Senza offendere nessuno. Chi non si schiera è perduto

In libreria dal maggio scorso, “Senza offendere nessuno” è il primo libro del noto attore romano, presente attualmente anche sulle scene della nuova serie di “Doc nelle tue mani” (cfr Rai1).

Il libro, come lo stesso autore commenta in una recente intervista di Milena Castigli, è “un testo tragicomico su quello che lo schieramento ideologico ha significato nella mia vita, sia come cristiano, sia come attivista. È un testo molto personale, dove parlo anche di fede e di quanto questo influisca nella mia vita quotidiana e lavorativa. Ma sempre in modo ironico e divertente! Insomma: un testo profondo ma al contempo comico. La comicità è sempre stata uno strumento con il quale mi sento a mio agio, anche – e forse soprattutto – quando si toccano temi importanti!”.

Oscillando caratteristicamente tra serio e faceto, l’autore descrive (e proscrive) i sottintesi (e malintesi) legati agli stereotipi fondamentali della nostra società e, da cattolico praticamente com’è, in modo particolare alcuni di quelli relativi all’essere cristiani.

È lo stesso scrittore a dire, nella citata intervista, quanto sia importante nella sua esperienza la fede: “Moltissimo. Ma la fede è sia aiuto sia impedimento. La fede infatti non ti lascia stare tranquillo: non è un antidepressivo! È invece una ricerca continua che ti obbliga a farti domande molto serie e cruciali. Ma alla fine avere fede è di grande aiuto perché mi dà speranza, nonostante tutto. Speranza anche nelle situazioni più drammatiche, come la malattia, o una crisi familiare, o un lungo periodo senza lavoro. La fede mi dà inoltre la speranza che ci sia qualcos’altro oltre la morte, che non sia l’ultima parola. Però questa speranza va comunque nutrita attraverso la ricerca, alla quale ti spinge quella santa inquietudine di cui parlava sant’Agostino!”.

Con queste premesse, il libro si presenta come un’ottima lettura estiva, leggera ma allo stesso tempo capace di incrociare il vissuto quotidiano da cui le vacanze in parte allontanano ma senza estraniare.

La transizione ecologica. Il contributo del mondo delle imprese e del lavoro – #tuttoèconnesso

La transizione ecologica: il contributo del mondo delle imprese e del lavoro #tuttoèconnesso è il tema del seminario che si terrà a Padova, sabato 3 luglio, dalle 9.30 alle 17.30 nel complesso universitario Beato Pellegrino.

Si tratta del terzo seminario organizzato in Italia in preparazione alla 49a Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà a Taranto il prossimo autunno (21-24 ottobre) sul tema Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso. Seminario organizzato in collaborazione con la Diocesi di Padova e la Fondazione Lanza e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Padova.

I primi due seminari si sono svolti on line e sono stati organizzati rispettivamente dalle regioni ecclesiastiche del Sud Italia (12 giugno, Annuncio evangelico tra disagio sociale e transizione ecologica) e dalla regioni ecclesiastiche del Centro Italia (18-19 giugno, tema “L’Italia riparte: visioni di futuro. #tuttoèconnesso”).

A Padova si ritroveranno invece i delegati delle regioni ecclesiastiche del Nord Italia (Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Triveneto, Liguria, Emilia Romagna) che parteciperanno alla Settimana sociale di ottobre: un centinaio in presenza, oltre ad alcuni rappresentanti del mondo delle imprese e del lavoro, il resto in collegamento streaming sul profilo facebook delle Settimane sociale dei cattolici e sul canale You Tube dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro, dove si potrà seguire l’incontro senza necessità di iscrizione.

Il seminario farà sintesi del lavoro fatto in questi mesi da quattro tavoli di lavoro dedicati ad altrettanti temi: economia circolare e bioeconomia; digitalizzazione e de materializzazione; riduzione del consumo di risorse nelle imprese; investimento sulle persone e sulla qualità del capitale umano.

Dai tavoli di lavoro che hanno coinvolto esperti, imprenditori, rappresentanti del mondo associativo, culturale e sindacale delle cinque regioni ecclesiastiche del Nord Italia sono emerse quattro schede di lavoro, che faranno da base all’incontro di sabato 3 luglio. Ogni scheda riporta il contesto di riferimento, i nodi da sciogliere, le visioni e le direzioni di futuro e alcune proposte concrete di carattere politico, legislativo, economico, culturale la cui realizzazione può rappresentare una spinta positiva per sostenere una reale transizione ecologica da parte del mondo imprenditoriale e del lavoro.

Obiettivo del seminario è perfezionare il lavoro delle schede preparatorie per redigere un documento propositivo da consegnare al Comitato organizzatore della Settimana sociale 2021 come contributo delle Diocesi del Nord in questo momento difficile, ma strategico, per trovare vie nuove e fedeli all’ecologia integrale e per questo capaci di accompagnare una transizione sostenibile e giusta, valorizzando in modo positivo e generativo le risorse europee del Next Generetion EU e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il convegno si aprirà con i saluti della prorettrice alla sicurezza e all’edilizia dell’Università di Padova, prof.ssa Francesca Da Porto; del vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio della Diocesi di Padova, don Luca Facco e del vescovo di Treviso, nonché vescovo delegato della Commissione regionale di Pastorale sociale, mons. Michele Tomasi.

La relazione fondativa della giornata è affidata a mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana per l’Italia settentrionale, che proporrà una riflessione sul tema Per una cultura della cura, della bellezza e dell’incontro dalla Laudato Si’ a Fratelli tutti.

A seguire, dopo una pausa musicale meditativa curata dal Quartetto d’Archi composto da Chiara Zatterin, Francesca Baldo, Ludovica Mayer e Vasil Angelov, verranno presentati i lavori di gruppo da suor Francesca Fiorese, direttrice della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Padova e dal prof. Paolo Gubitta, ordinario di organizzazione aziendale e imprenditorialità all’Università di Padova – dipartimento di scienze economiche e aziendali.

I partecipanti saranno quindi coinvolti nei tavoli di lavoro coordinati da Davide Maggi e Matteo Mascia (economia circolare e bioeconomia); Paolo Gubitta e Martina Gianecchini (digitalizzazione e de materializzazione); Gabriella Chiellino e Giorgio Santini (riduzione del consumo di natura nelle attività imprenditoriali); Paolo Rizzi e Walter Magnoni (investire sulle persone e sulla qualità del capitale sociale).

Nel pomeriggio i lavori riprenderanno alle ore 14 con il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, che proporrà una relazione introduttiva sul tema Le imprese e la transizione ecologica: a che punto siamo nel Nord Italia.

A seguire la tavola rotonda sul tema Il contributo del mondo delle imprese e del lavoro per la transizione ecologica con la partecipazione di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna; Maria Cristina Piovesana, presidente e ad di Alf Group SpA e vicepresidente nazionale di Confindustria con delega ad ambiente, sostenibilità e cultura; Pierpio Certofogli, vicedirettore generale e Chief business officer di BPER Banca e Stefano Granata, imprenditore e presidente della Federazione nazionale cooperative sociali di Confcooperative.

Al termine le conclusioni sono affidate a mons. Marco Arnolfo, vescovo di Vercelli e membro del Comitato scientifico delle Settimane Sociali.

Nomine 2021/08

  • Don Fabrizio Tessarolo, finora parroco di Borso del Grappa, è stato nominato parroco di San Giorgio di Perlena.
  • Don Gaetano Borgo, parroco di Crespano del Grappa, è stato nominato anche parroco di Borso del Grappa.
  • Don Francesco Santinon, finora parroco di Valdobbiadene, è stato nominato cappellano dell’ospedale di Dolo.
  • Don Romeo Penon e don Paolo Pizzolotto sono stati nominati parroci in solidum di Valdobbiadene, San Vito di Valdobbiadene, San Pietro di Barbozza, Guia San Giacomo e Guia Santo Stefano. Don Penon sarà parroco moderatore e rappresentante legale delle parrocchie.
  • Don Giovanni Molon, direttore spirituale in Seminario maggiore, è stato nominato anche membro dell’Istituto San Luca per la formazione pei presbiteri.

Il vescovo Claudio in Brasile: incontrerà i missionari fidei donum

Il vescovo Claudio Cipolla è in partenza questo pomeriggio, martedì 29 giugno, dall’aeroporto di Venezia, destinazione Brasile e in particolare le missioni dove operano i nostri fidei donum: don Lucio Nicoletto, don Luigi Turato, don Benedetto Zampieri, don Mario Gamba e don Orazio Zecchin (nello stato di Roraima) e don Severino Alessio e dom Francesco Biasin, vescovo emerito di Barra do Piraí-Volta Redonda a Duque de Caxias nello stato di Rio de Janeiro.

Ad accompagnarlo il direttore del Centro missionario diocesano, don Raffaele Gobbi, e don Mattia Bezze, rientrato lo scorso febbraio dall’Ecuador, che poi rimarrà a Roraima per alcuni mesi nell’intento di verificare la possibilità di espandere il servizio missionario con e per i profughi venezuelani nel vicariato apostolico limitrofo del Caronì (Venezuela), a cui è stata destinata la colletta del Giovedì Santo nel 2019.

Un viaggio di due settimane (il rientro è previsto per martedì 13 luglio) in cui il vescovo Claudio porterà la sua vicinanza e solidarietà ai missionari fidei donum che sono  in Brasile in questo tempo difficile di pandemia, mostrando un grande attaccamento a quel popolo e a quella chiesa. E saranno anche numerosi gli incontri e i colloqui con i vescovi locali e i missionari che operano nel territorio.

Il vescovo Claudio Cipolla, con questa visita, conferma e sottolinea questa solidarietà nella fede, anche portando il suo incoraggiamento alla chiesa e al popolo brasiliano così duramente colpito dalla pandemia.

Il viaggio prevede l’arrivo a Duque de Caxias dove la Diocesi di Padova è stata presente per tanti anni (1981-2018) e lì la delegazione guidata dal vescovo Cipolla incontrerà il vescovo locale mons. Tarcisio Nascentes dos Santos e i fidei donum don Severino Alessio e il vescovo emerito di Barra do Piraí-Volta Redonda, dom Francesco Biasin.

Il viaggio proseguirà per la realtà missionaria di Roraima-Caracaraì dove i missionari padovani hanno iniziato a operare nel 2017 e dove un nostro fidei donum, don Lucio Nicoletto è vicario generale. Ci sarà l’occasione di incontrare il vescovo locale Mario Antonio da Silva, i missionari (don Benedetto Zampieri, don Luigi Turato, don Lucio Nicoletto, don Mario Gamba, don Orazio Zecchin) e di visitare alcune realtà di Santa Helena, sede del vicariato apostolico di Caronì, in Venezuela.

Nel tragitto di ritorno il vescovo farà tappa a Petropolis per rendere omaggio, domenica 11 luglio, alla tomba di don Francesco Montemezzo, missionario molto amato, morto il 6 maggio 2021. Qui incontrerà anche il vescovo locale mons. Gregorio (Leozírio) Paixão Neto, osb. prima di partire per Rio de Janeiro e rientrare in Italia.

#IOACCOLGO

Per ricordare la Giornata Internazionale del Rifugiato, venerdì 25 giugno, dalle ore 17 alle 18, si tiene a Padova #IOACCOLGO. Una fila umana da Palazzo Moroni a Piazza Garibaldi per un nuovo patto europeo di diritti e accoglienza.

 

 

Nomine 2021/07

  • Don Marco Galetti, parroco in solido dell’unità pastorale all’Arcella in Padova, è stato nominato anche assistente delle ACLI provinciali.
  • Don Saverio Turato, amministratore parrocchiale di Arzergrande dopo la morte di don Vittorio Stecca, è stato nominato parroco della stessa comunità.
  • Don Ivano Salmaso, finora collaboratore per le parrocchie del vicariato di Monselice, è stato nominato amministratore parrocchiale di Monselice.
  • Don Gilberto Ferrara, finora parroco moderatore dell’unità pastorale dell’Arcella, è stato nominato parroco di Limena.
  • Don Marco Galante, finora amministratore parrocchiale di San Giacomo di Monselice, Ca’ Oddo, Marendole e Schiavonia, è stato nominato parroco di San Giovanni Bosco in Padova. Della stessa parrocchia è stato nominato vicario parrocchiale don Mattia Callegaro.

Festival biblico. Fratelli e sorelle: ne siamo ancora capaci? Dal 25 al 27 giugno a Padova

Festival biblico. Dopo un “assaggio” in provincia, nel primo weekend di giugno, ora sbarca a Padova dal 25 al 27 giugno (con un anticipo il 24). La 17a edizione, nona per la nostra Diocesi, ha come tema “Siete tutti fratelli”.

Leggi il servizio de La Difesa del popolo

 

“Morire di speranza”

Pregare e dare un nome a chi è morto nel tentativo di raggiungere l’Europa con viaggi disperati, lungo le rotte marine e terrestri. Da più di dieci anni, a partire da Roma e in tante altre città d’Italia, a metà del mese di giugno si fa una veglia di preghiera col titolo significativo “Morire di speranza”. A Padova martedì 22 giugno, per non diventare indifferenti di fronte a tragedie che toccano la nostra umanità e per dare dignità a persone che altrimenti decadono a numeri nella conta delle perdite umane.

 

Rifugiati, Europa, Libia

La Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno) è l’appuntamento annuale per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di circa 80 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita, per cercare salvezza altrove.

È la Convenzione di Ginevra del 1951 a darne una definizione, a tracciare le forme di protezione legale, assistenza e diritti sociali, che il rifugiato dovrebbe ricevere dagli Stati aderenti alla Convenzione. All’articolo 1 si legge che il rifugiato è colui che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese”. Uno dei principi essenziali della Convenzione di Ginevra è il principio di non respingimento (“non refoulement”): chi chiede protezione non può essere in nessun caso respinto verso luoghi dove la sua libertà e la sua vita sarebbero minacciati.

La Costituzione italiana, all’articolo 10, così si esprime sul diritto di asilo: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

L’Europa

Nell’Unione Europea sono attualmente accolti 3,6 milioni di rifugiati, di cui 1 milione in Germania e mezzo milione in Francia. Sono invece i Paesi in via di sviluppo ad avere l’85% dei rifugiati: la Turchia è il Paese che ne ospita il maggior numero (3,6 milioni), seguita da Colombia (1,8 milioni), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni).

L’incidenza sulla popolazione europea è dello 0,7%; in Italia è ancor più bassa, lo 0,4%. Bastano queste cifre per capire che gli Stati europei sono più impegnati a limitare gli ingressi che a proteggere le persone costrette a fuggire o ad agire sulle cause che le obbligano alla fuga. L’Europa è più interessata a rafforzare le politiche delle porte chiuse, più che a mostrare segni di impegno con la ridistribuzione dei migranti e la revisione del “sistema Dublino”, due snodi importanti per la gestione del fenomeno, ma che ancora rimangono lettera morta. Nonostante il “Nuovo patto su asilo e migrazioni”, presentato nel settembre dello scorso anno, che raccomanda una gestione più umana, solidale e coerente con il diritti umani nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti, continuano le stragi nel Mediterraneo, diventato il cimitero più grande d’Europa.

Eppure, per evitare i viaggi della morte lungo la rotta mediterranea e balcanica, già nel 2015 sono stati indicati i “corridoi umanitari” nei paesi di transito, vale a dire la concessione di visti umanitari per raggiungere regolarmente e in sicurezza l’Europa.

La Libia

Rimane il nodo della Libia, il principale paese di transito per i migranti dell’Africa subsahariana, che vi arrivano per superare il tratto di mare che li divide dall’Europa.

La Libia non è né un porto sicuro, né un paese sicuro, non avendo sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, né tantomeno la Dichiarazione di Ginevra sui rifugiati. Eppure alla Libia l’Europa si riferisce per contenere i flussi migratori, e l’Italia si è presa l’onere di firmare con la Libia un trattato di amicizia che comprende finanziamenti e fornitura di mezzi per limitare le partenze via mare. Solo che così facendo si chiudono gli occhi sui respingimenti verso il deserto, dove la morte è sicura, e sulle reclusioni nelle carceri libiche, dove non solo i diritti umani ma anche l’umana decenza viene calpestata.

Gianromano Gnesotto