sua benedizione l’olio, dono della sua provvidenza. È l’olio degli infermi che vogliamo distribuire nelle nostre comunità perché ungano con la loro consolazione tutti coloro che soffrono e che sono prigionieri del male.

Come l’altro olio, quello del Crisma, che verrà utilizzato nella Veglia pasquale per la consacrazione di alcuni adulti qui presenti, è impregnato di profumo così il Signore impregni noi con la forza del suo spirito, ci doni il vigore e la potenza che emanano da Cristo. E come l’olio, che dal nome di Cristo viene chiamato crisma, così anche noi possiamo essere chiamati cristiani perché diffondiamo il suo stesso profumo: cristiani perché portatori del profumo della consolazione e dell’amore di Gesù, il Signore.

Vorrei sottolineare anche questa esperienza un po’ eccezionale di rappresentanza vissuta dai vicari foranei, dai diaconi, dai consacrati, dai preti giovani e anziani, da cristiani di alcune comunità. Si capisce che si tratta anche di un privilegio ma sarebbe troppo poco comprenderla solo così.

L’esperienza della rappresentanza è diventata un tema di dibattito quando si parlava di Eucaristia quotidiana senza la partecipazione di popolo: qualcuno ha continuato a vivere in comunione con la preghiera di Gesù che sempre prega per noi e che invita anche noi a unirci alla sua preghiera, come tralci alla vite.

È il senso anche della liturgia delle ore affidata alla Chiesa: non un dovere ma unione alla preghiera incessante di Gesù, il Signore, in rappresentanza dei nostri amici e figli che sono nel mondo. Non sono assenti o lontani ma in missione, in forza del battesimo, nelle vicende del mondo. Sapendo che Gesù prega per noi, anche noi ci uniamo a lui per amore dei cristiani delle nostre comunità e di tutte le persone che il Signore ama.

Anche la rappresentanza è un atto di amore, lo è in questo momento e così sia nella nostra vita.

È guardando Gesù che continuamente ci rappresenta presso il Padre, che trasformiamo questa esigenza di rappresentanza in esperienza di fede. Gesù è presso il Padre, seduto alla sua destra per noi, per sostenerci e difenderci; Gesù sempre prega per noi e si fa carico di ciascuno di noi. Perfino nell’ora ultima, quella della morte, sappiamo che non ci lascia e che ci accompagna al Padre. È il nostro difensore e intercessore. Ci vuole bene! “ Ci ama” dice l’Apocalisse.

+ Claudio Cipolla, vescovo di Padov






Canale youtube 1 aprile 2021

Messa del Crisma

La Messa del Crisma sarà presieduta dal vescovo Claudio Cipolla, giovedì 1 aprile, alle ore 10 in Cattedrale a Padova. Una celebrazione ristretta, in cui al termine non verranno distribuiti gli oli (che saranno dati in giorni e a orari stabiliti), e limitata solo a quanti sono stati raggiunti da un invito personale in rappresentanza di tutta la Diocesi: Vicari foranei, i parroci della città di Padova, il Capitolo della Cattedrale, gli educatori del Seminario maggiore, le classi degli ultimi cinque anni di ordinazione, alcuni rappresentanti dei consacrati e delle consacrate, i catecumeni, la Presidenza del Consiglio Pastorale Diocesano, i delegati vicariali dei vicariati della città.

Ci sarà comunque la possibilità di seguire la diretta streaming sul canale You Tube della Diocesi di Padova. La tradizionale offerta di carità, normalmente raccolta nel corso della Messa del Crisma, sarà devoluta ai profughi della rotta balcanica.

Per chi volesse contribuire da casa, i versamenti potranno essere fatti anche attraverso bonifico bancario (intestato a Caritas – Diocesi di Padova) presso Banca Etica filiale di Padova – IBAN: IT58 H050 1812 1010 0001 1004 009, Causale: Rotta balcanica.

Nomine 2021/03

        1. A seguito della rinuncia alle parrocchie di Meggiaro e Deserto d’Este per motivi di salute, don Ottavio De Stefani viene sostituito come amministratore parrocchiale da don Lorenzo Celi. Don Roberto Cavazzana è stato confermato collaboratore delle medesime parrocchie.
        2. Padre Bruno Ferrian, degli Oblati di San Giuseppe, già collaboratore di Casale di Scodosia, è nominato anche collaboratore delle parrocchie dell’unità pastorale di Saletto.
        3. Il diacono Giorgio Berton ha ricevuto l’incarico per il servizio pastorale presso la parrocchia di Villa Del Conte.
        4. Il diacono Pietro Ventura ha ricevuto l’incarico per il servizio pastorale presso la parrocchia di Cittadella Duomo.
        5. Padre Federico Lauretta, osb, parroco di Santa Giustina in Padova, è stato nominato cappellano del Corpo provinciale dei Vigili del fuoco.
        6. Don Francesco Greco, della Diocesi di Brindisi-Ostuni, è stato incardinato nel clero di Padova.