La mappa interattiva della visita pastorale in libera distribuzione

La mappa interattiva della visita pastorale del vescovo Claudio è un prodotto digitale fatto realizzare dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova a servizio delle comunità sul territorio.

«Si tratta di una proposta pensata per integrare tutte le informazioni che man mano verranno implementate riguardo la visita pastorale -spiega don Marco Sanavio, direttore del sito Diocesipadova.it- direttamente su un livello grafico sovrapposto alle note mappe di Google. Questo consentirà non solo di seguire visivamente il percorso della visita del vescovo in diocesi ma anche di completarlo con materiali multimediali isneriti proprio nella località in cui hanno avuto origine. Il nostro desiderio non è quello di convogliare una gran massa di utenti nel nostro sito per far crescere i numeri ma saremo ben lieti di distribuire liberamente la mappa a tutti i siti parrocchialie  a chiunque lo desideri».

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Don Giuseppe Salbego ora vive in Dio

Don Giuseppe Salbego, uno dei preti più anziani della diocesi, è tornato al Padre nelle prime ore di mercoledì 27 giugno nel Cenacolo Nostra Signora di Fatima a Montegalda. Nel luglio scorso aveva celebrato 70 anni di ordinazione e in dicembre aveva compiuto 95 anni e già le sue condizioni di salute, in modo particolare gli occhi e la vista, erano molto compromesse.  Da un mese si era aggravato: è mancato come il lume di una lampada, finito l’olio.

Don Giuseppe, quinto di sei figli, nasce nel 1922 a Thiene nella località di Rozzampia, che diventerà parrocchia nel 1943. Ha un fratello maggiore di qualche anno, Antonio, che lo precede in seminario e diventerà prete nel 1941. Cresimato dal vescovo Elia Dalla Costa, viene ordinato prete dal vescovo Carlo Agostini nel 1947.  Il ministero di prete di don Giuseppe ha un percorso semplicissimo: cooperatore ad Anguillara per dodici anni, parroco a Conche per 39 anni, come pensionato penitenziere nel Duomo di Thiene per 14 anni.

Don Giuseppe proveniente dall’alto vicentino ebbe l’impatto con la bassa padovana, zona in cui le condizioni di vita di braccianti o di piccoli fittavoli erano molto povere.  C’erano ancora molte case con i pavimenti in terra battuta e la copertura di paglia. Gruppi di persone partivano per lavori stagionali, tra questi gruppi forse il più numeroso era quello delle mondine che si recavano specialmente in Lombardia e in Piemonte.  In questo ambiente don Giuseppe imparò la condivisione della povertà e la disponibilità all’ascolto e alla vicinanza. La sua permanenza fu facilitata dalla presenza in canonica in questi anni e nei successivi da qualche familiare.

Giunto a Conche nel 1959 Don Giuseppe trovò che la chiesa appena costruita era pericolante per il cedimento del terreno. Conclusa l’opera della chiesa, pose mano alla canonica e alla scuola materna. La sua permanenza fu segnata da due tragici avvenimenti. Nel 1966 la grande alluvione, con la piena del Brenta che sommerse il territorio. Le chiese diventarono luogo di rifugio per le persone e anche per gli animali. Nella cronistoria scritta da don Giuseppe rimane una documentazione puntuale della disgrazia e dei soccorsi.  Nel 1974 una grave sciagura colpì la comunità parrocchiale. Lo scoppio di un pneumatico fece precipitare nel canale del pulmino della scuola materna, provocando la morte di dieci bambini e di una suora. Oltre al dolore, don Giuseppe ebbe l’umiliazione di un processo che lo vide assolto dall’accusa di colpa. Ma la disgrazia lo segnò profondamente. Al compimento del 75° anno diede le dimissioni e si ritirò a Thiene, dove già si trovava in fratello don Antonio.

La permanenza a Thiene non fu di tutto riposo. Era il primo ad arrivare all’apertura del duomo, prendeva posto al suo confessionale molto frequentato, facendo coppia per molti anni con l’altro penitenziere don Israele Bozza. Era richiesto in parrocchia e nel vicariato per sostituire i confratelli impegnati in altri servizi. Nel tempo libero c’era lo spazio per trovare gli ammalati. Tra questi, negli ultimi anni c’è stato anche il fratello don Antonio, finché la gravità del suo male richiese l’ospitalità nella casa di riposo di Poleo, dove morì nel 2003. Anche per don Giuseppe arrivò il momento di ritirarsi in una struttura protetta e trovò ospitalità nel Cenacolo nel 2012.

L’eucaristia di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata sabato 30 giugno alle ore 9.30 nel duomo di Thiene, presieduta dal vicario generale mons. Giuliano Zatti, essendo il vescovo impedito da precedenti impegni.

Da: “Notizie di famiglia” di mons. Giuseppe Zanon

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I 32 nuovi vicari foranei a servizio della Chiesa di Padova

Sono 32 i nuovi vicari foranei nella diocesi di Padova. I loro nomi sono stati resi noti lo scorso 18 giugno in occasione della festa del clero padovano che si celebra il giorno della memoria di San Gregorio Barbarigo. Per i prossimi cinque anni avranno il compito di tessere rapporti di comunione e fraternità, promuovere e coordinare la pastorale comunitaria del vicariato, animare e sostenere la vita cristiana e sacerdotale dei preti, promuovere la formazione e la corresponsabilità, far conoscere al vescovo ricchezza e povertà delle comunità del proprio vicariato.

E da lunedì 25 a mercoledì 27 giugno i nuovi vicari foranei hanno vissuto un momento di comunione e condivisione assieme al vescovo Claudio a Villa Immacolata a Torreglia.

Questa proposta è stata pensata come un’occasione importante per la conoscenza reciproca e la condivisione del servizio, per motivare il senso e lo stile di un lavoro comune e per dare modo al vescovo di chiarire le proprie attese nei confronti dei vicari foranei stessi, specificandone il ruolo, le collaborazioni possibili e una positiva “alleanza” reciproca.

I 32 nuovi vicari foranei, tanti quanti i vicariati presenti in diocesi, sono:

1) Abano Terme: don Franco Marin (parroco a Torreglia)

2) Agna-Conselve: don Raffaele Coccato (parroco nell’unità pastorale di Agna)

3) Arcella: don Daniele Marangon (parroco al Sacro Cuore)

4) Asiago: don Federico Zago (vicario di Asiago e moderatore nell’unità pastorale di Gallio)

5) Bassanello: padre Mauro Pizzighini (parroco del Crocifisso)

6) Caltrano: don Romeo Presa (parroco nell’unità pastorale di Piovene)

7) Campagna Lupia: don Simone Bottin (parroco di Prozzolo e Premaore)

8) Cattedrale: don Umberto Sordo (arciprete della Cattedrale)

9) Cittadella: don Canova Galdino (parroco di Cassola)

10) Crespano: don Moreno Nalesso (parroco a San Giacomo di Romano)

11) Dolo: don Sandro Minarello (arciprete di Dolo)

12) Este: don Ottavio de Stefani (parroco di Meggiaro)

13) Legnaro: don Valentino Sguotti (parroco di Villatora)

14) Limena: don Giuseppe Alberti (parroco nell’unità pastorale di Villafranca Padovana)

15) Lozzo Atestino-Teolo: don Mario Gazzillo (parroco dell’unità pastorale di Vo’)

16) Lusiana: don Riccardo Betto (parroco in Valle San Floriano e in Pradipaldo)

17) Maserà: don Alessandro Martello (parroco ai Ferri)

18) Monselice: don Sandro Panizzolo (arciprete di Monselice)

19) Montagnana-Merlara: don Lucio Monetti (arciprete di Montagnana e Frassine)

20) Montegalda: don Sergio Turato (arciprete di Mestrino)

21) Piove di Sacco-Pontelongo-Arzergrande: don Luca Gallocchio (parroco di Campagnola di Brugine)

22) Quero-Valdobbiadene: don Romeo Penon (parroco nell’unità pastorale di San Pietro di Barbozza)

23) San Giorgio delle Pertiche-Villanova: don Enrico Piccolo (parroco a Campodarsego)

24) San Giuseppe: don Massimo De Franceschi (parroco a Montà)

25) San Prosdocimo: don Ezio Sinigalia (parroco di Camin e Granze)

26) Selvazzano: don Paolo Marzellan (parroco di Saccolongo)

27) Thiene: don Luigi Codemo (parroco a Zanè)

28) Torre: don Giuseppe Tommasin (parroco di Torre)

29) Valstagna- Fonzaso: don Alberto Peron (parroco nell’unità pastorale di Arsiè)

30) Vigodarzere: don Mirco De Gaspari (parroco a Mejaniga)

31) Vigonovo: don Fabio Fioraso (parroco a Tombelle)

32) Vigonza: don Fernando Fiscon (parroco di Codiverno)

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Don Lorenzo Pasquetto è tornato alla casa del Padre

Don Lorenzo Pasquetto ha concluso la sua vita terrena nella mattinata di martedì 26 giugno all’Opera della Provvidenza, dove era giunto nel  2015. Sono passati tre anni con una progressiva perdita di energie fisiche e relazionali, conservando però sempre evidenti i tratti distintivi della sua personalità: un profondo spirito di preghiera e grande bontà. Un ictus ha precipato in poco tempo la conclusione della sua vita.

Don Lorenzo era nato il 14 settembre 1929 a Codiverno e il 22 settembre 1953 nella sua stessa parrocchia era stato ordinato prete dal vescovo Girolamo Bortignon. Questa gesto di particolare attenzione verso di lui del vescovo  che personalmente aveva deciso la data e il luogo della sua ordinazione, è stato uno dei racconti su cui ritornava più spesso anche  nell’ultimo periodo ed era suo grande desiderio che il vescovo Girolamo fosse canonizzato.  IL suo tirocinio di cooperatore si svolse nelle comunità di Lusiana, Montemerlo, Arzerello. Nel 1968,  quindici anni di messa,  viene nominato parroco di Cambroso, dove resta per quattordici anni. Nel 1982  il vescovo Filippo Franceschi lo nomina parroco di Vigorovea. Regge la parrocchia per 25 anni fino al compimento dell’età previsto per le dimissioni, avvenute nel 2007. Don Lorenzo si ritira in un appartamento accanto alla chiesa e continua ad aiutare finchè la salute glielo consente il nuovo parroco don Fernando Comi.
Ma accanto al ministero di parroco don Lorenzo per cinquant’anni ha svolto anche il servizio di cappellano sostitutivo all’ospedale di Piove di Sacco e alla casa di riposo.  Ogni martedì arrivava con il  suo scooter, in veste talare, alle 8 del mattino e si fermava fino alle ore 17, e si portava dietro sempre biscotti, caramelle, qualche oggetto religioso da regalare alle persone.
Chi lo incontrava riconosceva in lui un uomo di fede, che aveva posto con semplicità la sua vita nelle mani del Signore. Riconosciuto come uomo di preghiera,molti si affidavano a lui per ottenere qualche grazia. La sua spiritualità era guidata  da una coscienza delicata, polarizzata verso l’Eucaristia, ( quante ore passate davanti al tabernacolo!)  e verso la Vergine Maria (la corona del rosario sempre in mano, fino agli ultimi giorni). Era disponibile ad ogni richiesta di servizio spirituale: a lui ricorrevano i gruppi del Cammino neocatecumenale, quanti organizzavano pellegrinaggi a Medjugorie, dove passava ore ed ore in confessionale. Una particolare sensibilità lo spingeva a pregare per le vocazioni sacerdotali, per cui partecipava alla preghiera per questo scopo in seminario minore e personalmente si era assunto l’impegno di accompagnare e di sostenere le spese di un seminarista fino alla sua ordinazione. Questo è un aspetto della sua carità generosa verso quanti chiedevanio il suo aiuto,  vivendo personalmente da povero. Il presbiterio e la diocesi  di Padova ringraziano il Signore per il dono che ci fatto con la figura di don Lorenzo, testimonianza concreta dello stile di Dio, di fare cose grandi con gli umili.

La celebrazione eucaristica di ringraziamento, di suffragio, di commiato sarà celebrata venerdì 29 giugno nella chiesa di Vigorovea, presieduta dal vescovo Claudio. La salma sarà portata in parrochia giovedì pomeriggio e sarà poi sepolta nel cimitero di Vigorovea.

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Medici con l’Africa Cuamm e Tanzania: 50 anni insieme per la salute di tutti

50 anni insieme in Tanzania, per la salute di tutti. Medici con l’Africa Cuamm ha festeggiato con un evento speciale martedì 26 giugno nell’Ambasciata d’Italia in Tanzania il cinquantesimo anniversario dall’inizio delle attività nel paese. Un lavoro lungo e una presenza costante, portata avanti sempre fianco a fianco con il personale sanitario tanzaniano, in accordo e collaborazione con gli ospedali e le autorità locali.

Per questo, per rimarcare il legame di stima e collaborazione, alla festa di martedì 26 giugno a Dar Es Salaam era presente il Permanent secretary del Ministero della salute Tanzani Mpoki Ulisubisya, oltre all’ambasciatore italiano Roberto Mengoni, al presidente della conferenza episcopale della Tanzania e vescovo di Iringa mons. Tarcisius JM Ngalalekumtwa e al responsabile Nutrizione di UNICEF Tanzania Mauro Brero. Per Medici con l’Africa Cuamm è arrivato dall’Italia il direttore don Dante Carraro e, da tutto il paese, i membri dello staff del Cuamm in Tanzania, per una festa che vuole diventare l’occasione concreta per rilanciare l’intervento nel paese.

«Festeggiamo cinquant’anni in Tanzania non per rifugiarci nel passato – ha spiegato don Dante Carraro – ma per guardare al futuro. Oggi tutti hanno paura di fare progetti, prendersi impegni. Noi invece crediamo nella possibilità di un futuro migliore, dove l’accesso ai servizi sanitari sia un diritto per tutti e non un privilegio per pochi. Per guardare al futuro dobbiamo conoscere il nostro passato e noi, come ci ricorda la festa di oggi in Tanzania, siamo orgogliosi della nostra storia. Siamo con l’Africa, lo siamo da cinquant’anni in Tanzania e ci resteremo per tutto il tempo che sarà necessario, a fianco dei più poveri!»

«Medici con l’Africa Cuamm è una delle organizzazioni più longeve in Tanzania – ha sottolineato l’ambasciatore Roberto Mengoni – e si distingue per la passione e la competenza con cui lavora in tutto il Paese, in particolare nelle aree più remote. L’Ambasciata d’Italia rinnova quindi il suo impegno a lavorare insieme al Cuamm e alle Ong con queste caratteristiche».

«Sono felice di celebrare questo anniversario con gli amici di Cuamm – ha dichiarato il presidente della conferenza episcopale della Tanzania mons. Tarcisius JM Ngalalekumtwa – che sono noti per la generosità e la gioia che mettono nel fare il proprio lavoro. A Tosamaganga hanno sviluppato un sistema di partnership pubblico-privato che è un esempio straordinario di gestione dell’ospedale per tutto il Paese. Ci confrontiamo e decidiamo insieme costantemente e dobbiamo continuare a farlo: l’unità è la nostra forza».

«Spero che la collaborazione tra Tanzania e Cuamm possa durare per altri cinquant’anni – ha infine dichiarato il Leonard Subi, rappresentante del Ministero della salute – perché le sfide da affrontare sono ancora molte e Cumm ha sempre dimostrato la capacità di assumersi l’impegno della lotta alla mortalità materno infantile e alle malattie infettive. Ora dobbiamo portare avanti questa lotta, ridurre l’Hiv e la malaria e affrontare nuove malattie come l’ipertensione e il diabete, che stanno emergendo anche in Tanzania e in Africa e per cui la nostra gente è ancora meno preparata».

315 medici in 50 anni

Era il 1968 quando Giovanni Dall’Olmo, primo medico Cuamm arrivato in Tanzania, iniziava a lavorare nell’ospedale di Ikonda, nella regione di Njombe. Da allora Medici con l’Africa Cuamm non ha più lasciato il Paese, allargando il suo intervento all’ospedale di Tosamaganga, dove ancora oggi è presente, e a diverse regioni del Paese, tra cui le regioni di Dodoma, Iringa, Njombe, Singida, Shinyanga, Kagera, Mtwara, Ruvuma, Zanzibar e Pemba.

In cinquant’anni sono 315 i medici partiti per la Tanzania con il Cuamm e oggi l’organizzazione è presente nelle regioni di Dodoma, Inringa, Njombe, Morogoro, Ruvuma, Shinyanga e Simiyu con 140 operatori tra medici e cooperanti, sia tanzaniani che di origine europea.

L’impegno attuale in Tanzania

Lotta alla malnutrizione e all’Hiv/Aids i fronti di impegno principali dell’organizzazione, che allo stesso tempo porta avanti dal 2012 nell’ospedale di Tosamaganga il programma “Prima e le mamme e i bambini”, che vuole garantire alle donne il diritto al parto assistito, oltre che l’assistenza sanitaria e nutrizionale a loro e ai loro bambini per tutto il periodo che va dall’inizio della gravidanza ai primi due anni di vita dei bambini. A nord, nelle regioni di Shinyanga e Simyu, inoltre, Cuamm è a capo di un progetto pilota a livello nazionale per garantire l’approccio del “test and treat” contro l’Hiv/Aids, in modo che tutte le persone sieropositive entrino in trattamento appena dopo il test e non solo quando le condizioni di salute si complicano, come, a causa delle risorse limitate, avviene nella maggior parte dell’Africa oggi.

Nel corso dell’ultimo anno, sono 4.350 i pazienti entrati in terapia antiretrovirale e 11.956 i parti assistiti nelle strutture sostenute da Medici con l’Africa Cuamm. Sul fronte della lotta alla malnutrizione sono 1.265 quelli trattati per malnutrizione acuta severa e più di 117.000 quelli a cui è stata diagnosticata la malnutrizione moderata.

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti.

Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 7 paesi dell’Africa sub-Sahariana (Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con oltre 1.600 operatori sia europei che africani; appoggia 19 ospedali, 45 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 3 scuole infermieri e 1 università (in Mozambico).

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La notte di San Pietro: cantiere aperto sul restauro del Compianto sul Cristo morto e non solo…

È in programma giovedì 28 giugno la Notte di San Pietro, con inizio alle ore 21, nella chiesa di San Pietro a Padova. La notte di San Pietro è un’iniziativa organizzata dal Museo diocesano in collaborazione con la Parrocchia della Cattedrale e l’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea, e si colloca tra le iniziative che accompagnano la terza edizione del progetto Mi sta a cuore, dedicato al recupero di opere del patrimonio artistico diocesano.

Compianto sul Cristo morto – chiesa di San Pietro – Padova

In questa edizione di Mi sta a cuore sono oggetto di restauro tre terracotte tra cui un prestigioso Compianto sul Cristo morto, conservato proprio nella chiesa di San Pietro a Padova. Opera di un plastificatore padovano del XV secolo, il Compianto è un gruppo in terracotta policroma collocato in una cappella laterale della chiesa di san Pietro, nell’omonima via al numero 125. L’opera rappresenta Gesù deposto dalla croce, sorretto sul bordo di un sarcofago da un angelo, dalla Vergine e altre donne piangenti e affiancato dalle figure intere di San Giovanni e di un’altra donna. È inserito all’interno di un altare in pietra di Nanto dipinta e dorata, che include un affresco raffigurante un paesaggio con il Golgota e le tre croci vuote. Se questo affresco appare pienamente cinquecentesco, lo stile delle figure in terracotta rimanda all’arte padovana della fine del Quattrocento. Il complesso è frutto di interventi diversi ed è stato probabilmente smontato e rimontato nell’attuale collocazione.

La Notte di San Pietro sarà un’occasione “multipla” per i partecipanti. Da un lato si potrà ammirare, accompagnati dal direttore del Museo diocesano Andrea Nante, dal conservatore Carlo Cavalli e dall’arciprete della Cattedrale (a cui fa capo la chiesa) don Umberto Sordo, la chiesa di San Pietro – un gioiello padovano, ancora poco conosciuto, se non per la venerazione alla beata Eustochio, il cui corpo è conservato in una cappella laterale – che presto sarà interessata da un intervento per sanare i danni provocati dal terremoto del 2012 e mettere in sicurezza la struttura. In secondo luogo la serata sarà un cantiere aperto sul restauro del Compianto sul Cristo morto, avviato nei mesi scorsi: la professoressa Rita Deiana, direttrice del CIBA – Centro Interdipartimentale di Ricerca, Studio e Conservazione dei Beni Archeologici, Architettonici e Storico-Artistici – dell’Università degli Studi di Padova, e la restauratrice Raffaella Portieri illustreranno ai partecipanti le fasi iniziali del restauro, relative alla diagnostica e ai primi campionamenti sui pigmenti e sui materiali utilizzati.

Infine il pubblico avrà la possibilità di accedere al giardino esterno dell’Istituto delle Dorotee da dove poter avere un’altra veduta dell’antico complesso della chiesa di San Pietro e recuperare alcune tracce della sua antica storia, dei passaggi di proprietà e dei rifacimenti successivi: da cappella palatina a chiesa monastica – distrutta dagli Ungari prima e poi da un violento terremoto, ricostruita e “aggiornata” in fasi successive – a chiesa annessa alle parrocchie prima di San Leonardo e poi della Cattedrale.

Infine non mancherà uno spazio per recuperare una tradizione – quella della barchetta di San Pietro – molto diffusa nel Nord Italia e in particolare in terra veneta nella notte che porta alla festa dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno).

Per partecipare alla serata è necessaria la prenotazione (049 652855 o info@museodiocesanopadova.it). Ai partecipanti è chiesto un contributo minimo di 7 euro a sostegno del restauro del Compianto sul Cristo morto.

 

fonte: ufficio stampa della diocesi di Padova

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Consigli per la lettura

Un sussidio per svolgere attività insieme ai bambini durante la liturgia della Parola della messa nelle domeniche dei tempi di Avvento e Quaresima; un libro per affrontare la questione dell’inserimento delle famiglie nel cammino di fede di bambini e ragazzi. Sono queste le due proposte di lettura che l’ufficio per l’annuncio e la catechesi suggerisce per approfondire questi temi tanto importanti quanto delicati.

 

 

 

 

Bambini a Messa. Itinerario con famiglie e comunità. Anno C di Michela Soligo, Elena Chiamenti e Marino Rossi (ed. EDB, 2018), oltre a presentare delle attività da svolgere insieme ai bambini durante la liturgia della Parola della messa nelle domeniche dei tempi di Avvento e Quaresima, offre spunti utili per il coinvolgimento dei bambini per tutto l’anno. Nel sussidio (96 pagine, 8,00 euro) le attività sono differenziate per due fasce d’età: bambini dai 3 ai 5 anni e dai 6 ai 9 anni. Per ogni domenica viene riportata una breve introduzione rivolta al catechista e suggerimenti per svolgere attività originali e coinvolgenti con i bambini. La presentazione è stata curata da mons. Giuseppe Pellegrini.

 

 

Nel suo nuovo libro, Catechisti e famiglie. Consigli pratici e strategie di coivolgimento (ed. Paoline, 2016), Franca Feliziani Kannheiser  affronta uno dei nodi più intricati della catechesi oggi: come coinvolgere le famiglie nel cammino di fede di bambini e ragazzi. Una questione molto sentita dai catechisti che però su questo si sentono impreparati e pieni di dubbi. Nel testo (76 pagine, 8,50 euro) l’autrice tenta di sciogliere questi nodi fornendo strumenti, conoscenze e strategie di azione, secondo tre parole chiave: conoscere, accompagnare, coinvolgere.

 

 

 

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