Arten in festa il 5 maggio. Si celebra il patrono san Gottardo

Nonostante la pandemia, anche quest’anno il 5 maggio ad Arten si festeggia il patrono san Gottardo (vescovo di Hildeshein). Nel rispetto delle regole anti Covid, viene celebrato un appuntamento all’insegna dell’identità e della cultura di un paese che si stringe con fede attorno al suo protettore.

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Veglia vocazionale diocesana con il vescovo Claudio

Lunedì 3 maggio alle ore 19.30 nella Basilica di Santa Giustina a Padova si terrà la Veglia vocazionale diocesana con il vescovo Claudio, a cui sono invitati in modo particolare i giovani.

Nel sito web dell’Ufficio diocesano di pastorale delle vocazioni (http://www.pastoralevocazionale.diocesipadova.it/58a-giornata-mondiale-di-preghiera-per-le-vocazioni/) è messo a disposizione del materiale per promuovere la dimensione vocazionale nelle comunità e sono indicati altri appuntamenti di preghiera per le vocazioni.

Prenotazione digitale obbligatoria su www.postosdp.tk 

 

1° maggio 2021 – Festa dei lavoratori

Il sentimento che prevale questa sera è la gratitudine: ringrazio il Signore di poter essere qui con voi a celebrare la vigilia della festa del lavoro. La Veglia che stiamo vivendo raccoglie le sofferenze di questo lungo tempo di chiusura delle attività e le speranze che questa sia anche la vigilia della ripresa.

Sono grato a tutti voi che avete desiderato essere qui presenti a rappresentare i vostri colleghi amministratori, albergatori, commercianti, lavapiatti, camerieri, cuochi e addetti alla cucina, estetisti e addetti alle cure termali, ristoratori, baristi, artisti, operatori turistici…

Il titolo della nostra Veglia “Il lavoro che vogliamo: innovativo, sostenibile e per tutti” riprende il tema del lavoro dignitoso della scorsa Settimana sociale dei cattolici italiani e si collega al tema della prossima Settimana Sociale sulla transizione ecologica, che si realizzerà a fine ottobre. Questo ci ricorda che siamo parte del grande cammino della Chiesa che in vari modi si adopera per costruire un mondo migliore attraverso il lavoro di tutti e di ciascuno.

Affermare che vogliamo un lavoro innovativo significa avere fiducia nella tecnologia e nelle sue potenzialità di impiego. Addirittura l’evento negativo della pandemia ci ha rivelato l’utilità delle innovazioni tecnologiche in particolare di quelle digitali. Ci preoccupa l’innovazione quando lede la dignità umana, togliendo lavoro, impoverendo le relazioni, limitando l’ingegno e le abilità dei lavoratori; ci impensierisce ed inquieta l’innovazione tecnologica quando concentra le ricchezze nelle mani di pochi e affama la gente; ma insieme auspichiamo, e ci sembra possibile, una progettazione ed un uso sapiente della tecnologia da parte di tutti, ognuno per la sua porzione di responsabilità.

La gestione illuminata da parte della politica può fare della tecnologia sia un mezzo di inclusione sociale e lavorativa, sia uno strumento di conciliazione della vita professionale ed economica con quella personale, affettiva e famigliare. L’impiego delle macchine può concretamente permettere a tutti di lavorare e di lavorare in base alle proprie capacità. La tecnologia a servizio dell’umanità e della creazione è un’alleanza da costruire tenacemente e con l’apporto di tutti.

Ma c’è un altro mutamento più urgente, senza il quale non vi è nessuna vera innovazione ed è quello dei cuori. Solo se avremo cuori rinnovati, avremo menti illuminate e capaci di immaginare un mondo nuovo.

Celebriamo la festa del lavoro con la preghiera proprio perché solo da cuori nuovi nasce una nuova organizzazione sociale.

Se veramente vogliamo il benessere nostro e delle generazioni future, l’innovazione da attuare è un cambio radicale di mentalità. Egoismo, prevaricazione, divisioni, avidità, corruzione, illegalità, favoritismi, abusi del territorio, sfruttamento dell’ambiente e delle persone non possono essere gli ingredienti della ripresa. Abbiamo bisogno di fiducia reciproca, di rispetto della dignità di tutti, di riconoscimento del valore del lavoro di ciascuno, di visione comunitaria del futuro, dobbiamo liberare la creatività e non temere la novità. Siamo noi, uomini e donne chiamati a salvaguardare i beni del territorio -e voi ne avete tanti!- ed a porli a servizio del bene di tutte le persone.

Avere cura della casa comune infatti vuol dire anche evitare sprechi, ridurre il più possibile i rifiuti e rendere accessibili a tutti i beni comuni e i benefici delle risorse naturali. Rispettare l’ambiente e condividerne i doni è ricchezza per il presente e sicuro investimento per il futuro. E questo è possibile a chi educa il suo cuore e lo difende da ogni forma di avidità.

La Parola che abbiamo letto racconta che Dio manda il diluvio e assieme agli essere umani vengono distrutti tutti gli altri esseri viventi. Cos’ha da dirci questo testo? Ci ricorda che quando “la cosa molto bella e molto buona” cioè l’uomo, si corrompe, si perde, smarrisce la sua vocazione di custode del giardino e dei fratelli, allora Dio non riesce più a vedere bella e buona la sua creazione.

In un contesto di degrado però l’ultima parola non è la morte, perché Dio trova sempre “un giusto” con cui stringere una nuova alleanza. Le comunità, le imprese, i territori si salvano ogni giorno da situazioni guastate e da crisi radicali, perché ci sono persone – e tra questi dovrebbero sentirsi interpellati i cristiani – che sentono la chiamata ad essere portatori di salvezza e rispondono costruendo con la loro vita e il loro lavoro, un’arca.

Riapriamo le attività, ma prima apriamo i nostri cuori. Anzi riapriamoli rinnovati nel profondo! Quello di cui ci occupiamo e il modo in cui lo facciamo dipende da ciò che portiamo nel cuore.

Nel Messaggio dei vescovi per la festa del lavoro del primo maggio – a cui ho contribuito –  si evidenzia infatti “l’importanza della generatività, che si fonda sull’«amore pieno di verità» (CV 79). Il generare richiede la responsabilità e la capacità di uscire da se stessi per aprirsi all’altro nel segno di una vita segnata dall’amore, unica realtà in grado di rendere la vita piena e feconda.”

Chi meglio di voi sa comprendere il valore della cura come modalità efficace anche nel lavoro?

Le attività delle Terme nascono dalla cura alla persona e hanno segnato uno stile di vita oltre che reso possibile lo sviluppo dell’economia locale.

Qui la relazione tra ambiente e lavoro è strettamente connessa come l’argilla all’alito di vita nel racconto della Genesi. Qui la vita della terra e la creatività umana si intrecciano per prendersi cura delle persone. Lo sviluppo del territorio e il benessere di chi vive e vi lavora dipende dal rispetto e dal senso di riconoscenza verso i beni naturali.

Le potenzialità benefiche delle terme sono una risorsa preziosa per la cura di tante patologie e malesseri. Con le vostre attività potete sfruttare i bisogni estetici e sanitari per fare business, oppure potete rendere questi luoghi spazi di riabilitazione del corpo e dello spirito. La prima via è quella larga, quella che sanno percorrere molto bene anche gli investitori e gli speculatori, anche quelli esteri, la seconda è la via stretta che sa percorrere solo chi ama il suo territorio e pone le persone al centro del proprio lavoro.

Questa è la via che fa sentire ospite e non cliente chi arriva e così riparte rinnovato, è la via che crea lavoro dignitoso e che ci permette di consegnare un futuro bello ai nostri figli. È la via della amabilità, del rispetto, del servizio gentile e cortese, del dialogo e della stima.

E richiede lungimiranza politica nella capacità di collaborare per una progettazione comunitaria del territorio.

Subito dopo l’episodio dell’arca gli uomini salvati dal diluvio si mettono a costruire Babele, una città fortificata con al centro una torre. Un grande lavoro collettivo, ma non tutte le opere e neppure le cooperazioni sono buone e questa ne è un esempio. I costruttori di Babele si illudono che la loro sicurezza possa venire dall’arroccarsi, dal chiudersi, dal difendersi, dal preservarsi da tutto e da tutti, dall’imporsi con arroganza sugli altri.

Dall’opera di costruzione dell’arca possiamo invece apprendere che quando l’obiettivo della collaborazione è la salvezza di tutti, allora Dio si preoccupa di ogni particolare del progetto e ha premura che ognuno trovi accoglienza e possa dare il suo contributo. Quest’opera resiste a tutte le onde, come nella parabola della casa costruita sulla roccia.

Nell’anno a lui dedicato, mettiamo le nostre vite e il nostro lavoro sotto la protezione di San Giuseppe Patrono della Chiesa.  Guardiamo “al coraggio creativo” di San Giuseppe, quello che emerge soprattutto nelle difficoltà e che fa nascere risorse inaspettate. Dal carpentiere di Nazareth impariamo a trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza, che accende il nostro ingegno, la nostra solidarietà, le nostre visioni del futuro e di servizio al benessere delle persone.

+ Claudio Cipolla, vescovo

30 aprile 2021






 

Don Franco Callegari riposa tra le braccia del Padre

È mancato all’alba di giovedì 29 aprile 2021 don Franco Callegari. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo settembre.

Originario di Montebelluna (Tv) dove era nato il 1° settembre 1941, venne ordinato il 1° aprile 1967. Il primo incarico dopo l’ordinazione lo vede cooperatore a Cassola (Vi) e successivamente a Montegalda (1970) e infine all’Immacolata  (1975). Nel 1981 è vicario adiutore a Carrè (Vi). Tre anni dopo (1984) è nominato parroco a San Vito di Vigonza dove rimane per quattro anni, passando, nel 1988 a guidare la comunità di San Lazzaro a Padova. Nel 1992 è chiamato a Piove di Sacco, al santuario della Madonna delle Grazie dove rimane parroco fino al 2014, qui rimane successivamente come penitenziere. Poco prima del Natale 2018 si trasferisce al Cenacolo Nostra Signora di Fatima di Montegalda dove la morte l’ha colto all’alba del 29 aprile 2021. Tra gli incarichi ricoperti, è stato membro del Consiglio presbiterale dal 1990 al 1993  e dal 1996 al 1999

Il funerale, presieduto dal vescovo Claudio Cipolla, si terrà lunedì 3 maggio alle ore 10 nella parrocchiale di Montegalda (Vi).

Notizia in aggiornamento

Basilica del Santo. Torna sabato 1° maggio al Santo il tradizionale pellegrinaggio delle comunità srilankesi residenti in Italia

Tre le celebrazioni in lingua cingalese e tamil riservate ai devoti asiatici: alle 10, alle 12 e alle 14 in basilica. Per evitare assembramenti, gli altri fedeli seguiranno le celebrazioni del mattino in Cappella del Capitolo.

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Il vescovo di Padova, mons. Cipolla, alla festa di san Leopoldo. Tutte le celebrazioni della Novena in diretta televisiva

Dal 3 al 12 maggio 2021 novena e festa di san Leopoldo Mandić con la partecipazione dei fedeli del Vicariato dei Colli.

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Emergenza povertà educativa. Ai ragazzi mancano scuola e opportunità. In Italia e in Veneto le nuove generazioni rischiano competenze

Il peso del denaro. Un recente rapporto di Save the children dimostra che la povertà assoluta spalanca le porte anche a quelle educativa. Un rischio per 1,3 milioni di minori italiani. “L’asse famiglia-scuola non è più sufficiente. La nostra società a misura di adulto deve pensare ai bambini”.

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Facciamo decollare i sogni (?) – Preadolescenti tra desideri e scelte

È in programma lunedì 10 maggio dalle ore 20.30 alle 22.00 sulla piattaforma ZOOM una serata, a partecipazione gratuita, per quanti accompagnano i ragazzi delle medie.

Per info: don Alberto Sonda 339-8856541

Iscrizioni su http://www.annuncioecatechesi.diocesipadova.it/iscrizione-ai-corsi

Scarica il volantino FACCIAMO DECOLLARE I SOGNI

 

Un progetto di ricerca sulle Cucine economiche con il Master in sicurezza urbana e contrasto alla violenza

La pandemia non ha fermato l’attività delle Cucine economiche popolari (CEP) nel suo primario servizio alle persone più bisognose e neppure nel percorso avviato fin dalla sua fondazione dalla Fondazione Nervo Pasini, titolare delle Cucine, per rivisitare, ripensare e studiare sempre nuove soluzioni per qualificare il servizio ai beneficiari, la formazione degli operatori, il rapporto con enti e territorio, senza dimenticare quei molteplici aspetti e fattori che aiutano a non ghettizzare l’immaginario collettivo quando si affrontano tematiche legate alla povertà, ai bisogni, a contesti di vulnerabilità e quindi favorire il superamento di preconcetti, individuando buone pratiche. Al centro dell’impegno della Fondazione Nervo Pasini e dell’attività delle CEP c’è sempre la persona che va considerata con rispetto e riconosciuta nella sua dignità.

In questo contesto si colloca anche il progetto triennale di studio e ricerca voluto dalla Fondazione Nervo Pasini, titolare delle Cucine economiche popolari, siglato con l’Università di Padova e più specificatamente con il Master in sicurezza urbana e contrasto alla violenza del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (FISPPA, sezione di Psicologia applicata) diretto dal prof. Adriano Zamperini e coordinato dalla prof.ssa Marialuisa Menegatto.

Un progetto triennale (2020-2023) che vede la partecipazione in questa fase di tre tirocinanti (Giulia Tosoni, Mara Mezzani e Ilaria Macchitelli) e si propone l’obiettivo di emanare linee guida per le Cucine economiche popolari in relazione al contesto urbano in cui si trovano, anche relativamente a procedure di sicurezza in tutte le sue sfaccettature: degli operatori e dei beneficiari, delle strutture e del territorio.

In breve: elaborare un modello di riferimento organizzativo e di intervento che possa essere condivisibile e adatto anche ad altre realtà di bassa soglia.

Procedure e linee guida, quindi, che possano aiutare a: migliorare la percezione esterna della struttura, anche rispetto a un immaginario che si crea attorno a contesti che hanno a che fare con forme e situazioni di povertà; collocare le situazioni stesse di povertà e vulnerabilità nel contesto storico oltre che urbano; favorire reti virtuose e collaborazioni tra enti, servizi e persone.

Ecco che il progetto si propone di elaborare azioni e strumenti per prevenire e gestire situazioni critiche e trovare le buone pratiche per assicurare un equilibrio tra le principali esigenze di una struttura come quella delle Cucine economiche popolari: a) tutelare i diritti umani delle persone beneficiarie dei servizi in forma accogliente e inclusiva; b) garantire una pacifica convivenza all’interno e all’esterno delle strutture; c) assicurare la sicurezza dei diversi protagonisti del contesto: staff (nel caso delle Cucine operatori, suore e volontari), utenti (beneficiari dei servizi), residenti (contesto urbano in cui la struttura si colloca).

Che più concretamente significa mettere a punto strategie e operatività di sicurezza interna ed esterna che riducano al minimo eventuali problematiche e garantiscano l’obiettivo primario della realtà sociale.

Come? Individuando modelli operativi di sicurezza, chiarendo funzioni e compiti dei diversi attori in campo (istituzioni comprese), favorendo le reti tra i diversi servizi presenti nel territorio, formando e sostenendo gli operatori nella gestione dei possibili conflitti, dello stress, delle relazioni di aiuto e anche nella percezione della sofferenza urbana.

In questa prima fase il progetto ha già compiuto un’attività di formazione con gli operatori e sta procedendo ora con l’analisi del contesto urbano, della percezione del territorio, dello “stigma sociale” e un’attività di ricerca sui bisogni specifici dei beneficiari.

Santuari antoniani, percorso on line. Liberaci dal male: cosa vuol dire?

Liberaci dal male: lo si dice nel Padre nostro, è un tema che ritorna spesso, ma alle volte genera incomprensioni. Proprio per fare chiarezza in un ambito così delicato la casa di spiritualità dei Santuari Antoniani di Camposampiero ha deciso di avviare un percorso on line che riprende proprio nel titolo le parole della preghiera. Tre serate, da giovedì 6 maggio (dalle 21 alle 22.30), aperte a tutti, in cui si cercherà di comprendere qualcosa in più sul problema del male. Al di là della curiosità, delle banalizzazioni e delle estremizzazioni.

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