Festa delle genti nella solennità di Pentecoste

Nella Solennità di Pentecoste, domenica 23 maggio 2021, appuntamento con la Festa delle genti, incontro e celebrazione che ogni anno riunisce insieme le comunità etniche cattoliche presenti in Diocesi, solitamente vissuta a gennaio (viste le condizioni di pandemia è stata rimandata a questa domenica particolarmente solenne).

L’appuntamento è alle ore 11.30 in basilica Cattedrale a Padova con la celebrazione presieduta dal vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, concelebrata dai cappellani delle comunità cattoliche di altra madrelingua, che hanno la cura pastorale delle rispettive comunità. La santa messa internazionale – necessariamente contingentata nei numeri – vedrà una rosa di provenienze e appartenenze ampia, per lingue ed espressioni di fede: africani francofoni e anglofoni, cinesi, filippini, indiani, ispanoamericani, polacchi, romeni di rito latino e orientale, srilankesi, ucraini.

A caratterizzare questa celebrazione fin dal saluto iniziale, saranno le lingue diverse, che si armonizzeranno nello stesso linguaggio della fede. Anche i canti e le preghiere saranno espressivi delle diverse comunità etniche, per dire l’universalità della Chiesa e la fraternità come valore capace di trascendere la nazionalità, la lingua e la cultura.

La celebrazione sarà trasmessa in diretta streaming dal sito della Diocesi di Padova (www.diocesipadova.it) e in diretta televisiva sul canale 11 del digitale terrestre (Telenuovo).

 

Pentecoste, festa dei popoli

Per un concorso di eventi, gli immigrati cattolici della Diocesi di Padova sono diventati i testimonial della Chiesa e del Sinodo Diocesano.

Dapprima la pandemia aveva cancellato la tradizionale celebrazione del 6 gennaio con il Vescovo e i migranti; di seguito era stata individuata un’altra data significativa in una chiesa altrettanto significativa, e così si è concordato per la Messa di Pentecoste, domenica 23 maggio, nella Cattedrale di Padova. Infine, il Sinodo Diocesano, indetto giusto una settimana prima di questa Santa Messa internazionale, che vede una rosa di provenienze e appartenenze molto ampia, per lingue ed espressioni di fede diverse: africani francofoni e anglofoni, cinesi, filippini, indiani, ispanoamericani, polacchi, romeni di rito latino e orientale, srilankesi, ucraini.

È in questo modo che le comunità etniche esprimono in modo chiaro l’universalità della Chiesa, e la Chiesa si mostra con il volto bello della “convivialità delle differenze”, luogo in cui i vincoli di fraternità trascendono la nazionalità, la lingua, la cultura. È quanto esprime il documento conciliare “Ad gentes”, al n. 8: “Cristo e la Chiesa superano i particolarismi di razza e di nazionalità, sicché a nessuno e in nessun luogo possono essere estranei”.

Con l’evento del Sinodo Diocesano, gli immigrati che si incontrano nella Messa di Pentecoste hanno il privilegio di esserne tra i primi testimonial, perché il Sinodo è il “cammino fatto insieme”, e gli immigrati rappresentano, più di ogni altro, il cammino dell’umanità, il cammino della fraternità, della dignità di ogni persona, il cammino della Chiesa.

Oltre a questi significati, la celebrazione con il Vescovo attorniato dagli immigrati cattolici di Padova ne raccoglie anche altri. Perché nella pagina biblica della Pentecoste si racconta che nella città simbolo di tutte le città, Gerusalemme, si erano radunate persone di diversa provenienza, lingua, tradizione. Ad un certo punto iniziano a capirsi, mantenendo le proprie identità e ricchezze culturali, perché sanno entrare nell’arte del dialogo. Riconoscono che senza gli altri si è più poveri, e ancor più poveri senza il riferimento ad un Dio che è Padre di tutti, e che a tutti rivela la fraternità universale.

La forza dello Spirito Santo, dunque, aiuta a superare la rottura iniziata a Babele, dove la confusione delle menti e dei cuori aveva prodotto il frutto avariato della confusione dei rapporti umani, l’incapacità di capire e di capirsi, l’arteriosclerosi della chiusura. La Chiesa invece, che nella Pentecoste nasce come popolo di Dio, è un popolo che proviene da tanti popoli, dove le differenze sono ricchezza e non un ostacolo, sono un dono e non una calamità.

San Paolo spiega e sottolinea questa verità quando scrive che “Non c’è più giudeo né greco, né schiavo né libero, perché tutti siamo uno in Cristo Gesù” (Col.3).

Questa è vera profezia, incarnata e visualizzata concretamente nella Messa di Pentecoste con gli immigranti, assieme al Vescovo ed ai sacerdoti etnici che per questo compito sono venuti da lontano.

In tale prospettiva, la celebrazione fatta in Cattedrale, la “chiesa matrice”, rappresenta per tutte le Parrocchie della Diocesi l’incoraggiamento ad essere segno di unità e di mediazione per la società, luoghi in cui il pluralismo non è visto come un male necessario, ma come un bene e una ricchezza. Le comunità cristiane, cattoliche in quanto aperte all’universale, sono in questo senso chiamate ad essere sale, luce e lievito per la società civile nella quale sono immerse, specie quando ci sono modi di pensare, di giudicare, di sentire e di agire, che non sono in linea con il Vangelo.

Dunque, la testimonianza che la Chiesa sa e saprà dare, in forza della sua natura universale, capace di comprendere e abbracciare tutti, porterà del bene anche ai contesti sociali caratterizzati irreversibilmente dalla compresenza di persone portatrici di culture diverse.

Una Chiesa capace di dire che i popoli possono incontrarsi, superando le contraddizioni e la fatica quotidiana di vivere la fraternità e la solidarietà, è una profezia salutare per tutti.

Nella strada appena iniziata dal Sinodo Diocesano può dunque essere significativo quanto indicato dalla Pentecoste: popoli di diversa lingua e cultura, lontani geograficamente ma ora vicini grazie anche alle migrazioni, sanno incontrarsi mettendo il meglio del loro patrimonio di valori e sanno fare festa, la festa della fraternità.

Gianromano Gnesotto

Vice Direttore Ufficio Migrantes, Diocesi di Padova

Il prefetto Renato Franceschelli in visita dal vescovo Claudio

Stamane, mercoledì 20 maggio 2021, in Vescovado un cordiale incontro di reciproco saluto e ringraziamento tra il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, e il prefetto uscente Renato Franceschelli, accompagnato dalla moglie Cecilia, che dopo quattro anni lascia Padova con destinazione Genova.

Un incontro di saluto ricco di stima reciproca, che è stato anche l’occasione per ripercorrere insieme momenti di forte collaborazione tra le diverse istituzioni, ciascuna secondo le proprie competenze, unite nell’obiettivo del bene comune: dall’emergenza in occasione dell’accoglienza dei richiedenti protezione umanitaria alla più recente e tuttora in corso emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19.

Dal vescovo i migliori auguri al prefetto Renato Franceschelli per la sua nuova e impegnativa destinazione.

Nomine 2021/05

  • A seguito della morte di don Vittorio Stecca, don Saverio Turato è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di Arzergrande (Pd).
  • Su indicazione della Provincia Italia Centro Nord dei Rogazionisti, padre Paolo Bertapelle è il nuovo parroco della parrocchia del Buon Pastore in Padova, dopo la scomparsa di padre Raffaele Sacco. Padre Carmelo Capizzi torna a essere vicario parrocchiale della stessa comunità.
  • Don Leonardo Scandellari, parroco di San Prosdocimo in Padova e assistente settore adulti dell’Azione cattolica, è stato nominato anche postulatore per la causa di beatificazione di don Domenico Leonati.
  • Don Giancarlo Battistuzzi lascia la parrocchia dello Spirito Santo in Padova per raggiunti limiti di età.
  • Don Fabio Artusi, attuale parroco di San Gregorio Magno e Terranegra, diventa anche parroco dello Spirito Santo.
  • Don Gaudenzio Zambon è stato confermato Segretario Generale della Facoltà teologica del Triveneto per il quinquennio 2021-2026.
  • Don Giorgio Bozza, parroco di Ronchi di Casalserugo, è stato nominato anche docente stabile straordinario per la cattedra di Teologia morale presso l’Istituto superiore di Scienze religiose.

Il nuovo Museo del Duomo di Cittadella (Pd) apre al pubblico il 22 maggio 2021

Il Museo del Duomo di Cittadella (Pd) riapre i battenti, in veste totalmente rinnovata e in nuovi spazi, dal 22 maggio 2021. Sorge contiguo al Duomo e congloba anche quanto rimane della precedente chiesa medioevale, con i suoi preziosi affreschi. Il Museo, voluto dalla parrocchia del Duomo, viene inaugurato dopo un lungo percorso e vari stralci di lavori, che hanno visto in passato l’apporto del Mibact, e in quest’ultima fase quello fondamentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e del Comune di Cittadella. Ora il Museo del Duomo apre al pubblico offrendo emozioni vere pur nel numero contenuto delle opere allineate sulle pareti o inserite nelle bacheche.

L’allestimento è stato affidato allo studio dell’architetto Gianni Toffanello che, in accordo con l’Ufficio diocesano per i Beni culturali e il Museo diocesano di Padova, ha selezionato alcune tra le opere raccolte lungo i decenni precedenti, inserendole in un percorso di arte, storia e teologia.

La scelta dei curatori è stata precisa: privilegiare la qualità sulla quantità, per offrire pitture e sculture – ma anche esempi di arti applicate – che risultino effettivamente “eccezionali” per livello o per significato.

In primis la grandiosa Cena in Emmaus, capolavoro datato 1537 di Jacopo da Ponte detto Bassano e, poco discosta una Flagellazione (fine XVI secolo) di particolare intensità già attribuita a Palma il Giovane ma più verosimilmente riconducibile ad Andrea Vicentino.

Ma basterebbe la grande tempera su tavola raffigurante il Compianto sul Cristo morto, capolavoro della pittura veneta di metà Quattrocento, attributo da Federico Zeri ad Andrea da Murano, per giustificare una visita al nuovo Museo del Duomo.

Proviene dall’antica chiesa abbaziale il Sant’Antonio Abate (XV secolo) in pietra di Vicenza con tracce dell’antica originale policromia. È un’opera di solida potenza espressiva, che richiama i secoli in cui sorse Cittadella, città murata medievale tra le più belle al mondo, che aveva ed ha la chiesa al centro dell’elisse delle sue alte mura (oggi percorribili lungo i quasi due chilometri del Camminamento di Ronda). L’attuale chiesa è di epoca neoclassica, ma quella primitiva non è scomparsa e conserva architetture e soprattutto preziosissimi affreschi di età medievale: una duecentesca Madonna con il Bambino e Santa Margherita, una Crocifissione trecentesca di sapore giottesco, i monumentali Sansone e Golia e quel che rimane di un ciclo affrescato da Jacopo Bassano tra il 1537 e il 1539. Testimonianze d’arte e di storia che fanno parte del percorso museale proposto al visitatore negli attigui spazi aperti al culto.

Nelle sale del Museo, tra gli altri “pezzi” di grande rilievo, spiccano le sculture lignee, tutte di epoca tardo medievale o rinascimentale: il busto policromo di una Vergine Annunciata, il mistico Crocifisso processionale quattrocentesco, sempre in legno intagliato e policromo, il San Rocco e il San Sebastiano cinquecenteschi….

Tra gli esemplari di arti applicate si trovano il rarissimo Parato in terzo, impreziosito da ricami di raffinata fattura (sec. XVI); il reliquiario quattrocentesco opera di Bartolomeo da Bologna; lo Stendardo processionale dedicato a san Girolamo; il maestoso Apparato per le Quarant’ore, in legno intagliato e dorato, che domina una delle sale del nuovo Museo.

«In queste sale si intrecciano due storie», sottolinea mons. Luca Moretti, arciprete del Duomo. «Una antica, che parte dal 1220 e racconta di opere d’arte belle e importanti. Una più recente, fatta di passione e volontariato, che ha ridato luce e splendore alla storia antica. Chi visita il museo può in qualche modo entrare in contatto con queste due storie. Con chi ha avuto la fortuna di costruire, abbellire, ornare, curare la nostra chiesa. E con chi ha ereditato un compito forse meno affascinante, ma non meno importante: custodire e tramandare quanto di bello e prezioso ha ricevuto. Credo questo sia il compito del nostro tempo».

Il museo sarà aperto da sabato 22 maggio nei giorni di sabato (ore 17-19) e domenica e festivi (ore 10-12; 17-19).

Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 9404485, cittadella@historiatravel.it, www.museoduomo.it

ESSERE COPPIA, diventare genitori

Ciclo di 8 appuntamenti on line gratuiti

iniziativa promossa dall’azienda ULSS 6 Euganea, attraverso la Cooperativa Carovana, nell’ambito del progetto della Regione Veneto per i consultori familiari: “sostegno della natalità e della genitorialità”.

Per iscrizioni e informazioni scrivere a: genitorigruppo.carovana@gmail.com

oppure contattare: Diana Chervatin al 3483964257

Volantino ESSERE COPPIA, DIVENTARE GENITORI (Maggio/Settembre 2021)


Dichiarazione in merito all’operazione della Guardia di Finanza rispetto a reati commessi a danno di un sacerdote padovano

«La situazione che riguarda un sacerdote anziano della nostra diocesi, fondatore e presidente di un’associazione nazionale di volontariato, ci addolora profondamente, sia per la sua persona, sia per la realtà che rappresenta, ma siamo particolarmente grati alla Guardia di Finanza per il lavoro di investigazione avviato», dichiara il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, a seguito dell’operazione del Comando provinciale della Guardia di Finanza, che ha portato al fermo e ad altri provvedimenti nei confronti di un gruppo di persone, coinvolte in una truffa ai danni del sacerdote e dell’associazione da lui fondata.

«Sappiamo che l’ambito della carità è preso di mira da persone malintenzionate. Da alcuni anni siamo particolarmente vigili verso situazioni di truffe di vario genere operate a danno di sacerdoti. Per questo abbiamo avviato un intenso lavoro di collaborazione con la Guardia di Finanza per cercare di arginare il più possibile il verificarsi di tali evenienze, anche attraverso incontri di formazione specifici con i sacerdoti proprio per evitare che i preti diventino vittime di truffatori e che soldi destinati alla carità vadano a finire in mano di finti poveri o di bande organizzate. Quanto accaduto ci conferma nella necessità di portare avanti sia l’attività di formazione con i preti, sia il percorso di trasparenza nella gestione economica e nei bilanci delle nostre parrocchie. Proprio grazie ad un maggior controllo amministrativo sono emerse situazioni da affrontare con serietà e impegno. Smascherare truffe ed estorsioni non è facile perché ci si trova di fronte a persone particolarmente capaci di impietosire, ma è fondamentale che anche i preti non si sentano soli nelle scelte, specie in quelle che riguardano la gestione dei beni e, soprattutto, che non temano di denunciare laddove si profili l’ipotesi di un reato. Per questa ragione proprio nei mesi scorsi è stato distribuito un piccolo strumento in cui si enucleano in sette punti alcune accortezze da avere nella gestione dei beni, che possono essere utili anche per quelle realtà caritative e di volontariato non ecclesiali guidate da sacerdoti: la necessità della trasparenza nella rendicontazione economica di soldi che sono della comunità e non personali; l’attenzione a una carità intelligente e strutturata; la condivisione delle scelte economiche con gli organismi di comunione (il consiglio pastorale parrocchiale e il consiglio parrocchiale per la gestione economica); la necessità che i prestiti vengano autorizzati e siano sempre documentati; la trasparenza e la tracciabilità di qualsiasi operazione economica, anche quelle caritative, nel rispetto delle normative civili e canoniche. Senza dimenticare che il vescovo, i vicari e gli uffici di Curia, ma anche il Servizio Informazione e aiuto (SINAI) sono a disposizione. Cogliamo anche questa triste occasione per sottolineare ancora di più la necessità della vigilanza e del confronto».

Oltre agli incontri di formazione con i preti, la Diocesi di Padova lo scorso 14 aprile 2021 ha proposto un incontro pubblico (realizzato on line e tuttora disponibile all’indirizzo https://youtu.be/HqlOPACron4) dal titolo “Truffe all’ombra del campanile” per far conoscere maggiormente il problema delle truffe, che riguarda molte categorie fragili (anziani soprattutto) e anche i sacerdoti. Altri servizi informativi sono stati pubblicati dal settimanale diocesano La Difesa del popolo per sensibilizzare sull’argomento.

Il comunicato stampa della Guardia di Finanza

Riposa tra le braccia del padre don Emilio Favarato

È mancato all’alba di martedì 18 maggio 2021 don Emilio Favarato. A settembre avrebbe compiuto 81 anni.

Originario di Piove di Sacco, era nato il 1° settembre 1940 e venne ordinato il 7 luglio 1966. Come primo incarico è stato cooperatore a Carmignano di Sant’Urbano (1966); dopo un anno è nominato cooperatore nella parrocchia di San Paolo in Padova (1967-1974). Sette anni dopo è nominato cooperatore ad Arzergrande (Pd) e l’anno dopo (1975) a San Daniele in Padova. Nel 1981 è nominato parroco a Santa Caterina da Siena nel quartiere  Padovanelle, parrocchia eretta pochi anni prima. Di questa neonata comunità è il secondo parroco e vi rimane fino al 2000, anno in cui si ritira presso la mamma nel quartiere San Camillo.

Muore nelle prime ore del mattino di martedì 18 maggio 2021 all’ospedale Sant’Antonio di Padova.

Le esequie saranno celebrate dal vescovo Claudio, nella parrocchia di San Paolo in Padova venerdì 21 maggio 2021, alle ore 15.30.

Notizia in aggiornamento

Quale speranza per il Brasile? Voci da una terra al bivio

Che voci arrivano dal Brasile? Forse il grido degli indigeni, attaccati dai garimpeiros (cercatori di oro dal modo di fare prepotente e violento)? Forse quello dell’Amazzonia, di cui prosegue il disboscamento giorno dopo giorno; il grido del creato violentato da mille scelte dissennate, piccole e grandi? Si sussurra che Lula, ora scagionato dalle accuse, correrà alle elezioni presidenziali del prossimo anno; ma si dice anche che lo stile autoritario e populista di Bolsonaro non ne abbia sminuito la popolarità… Eppure in tanti lamentano la pessima, se non criminale gestione della pandemia da parte del governo. Intanto permane grave la crisi migratoria dei rifugiati venezuelani in Roraima e non solo.

Ciononostante c’è chi riesce ad ascoltare una speranza che cresce. Viene quindi da chiedersi: in un Brasile al bivio, che voce ha la Chiesa di Querida Amazonia? I quattro sogni consegnati da papa Francesco – ecologico, culturale, ecclesiale, sociale – stanno facendosi strada, non senza difficoltà; e si va approfondendo il volto di una Chiesa profetica e coraggiosa, appassionata al vangelo e all’essere umano inserito nel creato.

Se ne parla lunedì 24 maggio dalle ore 20.45, con padre Dario Bossi, provinciale dei Comboniani in Brasile, mons. Francesco Biasin, vescovo emerito di Barra do Piraí-Volta Redonda, don Roberto Bovolenta e don Claudio Trabacchin, fidei donum della diocesi di Treviso a Manaus, don Enrico Lovato, fidei donum della diocesi di Vicenza a Roraima e suor Antonia Storti, Orsolina SCM, a Roraima. Coordina Luca Bortoli, direttore del settimanale diocesano La Difesa del popolo.

Si tratta dell’ultimo appuntamento dei Lunedì della Missione prima dell’estate, impreziosito dalla fattiva collaborazione fra le diocesi di Padova, Treviso e Vicenza, oltre che del CUAMM e dei Comboniani.

Info: cmd.info@diocesipadova.it – 049 8771761

QUALE SPERANZA PER IL BRASILE? Voci da una terra al bivio – Lunedì della missione – 24 maggio ore 20.45

 

Solidarietà, nasce l’emporio. Ad Este, nella parrocchia di Santa Tecla, gestito dalla Caritas, per le famiglie in difficoltà

Aperto a Este, dalla parrocchia di Santa Tecla, è gestito dalla Caritas e permette alle famiglie difficoltà di fare la spesa gratis. Prezioso, per il progetto, il lavoro di sinergia con il territorio.

Leggi il servizio de La Difesa del popolo