Thailandia, Natale nel Paese buddista. Senza presepe ma con la stella luminosa

Dodici anni in Thailandia: l’esperienza di padre Attilio De Battisti, missionario nella diocesi di Chiang Mai, lo ha portato a conoscere a fondo le tradizioni del Paese a maggioranza buddista. Dove il 25 dicembre è veicolato dai media con le sembianze di Babbo Natale, della neve (anche se nel Paese asiatico la temperatura si aggira sui 30 gradi…) e dei regali. Ma non mancano impegno e testimonianza cristiana.

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Azione Cattolica. Adultissimi. «Smettiamo di chiederci come stiamo, iniziamo a domandarci con più insistenza per chi siamo»

È questo uno degli inviti che Matteo Truffelli, presidente nazionale uscente, ci ha lasciato in occasione della 17a assemblea nazionale, nel maggio scorso. Allora per chi siamo? E quale contributo possiamo offrire noi adulti di Ac? È la domanda che muove le iniziative di quest’anno associativo.

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Don Roberto Ravazzolo nominato direttore generale dell’Opera della Provvidenza S. Antonio

Passaggio di testimone alla direzione dell’Opera della Provvidenza S. Antonio di Sarmeola di Rubano (PD), la grande struttura residenziale organizzata in Centri servizi per disabili, Centro Servizi polifunzionale “Casa Madre Teresa di Calcutta” per malati di Alzheimer, Centro servizi “Casa S. Massimiliano Kolbe” che accoglie persone anziane non autosufficienti, Centro Servizi “Casa Mons. Girolamo Bortignon” per religiosi non autosufficienti, per un totale di circa 700 ospiti e altrettanto personale.

Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, dopo aver accolto lo scorso giugno, le dimissioni di mons. Roberto Bevilacqua, ha infatti nominato nuovo direttore generale della struttura don Roberto Ravazzolo. La nomina è stata annunciata oggi, venerdì 31 dicembre 2021, al personale dell’Opera della Provvidenza.

Don Roberto Ravazzolo, classe 1964, è stato ordinato prete della Diocesi di Padova l’11 giugno 1989. Fino allo scorso anno ha svolto il suo servizio nella Pastorale dell’Università e della Cultura, come assistente degli studenti alla Cattolica di Milano prima e poi alla Fuci e quindi è stato direttore del Centro universitario di via Zabarella e insegnante in Seminario, all’Istituto vescovile Barbarigo, alla Facoltà teologica del Triveneto e all’Issr di Padova. Nell’ultimo anno don Ravazzolo ha affiancato sul campo mons. Bevilacqua e contestualmente ha conseguito un master in management dei servizi sanitari e sociosanitari all’Università di Parma.

don Roberto Ravazzolo

«Che la Diocesi continui a volere un prete come direttore dell’Opera della Provvidenza – commenta il nuovo direttore generale sta a indicare quanta importanza abbia per la nostra Chiesa l’esperienza che si vive in questa casa. Le sfide di questo periodo sono tante. La consapevolezza di poter contare su un’équipe di collaboratori e su degli operatori, che hanno saputo far fronte a testa alta pur tra mille difficoltà ai disagi della pandemia, consente di guardare alle responsabilità future senza scoraggiarsi. Un sentimento di profonda gratitudine va a mons. Bevilacqua per quanto ha fatto e sta ancora facendo e per lo stile della sua persona. I passaggi che hanno caratterizzato l’OPSA, sia come comunità che come azienda in questi anni, sono frutto della sua infaticabile laboriosità e della sua lungimiranza. Sono convinto che il mio grazie interpreti i sentimenti degli ospiti e degli operatori dell’Opera ma anche dell’intera comunità diocesana».

«L’Opera della Provvidenza – sottolinea il vescovo Cipolla – è un grande segno di carità della Chiesa di Padova e uno strumento di attenzione ai più fragili e ai poveri, che interpreta la scelta evangelica. Ringrazio don Roberto Ravazzolo di aver accolto questo impegnativo compito e a mons. Roberto Bevilacqua – che da 26 anni ha guidato questa struttura e che rimarrà comunque presente all’OPSA come vicepresidente del Consiglio di amministrazione – va la gratitudine per il servizio e l’impegno con cui ha accompagnato anni di profonda trasformazione, per la discrezione della sua persona e la dedizione totale alla causa dell’Opera della Provvidenza. Il suo servizio all’OPSA è stato ininterrotto, unendo competenza e passione: la qualità del servizio e della cura agli ospiti è stata garantita come una forma di testimonianza evangelica. Il doppio motto dell’Opera: Charitas cum fide e Servire Christo in fratribus è per lui uno stile di vita più che uno slogan».

 

mons. Roberto Bevilacqua

Mons. Bevilacqua negli ultimi 40 anni ha infatti prestato servizio e vissuto per l’OPSA, iniziando a frequentare la struttura come medico volontario nel 1981, prima di essere ordinato sacerdote (3 giugno 1984). Una volta prete è stato inviato proprio all’OPSA in aiuto al co-fondatore, mons. Francesco Frasson, cui è succeduto come direttore generale il 1° gennaio 1995 e rimanendo in carica fino ad ora.

«Essere stato qui all’Opera della Provvidenza per dare un servizio ai nostri ospiti – commenta mons. Bevilacquaè stata una grande opportunità e un privilegio umano e una grande grazia dal punto di vista cristiano e sacerdotale. Ringrazio per la fiducia che mi è stata concessa dai vescovi, dai Consigli di amministrazione che si sono succeduti e ringrazio tante persone meravigliose per la preziosa collaborazione ricevuta per la dedizione e il servizio alla missione dell’Opera».

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Caritas Cave. Inaugurata la nuova sede della Caritas parrocchiale

Una festa, ma anche un incoraggiamento per il lavoro che li attende. È stata inaugurata 14 novembre scorso la nuova sede della Caritas della parrocchia di Cave, a Padova.

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Natale nella fraternità dei parroci dell’up di Candiana, Arre, Arzercavalli, Pontecasale e Fossaragna. Uniti, prendendosi cura

Nell’Avvento come nella quotidianità, i parroci dell’up di Candiana, Arre, Arzercavalli, Pontecasale e Fossaragna vivono e si aiutano con fraternità.

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La storia di Adelina. Le fragilità non mancano, ma la vita sta migliorando

Adelina è arrivata in Italia dal Kosovo quando aveva 16 anni. L’incontro con i volontari di una Caritas parrocchiale l’ha cambiata.

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Per i bambini del Centro veneto per le cure palliative e la terapia del dolore, il Natale è nell’attimo presente

Non ci si abitua mai al dolore e alla sofferenza dei bambini che non guariranno mai. L’équipe di Franca Benini all’hospice L’isola che non c’è non li abbandona, fino alla fine. E quando il tempo riesce ad assumere un valore diverso per le famiglie, l’attesa si trasforma in un dono.

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Don Narciso Dante riposa tra le braccia del Padre

don Narciso Dante  – Candiana (Pd), 12.06.1931 – Isola dell’Abbà (Polverara, Pd), 25.12.2021

Don Narciso nasce a Candiana il 12 giugno 1931 in una famiglia numerosa che, a seguito di vicende tragiche, aveva visto comporsi due diverse famiglie (Dante e Crivellaro). Tra i fratelli si contava anche il cappuccino Ludovico; la sorella Natalia, religiosa canossiana di 102 anni, risiede tuttora a Treviso. In don Narciso non si sono mai sbiaditi il ricordo e l’amore verso i genitori, dei quali raccontava con profondità i valori, i principi e la rettitudine.

Ha il privilegio e la gioia di essere ordinato presbitero il 17 luglio 1955 dal vescovo Girolamo Bortignon proprio nel duomo di Candiana, assieme ad altri due compaesani (don Giuseppe Bertipaglia e un religioso). Del paese natale don Narciso ha sempre conservato una viva memoria: seminarista educato e plasmato dalla vicinanza di don Francesco Bertoncello, prima cappellano e poi arciprete di Candiana, ne aveva conservato alcune caratteristiche, quali il prevedere per tempo ogni attività; la programmazione di quanto andava fatto nei giorni a venire già all’inizio della settimana, anche dopo feste particolarmente faticose; la stesura al mattino e per iscritto degli impegni della giornata in modo che si fosse pronti e puntuali.

Il primo incarico lo vede vicario a Santa Maria del Carmine, a Padova.

Il titolo preciso era “vicario di San Giacomo apostolo”, con riferimento al fatto che nel 1810 la parrocchialità dell’estesissima e antica chiesa di San Giacomo «de Ponte Molino» era stata trasferita al Carmine.

Nell’autunno 1956 passa al Barcon di Thiene come vicerettore del Seminario minore per le medie e vi si trattiene quattro anni. Nel settembre 1960 è vicario adiutore a Granze, prima di diventarne anche vicario economo. Nel 1963 e fino alla fine del 1966 è nominato curato di Funer e Ron, due chiese curaziali sussidiarie di Valdobbiadene. All’inizio del 1967 viene inviato come parroco a Tavo fino a quando, nel maggio 1983, è nominato parroco di Isola dell’Abbà.

La chiesa di San Leonardo era stata eretta tra il 1145 e il 1172 dai benedettini di Santa Giustina di Padova, proprietari di gran parte delle terre di Isola, che dal loro abate presero la specificazione «dell’Abbà». Don Narciso aveva, quindi, ritrovato a Isola il riferimento ai benedittini che dopo il 1000 avevano dato origine anche al paese natale di Candiana.

Rinuncia definitivamente all’incarico nel settembre 2017, ma rimanendo collaboratore del parroco di Polverara. Nella tarda mattinata del giorno di Natale 2021 muore improvvisamente nella canonica di Isola.

Don Narciso, persona riservata e dalla salute non felice, è stato comunque oggetto di stima onesta e continua, nei luoghi serviti e negli incarichi ricoperti.

Era prete di altri tempi, non conosceva il computer e il cellulare, ai quali preferiva la penna o la macchina da scrivere, ma conservava uno spirito sempre nuovo e non turbato dai cambiamenti di turno. Intelligente e profondo nella fede, solido nella preghiera, dallo stile di vita essenziale e sobrio, aveva un personale bagaglio di esperienza accumulato durante il cammino ministeriale.

Non ha mai taciuto la sua umanità, come dimostrano la cordialità e la sensibilità squisita che lo caratterizzavano; la delicatezza e la comprensione che più volte lo portavano alla sofferenza per sé e per gli altri; le relazioni con i preti vissute sempre con grande partecipazione e dedizione, interessandosi di loro e dei loro familiari (in particolare le mamme) fin da quando, a Granze, si era preso cura del parroco ormai infermo. La sua umanità e la sua passione, inzuppate dalla grazia di Dio, erano anche sostenute dagli occhi vispi, da una parola facile, da una grande e lucida memoria storica che gli permettevano di coltivare ricordi, amicizie e relazioni.

Più di qualche volta si è trovato a soffrire perché le cose non funzionavano, ma chiamava in causa il Signore perché tutto si aggiustasse e le ferite fossero risanate. E comunque don Narciso era uomo gioioso, notoriamente caratterizzato da una arguta serenità, manifestata con continue, rasserenanti e divertenti barzellette, con aneddoti e racconti che sapevano sdrammatizzare la vita e intrattenere le persone.

Le sue omelie, preparate fin dall’inizio della settimana, portavano similitudini di facile comprensione, riferimenti a esperienze di vita comune e, quando necessario, si avvalevano di volta in volta di oggetti, disegni e quant’altro potesse aiutare la comprensione della Parola di Dio.

Patriarca anziano per i preti della zona, punto di riferimento per i nipoti, amico, fratello e confidente per tanti, piace immaginare don Narciso mentre con qualche battuta fa sorridere il Signore che lo ha voluto con sé in un unico dies natalis.

Proprio nel luglio scorso don Narciso aveva dato disposizione che le esequie fossero celebrate a Candiana e che la tumulazione avvenisse nel cimitero locale. Il funerale sarà, quindi, celebrato dal vescovo Claudio nel duomo di Candiana mercoledì 29 dicembre, alle ore 10.

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Caritas Padova. La storia di Cheng. Quando l’Amore tende la mano

Cheng, Adelina, Antonio: sono solo tre delle numerose persone che, grazie ai volontari Caritas – in rete con vari soggetti del territorio – hanno ricominciato a guardare al futuro con fiducia. Cheng, arrivato in Italia dieci anni fa, a causa della pandemia ha perso il lavoro. Poi si è ammalato. Grazie a un lavoro in rete è riuscito a tornare dalla sua famiglia.

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Comunità Bethesda. Indaffarati sì, ma assieme, come famiglie

«L’immagine che mi viene in mente quando penso al nostro Natale è proprio quella del presepe con il villaggio e tutti i vari personaggi. Noi siamo così: c’è l’ostetrica, chi lavora in ufficio, chi insegna, chi si sposta in autostrada, chi studia. Siamo tutti indaffarati, ma l’aspetto interessante è l’essere tutti insieme».

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