Pronti ad accogliere gli orfani dell’Ucraina

Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, ha risposto a un appello di aiuto dell’associazione “Lisolachenoncè Teolo ODV”, che sta cercando di far arrivare in Italia, e più precisamente a Padova, una sessantina di bambini e ragazzi provenienti da un orfanatrofio ucraino. ll vescovo Claudio ha dato disponibilità per l’accoglienza (vitto e alloggio) nei locali del Seminario minore di Rubano, lasciando poi la gestione della presenza all’associazione, che dal 1999 si occupa di accoglienza ai bambini orfani ucraini ed è presieduta da Paolo Giurisato. Insieme alla dottoressa Stefania Barbieri, referente sanitario dell’associazione, il vescovo Claudio si è fatto portavoce per chiedere alla Croce rossa italiana e veneta e all’Ambasciata e al Consolato d’Italia a Varsavia di favorire il transito in territorio polacco dei minori.

Attualmente la situazione è in evoluzione e si sta attendendo di sapere se il gruppo proveniente dall’Ucraina (composto da una sessantina di minori e da alcune donne), riuscirà a passare i confini con la Polonia e successivamente transitare verso l’Italia.

Nel frattempo al Seminario di Rubano si sta organizzando l’accoglienza. Un tam tam social ha portato molte persone a farsi presente portando molti aiuti. Ma ora è importante sottolineare le reali necessità.

NON c’è bisogno di materassi, coperte, né cose per neonati o viveri

SERVONO INVECE:

  • vestiario per bambini e ragazzi (maschi e femmine) dai 5 ai 18 anni
  • vestiario per giovani donne
  • lenzuola singoli
  • federe
  • copri materassi
  • cerate
  • spazzolini da denti e dentifrici
  • bagnoschiuma e shampoo/balsamo
  • asciugamani piccoli e grandi (per doccia)
  • phone per capelli
  • assorbenti
  • materiali per pulizie (scope, mocio, detergenti, spugne)
  • intimo maschile e femminile
  • calzini
  • scarpe
  • giubbotti invernali
  • vestiario in genere

IMPORTANTE

Per portare il materiale è opportuno contattare il Seminario minore di Rubano al numero 049 8731501, nei seguenti orari: dalle ore 15 alle ore 18 da lunedì 28 febbraio a venerdì 4 marzo e sabato 5 marzo dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Negli stessi orari potrà essere consegnato il materiale.

Per donazioni in favore degli aiuti a questo progetto se va a buon fine e ad altri progetti di solidarietà per l’Ucraina si possono utilizzare i conti correnti della Caritas diocesana, specificando la causale “EMERGENZA UCRAINA”:

 

  • attraverso bonifico bancario(intestato a Caritas – Diocesi di Padova) presso:
    Banca Etica filiale di Padova – IBAN: IT58 H050 1812 1010 0001 1004 009
  • tramite bollettino postalesul conto n° 102 923 57 (intestato a Caritas diocesana di Padova).

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Iniziative per la Pace

27 febbraio, domenica

al termine della S. Messa delle 8.30 fino alla 10.50  – Adorazione Eucaristica.
Chiesa parrocchiale Santo Spirito in Padova.

al termine della S. Messa delle 10.15 fino alla 18.50  – Adorazione Eucaristica.
Chiesa parrocchiale di Terranegra.

ore 18.00Santo Rosario per la pace in Ucraina, nel modo e per tutte le guerre dimenticate.
Parrocchia Santissimo Crocifisso in Padova.

28 febbraio, lunedì

ore 20.30Santo Rosario.
Parrocchia San Gregorio Magno in Padova.

ore 21.00Preghiera per la pace in Ucraina.
Duomo di Este, parrocchia S. Tecla.

01 marzo, martedì

ore 20.00Cammino e preghiera per la Pace.
Vicariato e comuni del Conselvano. Ritrovo presso il parcheggio dell’Istituto Mattei, fiaccolata fino al Duomo di Conselve dove verrà svolta una veglia di preghiera.

02 marzo, mercoledì

ore 12.00 – 15.00Adorazione Eucaristica.
Basilica del Santo, tempo di preghiera per pregare per la pace secondo le intenzioni di papa Francesco.

ore 19.30Santo Rosario per la Pace.
Chiesa parrocchiale S. Bartolomeo Montà in Padova.

ore 21.00-21.15 – Uniamoci in preghiera per la pace.
Gruppo di parrocchie di Teologando – Ritrovo al Parco la Meridiana a Bresseo per le parrocchie di Teolo-Castelnuovo-Villa e Bresseo; davanti alla Chiesa di Feriole per la parrocchia di Feriole; davanti alle Scuole Elementari di S.Biagio per la Parrocchia di Praglia. Per convergere a piedi verso l’Abbazia di Praglia. Viene chiesto ad ogni partecipante di dotarsi di mascherina, giubbino catarifrangente, pila e se fosse possibile di anche di candela.

03 marzo, giovedì

ore 21.00Adorazione Eucaristica.
Chiesa parrocchiale di Tombelle.

04 marzo, venerdì

21.00Adorazione Eucaristica.
Chiesa parrocchiale di Tombelle.

17 marzo, giovedì

Dalle 9.15 alle  12.00, dalle 15.00 alle 17.30 e dalle 21.00 alle 22.00 Adorazione Eucaristica.
Presso la parrocchia di Santo Stefano Re d’Ungheria in Padova, negli orari indicati chi desidera potrà recarsi in chiesa per pregare per la pace.

 

ALTRE PROPOSTE

  • La parrocchia di Villatora ha preparato un momento di preghiera da vivere all’interno delle famiglie della comunità parrocchiale.
  • Le campane dell’Unità pastorale di Castelbaldo alle ore 20.00 suoneranno a morto per 2 minuti.
  • Presso la parrocchia di Santo Stefano Re d’Ungheria in Padova, ogni giorno alle 17.30 verrà recitato il Santo Rosario con l’intenzione di pregare per la pace. Inoltre la comunità parrocchiale è stata invitata a pregare nelle proprie case con la preghiera per la pace di San Giovanni Paolo II ed inoltre accendere una lumino ad una finestra della propria abitazione.
  • Le parrocchie di Mezzavia, Montegrotto e Turri hanno invitato le loro comunità a recitare ogni sera nelle proprie case la preghiera del Padre nostro per invocare la Pace.

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La Chiesa di Padova prega per la pace in Ucraina

La Chiesa di Padova è vicina alle popolazioni dell’Ucraina che stanno vivendo il dramma della guerra e in particolare esprime profonda solidarietà alle moltissime persone ucraine che vivono nel territorio diocesano e alle comunità cattoliche di rito bizantino presenti. «La sofferenza della guerra ci tocca da vicino e ci uniamo all’appello di pace di papa Francesco» sottolinea il vescovo Claudio Cipolla – che invita le comunità cristiane a pregare quotidianamente per la pace e in particolare nelle messe della domenica 27 febbraio. Inoltre, in comunione con il santo padre Francesco e con i vescovi italiani invita a vivere mercoledì 2 marzo, mercoledì delle Ceneri con cui prende inizio la Quaresima, una giornata di digiuno e di preghiera intensa per la pace.

MERCOLEDì 2 MARZO – ORE 20 – SAGRATO DELLA CATTEDRALE

Proprio mercoledì 2 marzo, la Chiesa di Padova propone e invita a un momento di Preghiera di pace”, che si terrà alle ore 20, sul sagrato della Cattedrale, con la preziosa collaborazione dei Vigili del Fuoco che alimenteranno un “braciere di pace”. Hanno già accolto l’invito: la comunità cattolica ucraina di rito bizantino, le associazioni e aggregazioni cattoliche solitamente impegnate nei percorsi e nella marcia per la pace (Azione cattolica, Agesci, Noi Associazione, Csi, Associazione Papa Giovanni XXIII, Focolarini, Acli, Csi…); la chiesa ortodossa greca, la chiesa ortodossa rumena, la chiesa ortodossa moldava, la chiesa valdese metodista di Padova.

Sarà un momento di preghiera e di vicinanza al popolo ucraino e una corale invocazione di pace, con la presenza del vescovo Claudio Cipolla. A seguire si potrà vivere la celebrazione della santa messa con il rito di imposizione delle Ceneri, alle ore 20.30, in Cattedrale, presieduta dal vescovo.

LUNEDì 28 FEBBRAIO – ORE 18.30 – CANALE YOU TUBE

La preghiera per la pace verrà anticipata e accompagnata da un momento di riflessione e confronto, promosso dalla Diocesi di Padova (Pastorale sociale e del lavoro, Pastorale dei Migranti e settimanale diocesano La Difesa del popolo). Sarà un incontro on line, in diretta You Tube sul canale della Diocesi, in programma lunedì 28 febbraio alle ore 18.30, che vedrà varie qualificate voci a confronto sulla situazione in Ucraina, gli scenari che si aprono, la realtà delle comunità cattoliche nel paese che vive il conflitto e qui nel nostro territorio diocesano. Saranno ospiti il prof. Paolo De Stefani del Centro diritti umani dell’Università di Padova; il missionario in Ucraina don Moreno Cattelan, della congregazione di Don Orione, Piccola Opera della Divina Provvidenza; don Ivan Chverenchuk, parroco della comunità ucraina cattolica di rito bizantino; suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro e don Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale dei Migranti – Migrantes. Condurrà l’incontro Luca Bortoli, direttore del settimanale diocesano.

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Il vescovo Claudio in visita al Teatro Verdi di Padova

Un’occasione “storica” la visita di oggi, martedì 22 febbraio 2022, del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, alla realtà del Teatro Verdi di Padova e alla “comunità” teatrale che ne fa capo.

Una visita che fa seguito all’attenzione che il vescovo Claudio ha avuto, già in tempo d’avvento (con le celebrazioni domenicali dedicate ad alcune categorie di lavoratori particolarmente toccati dalle conseguenze del Covid) per quanti operano nel mondo dello spettacolo, tra i più segnati dalle chiusure dovute alla pandemia.

E così oggi la visita al Teatro, che ha visto l’accoglienza e il saluto da parte del presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, del personale della struttura e dell’assessore alla Cultura del Comune di Padova Andrea Colasio, del vicepresidente dell’OPV, Paolo Giaretta.

Il vescovo Claudio Cipolla, accompagnato dal direttore dell’Ufficio di Pastorale della cultura, don Giorgio Bezze e dal direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali, don Daniele Longato, con la sua presenza ha ribadito solidarietà, vicinanza e sostegno al mondo dello spettacolo. Ha quindi visitato i locali del teatro e nel foyer ha ascoltato alcune testimonianze dei giovani dell’Accademia Carlo Goldoni, del personale, oltre alle riflessioni del presidente dello Stabile Giampiero Beltotto e del vicepresidente dell’OPV Paolo Giaretta.

Rivolgendosi in particolare ai giovani allievi dell’Accademia, il vescovo Claudio – felice di aver visitato il teatro Verdi in tutte le sue strutture e incontrato personale e maestranze – ha ricordato loro che arte e Chiesa hanno in comune la bellezza del messaggio che custodiscono e c’è necessità di ristabilire un’alleanza. «Se è vero che senza l’arte la vita è più povera, è altrettanto vero che la fede senza l’arte è più povera ma anche l’arte senza la fede è più povera». Ai giovani ha ricordato che «l’artista è colui che sa dire quelle cose che altrimenti rimarrebbero inespresse e ogni artista è portatore, nel tempo in cui vive, di qualcosa di grande». Non solo: i giovani e gli artisti – ha sottolineato il vescovo – «hanno anche la responsabilità di trasmettere la bellezza della vita».



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22 Marzo 2022: Giornata mondiale dell’acqua

Dall’Europa al Veneto, quattro priorità per favorire l’efficienza idrica lungo tutta la filiera estesa dell’acqua:

Da Toniolo ricerche 170.1 – 22 febbraio 2022

 

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Centri di Ascolto adulti – Quaresima 2022

I Profughi e i 70 anni della Convenzione di Ginevra

I consistenti flussi di profughi verso l’Europa iniziati nel 2013, a cui l’Ue ha dato il nome, a partire dal 2015, di “crisi dei migranti”, in realtà si sono presto rivelati piuttosto come l’inizio della “crisi dell’Unione Europea” dinanzi all’arrivo dei migranti. Innescata, ai confini orientali, con l’inizio dell’affollata e sanguinosa guerra in Siria e, ai confini meridionali, con l’assassinio politico di Gheddafi e la conseguente precipitazione della Libia in un caos politico-istituzionale (eventi entrambi accaduti nel 2011, a 40 anni dal varo della Convenzione di Ginevra, e ad oggi, dopo oltre 10 anni, tutt’altro che vicini a  una soluzione), negli anni successivi la pressione migratoria dei profughi sull’Unione Europea è stata alimentata dalle cosiddette “Primavere arabe”, la cui “fioritura” e poi rapida, cocente “sfioritura” hanno alimentato, nel Mare nostrum, quegli stessi flussi, spaventando ancor più il sempre più Vecchio Continente.

Uno spavento che ha esercitato un effetto-scintilla, per la già fragile e sbiadita identità europea, nella misura in cui ha acceso una polveriera preparata da almeno due eventi antecedenti.

Il primo risale agli anni ’80-’90 del ’900, quando l’Europa ha definitivamente sacrificato i propri valori fondativi (la “solidarietà tra popoli”, principio sul quale si erano incontrate le tre anime – cristiana, liberale e social-democratica – dei padri fondatori ed era stata edificata l’unità continentale) all’altare della cultura liberista di matrice statunitense (una svolta, questa, che ha conosciuto, tra i suoi più paradigmatici momenti, le esclusive clausole finanziarie di appartenenza all’Ue, sancite a Maastricht, e il trattamento tutt’altro che solidale riservato a uno Stato membro come la Grecia, negli anni bui della sua recente crisi economico-finanziaria).

E dopo, dal 2008, quando una crisi globale, partita dagli stessi Stati Uniti, ha scosso i sistemi finanziari, economici e occupazionali di tutto il mondo, sdoganando, nell’Unione, strangolanti politiche di austerity finanziaria, in una temperie culturale già ormai convertita al neoliberismo.

Su un simile humus, la “crisi migratoria” degli anni più recenti ha fatto definitivamente deflagrare le basi di civiltà – prima ancora che fondative – dell’Europa: la violenta propaganda xenofoba dell’ondata prima populista e quindi sovranista (appoggiata dal trumpismo), che – trovando sponda nel blocco di Visegrad – ha minacciato di disgregare definitivamente l’Unione, ha indotto quest’ultima a rinnegare i propri principi e a cedere definitivamente sul piano dei diritti umani proprio in tema di rifugiati.

Onerosi e ripetuti finanziamenti e/o equipaggiamenti a Paesi terzi come Turchia, Libia e Bosnia per bloccare a ogni costo – compresa la violenza, anche quando sfocia in stupri e torture – i profughi in campi di detenzione forzata, spesso al gelo, senza acqua, fogne ed elettricità, pur di eludere il principio di non refoulement sancito dalla Convenzione di Ginevra e dal diritto internazionale; opaco permissivismo nei confronti delle polizie di “civili” Stati membri che, lungo la rotta balcanica, respingono “a catena” i profughi con aggressioni con i cani, bastonate, sassate, bruciature, furti di vestiti e denaro, denudamenti e bagni di acqua gelida in pieno inverno; e, non ultimo, un Patto su migrazione e asilo che, bloccato da oltre un anno dal Consiglio europeo, pianifica, fino al 2025, politiche di gestione dei profughi che ancora una volta ne ledono i diritti umani fondamentali, anteponendovi gli interessi egoistici degli Stati.

Al pari del nostro razzista, anche l’Europa appare quanto mai bisognosa, oggi, di essere riumanizzata sulla base delle ragioni squisitamente antropologiche dell’accoglienza; di essere rieducata, cioè, a quei principi di civiltà che l’hanno fondata e che promanano dalla sua stessa cultura.

Nel 70° anniversario della Convenzione di Ginevra – che ha avuto il merito storico di sottomettere il diritto assoluto degli Stati moderni sulle proprie frontiere al diritto individuale del profugo all’accoglienza – IDOS si propone, con questo volume, di contribuire a tale riumanizzazione, individuale e collettiva, da cui ne va il destino e la destinazione comune.

(Luca Di Sciullo, Presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS)

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Per la pace in Ucraina

Quanto sta accadendo al confine tra Ucraina e Russia preoccupa il mondo intero. Il rischio concreto di una guerra turba gli animi, scuote le coscienze, aggiunge preoccupazioni alle tante che l’umanità sta già vivendo per la pandemia e per le altre “pandemie” che attraversano il pianeta: povertà, malattie, mancanza di istruzione, conflitti locali e regionali… È responsabilità di tutti, a cominciare dalle sedi politiche nazionali e internazionali, non solo scongiurare il ricorso alle armi, ma anche evitare ogni discorso di odio, ogni riferimento alla violenza, ogni forma di nazionalismo che porti al conflitto.

Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità!

I popoli sono chiamati a convivere in pace.

Facciamo appello alle comuni radici nella fede cristiana, che è messaggio di pace, affinché nel Vecchio Continente ci sia sempre convivenza rispettosa.

La pace è un bene prezioso al quale l’umanità non può e non deve mai rinunciare.

(Conferenza Episcopale Italiana)

 

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21 febbraio – Lunedì della Missione

La prima edizione del Festival della Missione si era tenuta a Brescia nell’ottobre 2017. “Vivere per dono” è invece il titolo di quello che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre 2022. Per prepararsi abbiamo scelto di dedicare il prossimo lunedì della missione del 21 febbraio. Dalle 20.45 saremo sui canali Facebook e YouTube del Centro Missionario Diocesano insieme a Lucia Capuzzi, giornalista e direttrice artistica del Festival, e in compagnia di chi sulla sua pelle vive per dono: padre Carlos Tostado, missionario saveriano originario del Messico attivo nella comunità di Desio in Lombardia, e don Edmund Tourim, presbitero del Burkina Faso ospite nella Diocesi di Padova per un periodo di studio.

Ci interrogheremo insieme su un tema, che diventa gomitolo di fili colorati – ogni identità, senza barriere e confini, contribuisce a dar forma al mondo con i colori dei continenti. Sì, perché…

  • Il mondo reale, oggi, supera decisamente i confini politici territoriali in cui i popoli si riconoscono;
  • Il mondo reale, oggi, è essenzialmente interconnesso e interdipendente;
  • Il mondo reale, oggi, è palesemente plurale e cosmico;
  • Più chiaramente il mondo è anche “altro ancora”, è molto di più rispetto a quello che possiamo effettivamente dire per definirlo o per contenerlo.

Consapevoli della complessità del tempo che stiamo vivendo, il Festival della Missione propone un momento per seminare quell’«immaginazione creativa» e quell’«audacia missionaria» tante volte evocata da papa Francesco: «Questo è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo ci può offrire». Un tempo per noi – come nel titolo della nostra rassegna dei lunedì.

Scarica la locandina

 


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I CINQUE CONFETTI DELL’AMORE

Quando si mandano gli inviti al matrimonio si usa regalare cinque confetti augurale da parte dei futuri sposi. Vediamo cosa succede, immaginando questi cinque doni augurali come cinque momenti di un cammino.

Primo passo IL SENTIMENTO

Come accade l’innamoramento? L’amore si accende come innamoramento: qual è la sua dinamica, che cosa comporta l’emozione, il sentimento e l’affetto? Innamorarsi indica il momento passivo della libertà che matura gradualmente attraverso il gesto attivo dell’amore. Nell’amore umano è scritto un duplice movimento: nel primo movimento l’uomo e la donna si lasciano sorprendere dall’incontro con l’altro/a che lo/a attrae e lo/a fa sentire unico/a; nel secondo movimento l’amore dell’altro/a che emoziona, coinvolge, affascina percepisce nell’altro/a non solo il tu ideale, ma coglie pian piano il suo carattere promettente, introduce la dinamica della parola, comincia a promettere. Qui il linguaggio cristiano compie il primo passo: ha la forma di una ri-flessione, cioè domanda di “flettere” su qualcosa che c’è già, che è già all’opera e che va illuminato con la nostra parola e la nostra vicinanza: Il primo passo fondamentale della relazione amorosa deve illustrare il rapporto tra sentimento e promessa. Il sentimento , infatti, è dato all’uomo e alla donna come una sorpresa, una meraviglia, un’energia (momento passivo)per dire all’altro la parola della promessa, la promessa che lega all’altro e che vuole costruire con lui/lei un legame buono, una scelta ed un progetto di vita (momento attivo): Nel momento in cui si guarda al futuro l’amore che sorprende ed emoziona diventa affezione che parla e promette: le sue parole sono tutte verbi al futuro, aprono al domani, dichiarano intenzioni e azioni, vogliono trasformare l’esperimento in esperienza: Anzi, l’uno promette all’altra molte cose buone e così gradualmente impara a promettersi, a formulare una scelta di vita. Questo primo passo approda ad una domanda: che rapporto c’è tra sentimento e scelta di vita?

Secondo passo L’ALLEANZA

Cosa significa un legame stabile? L’affetto, in quanto promette e si promette, porta con sé la forza di legarsi all’altro, mentre l’altro si lega a noi. Nella lingua della promessa all’altro e nell’azione di legarsi all’altro è contenuta una dinamica che si consolida in un rapporto stabile, in una capacità di confidarsi, in una volontà di fidanzarsi, di prestare e di ricevere “fede”, anzi di consolidarsi nella “fedeltà”: In questo modo si scopre l’altro come un alleato alla propria altezza, con cui è possibile stringere un patto che dura, una relazione che ci fa sentire e ci rende unici e singolari. Il “fidanzamento” (che si usi o meno la parola”) è il momento in cui si presta credito al fatto che i sentimenti e i gesti dell’amore possono diventare affidabili, sono un “gioco serio”, continuano ad essere principio di sapere, mentre intimano la reciprocità del consegnarsi all’altro e l’unicità della fedeltà. Due persone che chiedono di “sposarsi in chiesa” domandano di essere accompagnate in ciò che è già contenuto nella loro richiesta. Nella loro domanda è presente un’invocazione potenzialmente religiosa: “Ce la faremo?”, “Bastiamo noi soli?”, “E’ possibile sognare un cammino comune, un legame buono, una volontà di fedeltà, fondandosi solo sulle nostre forze?”. Non bisogna sottovalutare la domanda di chi chiede di sposarsi in chiesa, non va ridotta solo al suo carattere tradizionale o convenzionale. La tradizione porta la consapevolezza che la promessa di fedeltà può essere usata solo con un’“intenzione” religiosa o almeno trascendente. Molti si fermano qui, non riescono a procedere oltre, fondano il loro patto solo sulla propria volontà, anche se la vita li mette spesso di fronte all’esperienza della crisi, della difficoltà, della disillusione, persino dello scacco. Per questo siamo dinanzi ad una soglia di trascendenza: la fedeltà dell’uomo della donna può essere promessa solo se radicata su una fedeltà più grande, sulla presenza del Terzo.

Terzo passo LA FEDELTA’

Cosa richiede un legame definitivo? Chi domanda di sposarsi in chiesa ha già un legame attivo, l’ha già sperimentato e magari l’ha anche reso pubblico (civilmente). La sua richiesta parte già da un legame stabile e chiede che diventi stabilizzante e stabilizzato. Anzi, in qualche maniera intuisce che matura diventando un gesto definitivo. Passare dal legame stabile, ma sempre con un’uscita di sicurezza, ad un legame definitivo, che si taglia i ponti alle spalle, sembra oggi un triplice salto mortale. Incomprensibile in una cultura del tutto è rivedibile, Sta qui oggi il punto cruciale da comprendere e praticare. Il terzo passo da fare è proprio questo. Questa è anche la forma adulta della libertà che realizza l’universale nel particolare, il tutto nel frammento e ci dona un volto e un nome unici, per cui si può essere persino ricordati nella storia. In ogni caso la definitività dell’amore ci libera dall’incostanza, dal ripiegamento narcisistico, della dipendenza dalle emozioni passeggere, dà consistenza, forza ed energia, per ogni nuovo inizio: ci fa comprendere che è un legame che si trasforma e va rinnovato ad ogni stagione della vita. Qui sta al centro la fede teologale (in Dio): solo essa rende possibile di scommettere sul tempo che passa, solamente con essa si può anticipare e sfidare il futuro. Per costruire un legame stabilizzante, anzi perchè tale legame diventi definitivo, l’uomo e la donna invocano la presenza reale di Dio. La fede fiduciale si lascia mettere in cammino dalla fede che s’affida: essa si consegna all’amore preveniente di Dio. Ciò che l’uomo (o la donna) sembra trovare alla fine di un cammino del tutto umano, lo scopre operante sin dall’inizio nell’amore che ha la forza del divino. L’eros dell’uomo e della donna accoglie la grazia di Dio che lo precede, lascia che la Sua promessa lavori dal di dentro l’amore umano. L’amore terreno giunge a maturazione con il dono della grazia di Dio. Il matrimonio come realtà terrena e come mistero di salvezza attua così il meraviglioso scambio tra libertà e grazia.

Quarto passo IL SACRAMENTO

Cosa c’entra il sacramento cristiano? Il sacramento cristiano porta a compimento il passaggio precedente. La grazia di Dio, il suo amore preveniente, la promessa di Dio che plasma e lavora dal di dentro l’amore umano, ci dice che il luogo in cui essa si realizza avviene nella pasqua di Gesù, che si dona nell’Eucarestia della Chiesa. Che cosa s’intende che il matrimonio è un sacramento? Il sacramento del matrimonio cristiano è esattamente la “grazia di agape” che lavora dal di dentro la “forza di eros”, talvolta caotica e incerta, talaltra travolgente e dirompente, in ogni caso bisognosa di maturare nella forma di una dedizione che ha i tratti pasquali. Amoris Laetitia dice che il sentimento e l’affetto maturano attraverso l’”amicizia più grande” (maxima amicitia, AL 123) e l’intesa reciproca giungono a compimento nella dedizione cristiana. In questo passo il momento cristiano sembra essere in primo piano. Il sacramento è il dono di Dio accolto nello scambiop degli affetti nelle scelte e nelle promesse dell’uomo e della donna. La situazione umana con cui la nostra prossimità alla storia dell’amore di una coppia ha compiuto un cammino di compagnia, diventa ora testimonianza di un dono  insospettato e inaspettato che abitava già al centro di quella storia e di quelle promesse: Dio c’entra con il matrimonio , perché sta al centro di esso con il sacramento , cioè con il dono concreto di una presenza che lavora dal di dentro l’eros e dona letizia (amoris laetitia!) all’amore umano: Il dono di agàpeè assolutamente gratuito, ma si attua nella “fede coniugale” dell’uno verso l’altra.

Quinto passo IL CAMMINO

Cosa comporta la vita nel matrimonio e nella famiglia? Il percorso fatto sinora dischiude un nuovo cammino, una “consuetudine di vita” (totius domesticae conversationis consortium, un “destino comune” (cum-sors) che si nutre di tutta la consuetudine della vita domestica, San Tommaso). Raccogliendo il nostro percorso possiamo dire in sintesi: l’accoglienza del dono promesso plasma dal di dentro l’eros umano, rendendo l’altra persona unica per me e diventando io unico per lei. Solo nell’incontro dell’amore stabile e stabilizzante, forte e maturante, l’io prende il suo volto inconfondibilmente unico e singolare. L’amore ci fa diventare una persona unica e singolare! Il tratto singolare e singolarizzante dell’apertura all’altro (proprio anche di ogni legame fraterno e amicale) diventa ora nel rapporto sponsale, assolutamente unico, energia che trasforma il mondo e la vita. Come la nascita di un bimbo è il miracolo del mondo che si rinnova, così il patto sponsale è la meraviglia che veste il mondo di grazia e di festa. Il matrimonio cristiano diventa in tal modo un punto di partenza, un cammino disteso nel tempo, dove si sperimenta che l’altro riempie giorno per giorno la vita del coniuge. La vita quotidiana insieme, abitata dal sacramento, è fonte di pienezza e di gioia, è forza per sostenere la pazienza del quotidiano, è consolazione per guarire le ferite della vita, è speranza per costruire insieme una storia comune. E’ una storia di attese e desideri, di scelte e di realizzazioni, è una storia che fa della vita a due uno “spazio di esistenza” (J. Ratzinger) e che diventa feconda per i due sposi stessi, attorno a loro e nella loro carne, fino a generare la vita in pienezza, realizzando l’unico bene (A. Rosmini) che è la comunione di vita nei coniugi e il frutto dell’amore nei figli. Questo è il totius domesticae conversationis consortium!

Vescovo di Novara

 

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