La mappa interattiva della Visita Pastorale

Lettera di Indizione della Visita Pastorale del vescovo Claudio

alla Chiesa di Padova

 

«Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore,
per vedere come stanno» (Atti 15,36)

 

Carissime comunità parrocchiali, carissimi fratelli e sorelle,

nel mio primo saluto, il giorno dell’ingresso a Padova, nell’ottobre 2015, vi chiedevo: “Come state?”.

Questa espressione, di fatto quotidiana e immediata, intendeva comunicarvi fin da subito un desiderio di familiarità.

In questi mesi, davvero intensi, ho avuto modo di iniziare a conoscere la ricchezza e la bellezza della nostra Diocesi. Nel primo anno ho visitato nelle loro case e incontrato personalmente tutti i preti e contemporaneamente ho aperto dei “processi” ecclesiali, a cui possiamo dare dei nomi ben precisi: “i Cantieri di carità e giustizia”; la riflessione sulle nostre parrocchie; il Sinodo dei Giovani. Ho intravisto tanti doni e generosità, tanta grazia e tanti cammini, tanta creatività e tante esistenze modellate dal Vangelo e questo mi rende ancora più onorato di poter essere al vostro servizio, come Vescovo e pastore di questo popolo santo di Dio.

Ci siamo già incontrati in molte delle nostre parrocchie condividendo l’ascolto della Parola, la celebrazione eucaristica e altri rilevanti momenti ai quali mi avete invitato o in occasioni in cui ho avvertito l’urgenza di esservi particolarmente vicino.

Penso sia davvero opportuno, ora, accrescere questa nostra conoscenza e fraternità nel Signore, incontrando ogni singola parrocchia della nostra ampia e diversificata Diocesi.

Pertanto indico la mia prima Visita Pastorale alla Diocesi di Padova, a partire dal 19 ottobre 2018.

Vengo per fermarmi e per stare in mezzo a voi con i sentimenti di un figlio, di un fratello e di un padre. Vorrei, pertanto, dare alla mia prima Visita la tonalità della ferialità e della quotidianità, che include anche la gioia e la festa del vederci, in un’occasione certamente speciale e unica. Continueremo quel dialogo avviato all’inizio del mio ministero con le parole “come state?”, rendendolo più profondo e concreto. Profondità che attingiamo direttamente da Gesù, il Vivente, e concretezza che traduciamo nel crescere insieme, coltivando stima e comunione.

La Visita Pastorale, mio preciso compito di Vescovo stabilito anche dal Codice di Diritto canonico (cfr. cann. 396-398), avverrà per gruppi di parrocchie secondo questi tre semplici criteri: l’omogeneità territoriale; l’appartenenza amministrativo-comunale; eventuali collaborazioni pastorali già in atto. Dedicherò comunque tempo e ascolto precisi a ogni singola parrocchia e celebrerò l’Eucaristia festiva in ogni comunità.

La Visita sarà l’occasione per confermarci nella fede, per valorizzare tutto il bene presente nelle nostre parrocchie e per rilanciare anche alcune scelte che avvertiamo prioritarie in questo tempo di grandi trasformazioni.

Nei prossimi mesi, con l’ausilio dei miei collaboratori, sarà avviato il cammino di preparazione nei primi gruppi di parrocchie che riceveranno la Visita e, successivamente, la comunicazione del mio passaggio sarà data con buon anticipo.

Gli atteggiamenti, il senso e le modalità della Visita saranno esplicitati in un testo a parte, lasciando tuttavia che ogni gruppo di parrocchie si muova con originalità e creatività secondo le esigenze specifiche.

Vi scrivo subito dopo il tempo di Pasqua, che illumina ogni giorno di speranza perché il Risorto è l’orizzonte compiuto che segna tutta la nostra esistenza. I Vangeli spesso ci ricordano che Gesù “stette in mezzo”, portando la sua parola mite – “pace” – e infondendo il suo respiro, capace di rinnovare ogni cosa.

Con questo augurio vi saluto: Gesù risorto è in mezzo a noi, ispirandoci e ricreandoci con il suo Spirito buono e gentile.

A presto!

+ Claudio, vescovo

Padova, 18 giugno 2018

Festa di San Gregorio Barbarigo

 

La mappa interattiva della Visita Pastorale del vescovo Claudio è un prodotto digitale realizzato dall’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Padova a servizio delle comunità sul territorio.

 

Scarica qui il calendario della visita pastorale (novembre 2018 – giugno 2019)

 

Al momento il riferimento è questa pagina >>  http://www.diocesipadova.it/mappa-interattiva che indicherà, man mano che ci si avvicina, i codici più aggiornati da inserire nel proprio spazio web.

Ecco il codice, allo stato attuale:

 

 

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Arte, musica e scienza con “Codevigo settembrino” dal 15 al 30 settembre

“Codevigo settembrino”, la rassegna di arte, cultura e scienza organizzata dalla pro loco, impegna con numerosi appuntamenti culturali e di genere diverso la seconda quindicina del mese. Gli incontri, che spaziano dalla presentazione di mostre di quadri, incontri con autori e musica classica, sono a ingresso libero e si svolgono nella sala polivalente.

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Asiago. Per san Matteo tornano Fiera e transumanza

Festa patronale ad Asiago: oltre a festeggiare san Matteo, per la comunità del capoluogo dell’ Altopiano è tempo di saluti per il vicario parrocchiale don Erick Xausa che lascia dopo sei anni.

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Visita pastorale del vescovo Claudio. Le comunità chiamate a guardarsi dentro

Visita pastorale del vescovo Claudio. Partirà a novembre e avrà al centro una domanda per le comunità cristiane – come state? – che le invita a verificare l’annuncio del Vangelo, la capacità di celebrare e pregare e il suo fare spazio alla carità verso poveri e deboli

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Vescovi del Nordest a Villa Immacolata: pastorale sul territorio, Caritas e questione migranti

I vescovi del Nord-Est si sono dati appuntamento a Villa Immacolata di Torreglia. Tra i temi dibattuti il futuro delle comunità e la pastorale sul territorio, l’attività delle Caritas e le questioni legate all’immigrazione.

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Seminaristi, tempo di missione: Valbona, Lozzo, Rio e San Leopoldo dal 22 al 30 settembre

Dal 22 al 30 le parrocchie di Lozzo Atestino e Valbona, Rio di Ponte San Nicolò e San Leopoldo ospiteranno la Missione giovani, esperienza promossa dai seminaristi e dagli educatori del Seminario maggiore insieme alle Collaboratrici apostoliche diocesane. Il titolo di questa edizione riprende lo slogan del mese del seminario, «Che cercate?» (Gv 1,38).

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Il diacono permanente Mariano Malatesta è tornato al Padre

È tornato al Padre il diacono permanente Mariano Malatesta. Si è spento domenica 16 settembre all’ospedale Sant’Antonio di Padova.

Mariano era nato a Padova nel gennaio del 1933; era sposato con Silvana con cui ha condiviso la responsabilità e l’amore di due meravigliosi figli, Pietro Paolo e Valentino, che considerava il grande dono del Signore nella sua vita assieme a quello di Silvana e della fede in Gesù Cristo. Mariano è stato un grande artista: aveva frequentato l’Istituto d’Arte Pietro Selvatico, avendo illustri maestri della cifra di Amleto Sartori, Agostino Rosa e Luigi Gaudenzio; poi l’Accademia di Belle Arti di Venezia con il maestro Bruno Saetti. Si era interessato a tutte le arti figurative: pittura, ceramica, grafica, scultura. Aveva tenuto oltre una decina di mostre personali e numerose collettive. Aveva insegnato per molti anni educazione artistica. L’attività artistica di Mariano è importante ricordarla per lui e per noi perché ci si possa rendere conto di quale perla preziosa, quale dono esclusivo del Signore è stato Mariano, con la sua sensibilità profonda e la sua discrezione da gentiluomo.

Mariano arrivò nel cammino di formazione diaconale qualche mese dopo che il primo gruppo di ordinandi era stato selezionato dall’allora delegato mons. Piero Brazzale. La distanza tra i primi ordinati e Mariano era così breve che è stato sempre considerato come facente parte del gruppo dei più anziani. Nonostante la morte prematura del vescovo Franceschi, il 30 dicembre del 1988, mons. Magarotto decise ugualmente di far concludere il cammino di formazione a Mariano con l’ordinazione avvenuta il 26 febbraio 1989 ad opera del vescovo Mario Zanchin, da poco diventato emerito e ritirato a Padova.

La scelta di accogliere la chiamata del Signore al diaconato era stata maturata in famiglia e con la sua amatissima sposa Mariano ha sempre esercitato il diaconato lungo alcune direttrici fondamentali. Nell’ambito della catechesi e dell’annuncio Mariano aveva un immenso amore per la Parola di Dio; nell’ambito del sociale si è fatto carico della pastorale familiare a tutti i livelli pre e post-matrimoniale; nella cura dei malati è stato presente per lungo tempo soprattutto a Villa Maria e nella propria parrocchia di Santa Croce; nella liturgia era sempre presente con grande dignità, diligenza e sapienza.

Mariano ha fatto tanto anche per i diaconi. Aveva attivamente partecipato al processo di rinnovamento della formazione al diaconato quando venne nominato delegato episcopale mons. Sandro Panizzolo, ricoprendo incarichi di responsabilità e di guida nell’ambito della Comunità del diaconato permanente, ruoli gestiti con grande intelligenza e autorevolezza che tutti gli hanno sempre riconosciuto.

Mariano ha vissuto la malattia con grande dignità, anche quando fu colpito da una forma di cecità progressiva che gli impediva la lettura e l’esercizio della sua amata arte, che, tuttavia, aveva ripreso negli ultimi tempi pur nel buio quasi completo.

La celebrazione delle esequie si terrà mercoledì 19 settembre, alle ore 10.30, nella chiesa di Santa Croce in Padova.

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Il senso del dissenso

In un momento di dialettica così aspra a livello sociale e di ascesa di culture semplificate mi sia permesso una riflessione sugli anticorpi. Risistemando una libreria è spuntato un quaderno datato 1991, testimone di un pellegrinaggio in Polonia e di una visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Tra le emozioni ho annotato la risposta della guida ad una domanda affatto banale: «Possibile che migliaia di persone non si siano rese conto di quanto stava succedendo?»
«Ai gradi alti della società –ha replicato- si è comprato il silenzio e la complicità di militari e civili con il potere, mentre in basso ha prevalso il progressivo adeguamento e addormentamento della coscienza. Se tu paghi una persona con potere o privilegi non hai idea fino a quale grado sia disposta a tapparsi il naso».

«Chi stava in alto è comunque colpevole –continuano gli appunti sbiaditi, presi in fase di riflessione con guida e gruppo italiano- sia che abbia compreso e taciuto, sia che non si sia reso conto perché ha comunque ignorato i segnali di dissenso […] Basta non mettersi mai in discussione in maniera seria per portare una moltitudine sull’orlo del baratro […]  Si tende sempre a tacitare, esiliare, screditare, normalizzare, nascondere, ostentare normalità anche se i segnali sono drammatici […] Crearsi un sistema di regole private valide solo in una stretta cerchia è fondamentale per fare credere agli altri che sono loro a sbagliare».

Per descrivere la condizione di chi stava in basso mi sembra interessate l’apologo della rana bollita attribuito a Noam Chomsky:

una rana nuota in un pentolone di acqua fredda. Si accende il fuoco e la rana gradisce l’acqua tiepida. Poi, salendo la temperatura, la avverte appena più calda del necessario e, infine, quando l’acqua diventa troppo calda la rana è così indebolita da non riuscire a fuggire da quella trappola mortale. La rana muore bollita senza essersi accorta del rischio.

Il dissenso mi appare invece, proprio in questo momento storico, come buon segnale di un organismo sociale sano. Le dimissioni e le “promozioni” nello staff degli stretti collaboratori di Trump parlano chiaro, tanto per fare un esempio.
Un dissenso che, in molti casi, deve andare forzatamente per sottrazione per non divenire complicità: gli esuli, spinti o volontari, utilizzano la lontananza fisica –oltre che come veicolo di salvezza- come antidoto ai bias dell’ideologia. Ampliare artificialmente e insufflare di retorica gli spazi della comunicazione (lo sa bene chi gestisce il potere, è la prima cosa da controllare, insieme all’aspetto economico) diventa inversamente proporzionale agli spazi dell’interlocuzione.

In altri tempi, o ad altre latitudini, la propaganda di regime è stata così potente da deformare la realtà a tal punto da confondere gli opposti, bene e male, giusto e sbagliato. Per questo il disaccordo non può mai essere un fenomeno di massa: la sentinella del dissenso è spesso martire del sensorio che ha ricevuto in dono dalla natura e del coraggio che ha maturato nell’intimo.

Il dissenso positivo, motivato, non violento e culturalmente attrezzato va preservato come i canarini nelle miniere.
Sulle orme di Pino Puglisi una preghiera per tutti gli operatori di verità, giustizia, pace e lotta ai soprusi.

Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. (Chesterton)

Marco Sanavio
Direttore www.diocesipadova.it

 


Nell’immagine: l’astensione eloquente di August Landmesser


Con questo ultimo editoriale mi congedo dalla direzione del sito Diocesipadova.it e dell’Ufficio per le comunicazioni sociali.

Grazie ancora a tutti per l’attenzione che ci avete dedicato in questi anni e la pazienza che avete portato con i nostri limiti.

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Servizio informatico diocesano, una novità che ha messo radici

Agli albori dell’autunno 2008 stavo progettando come responsabile la Pastorale dei servizi informatici, un ambito nuovo per la diocesi di Padova che mi era stato cucito addosso con abilità sartoriale. Probabilmente era successo qualcosa nei mesi precedenti perché non era di questo che mi aveva parlato il vescovo Antonio nel nostro colloquio personale prima della nomina.

Per alcuni anni, a partire dal passaggio al nuovo millennio, avevo collaborato con l’Ufficio comunicazioni sociali della Cei nel tentativo di coniugare i progressi tecnologici con gli itinerari pastorali e avevo incontrato, insieme ad un team tecnico, quasi tutti i responsabili della comunicazione delle diocesi italiane allo scopo di avviare insieme nuovi servizi per le diocesi.

Una sfida appassionante che ho colto più che volentieri anche per la diocesi di Padova. A gennaio 2009 era già pronto il nuovo sito, www.diocesipadova.it nato sulle ceneri di didiocesi.it un portale già pronto e popolato ma mai pubblicato online, con una costellazione di sottositi per gli Uffici di curia e l’anagrafica dell’Annuario trasportata online. Sito diocesano che nel 2016 è stato totalmente rivisto e rifatto.

La prima fatica con cui dovetti fare i conti è stata la pesante condizione debitoria del Centro padovano della comunicazione sociale, la fondazione alla quale il Servizio informatico diocesano era stato affidato per l’ambito amministrativo e gestionale. La scelta, almeno per un paio di anni, fu quella di non acquistare nulla di nuovo e di trasformare gli alti costi dei servizi Internet, che a quel tempo prevedevano personale e provider commerciali privati, in processi a basso costo offerti nelle logica dell’economia di scala dal Servizio informatico della Cei. Questo passaggio ha avuto anche lo scopo di garantire stabilità e sicurezza di tutto ciò che è stato messo a disposizione online. Ricordo con simpatia le prima forme di autofinanziamento che ci hanno permesso di acquistare in autonomia una piccola videocamera sofficiente ad aprire il canale Youtube della diocesi di Padova.

Per alcuni anni abbiamo alimentato anche il portale www.diweb.it, dedicato soprattutto alle notizie provenienti dalle parrocchie e alle attività giovanili. In collaborazione con l’Azione cattolica dei ragazzi abbiamo realizzato i primi percorsi di apprendimento a distanza, i cammini quotidiani di preghiera per l’Avvento affiancati a testi di musica pop (Avvento Pop-up) e la rassegna diocesana di foto dei presepi. Semplici forme di interazione con la base per attivare un rapporto biunivoco anche con l’estrema periferia della diocesi.

Pochi mesi dopo la nascita del Servizio informatico diocesano abbiamo iniziato a sperimentare nuove opportunità proposte dal servizio informatico della Cei, diventando “diocesi sperimentale” e beneficiando così di alcune gratuità e della possibilità di rimanere sempre aggiornati, offrendo servizi utili a livello locale.

Nella trasformazione nel 2013 dell’allora “Servizio per la comunicazione” avviato da don Gabriele Pedrina in Ufficio per le comunicazioni sociali, il Servizio informatico è stato ridimensionato ma ha mantenuto la sua vocazione nell’offrire servizi stabili e sicuri come, ad esempio, Parrocchiemap, una sorta di atlante delle comunità sul territorio con schede essenziali per ciascuna parrocchia.

Rispetto alla media dei servizi offerti da altre diocesi di dimensioni analoghe a quella di Padova ci collochiamo in una fascia intermedia, soddisfacente ma non ancora ottimale. Nessuna sbornia da rilevamento accessi. Manca infatti un’ulteriore spinta dinamica nel diffondere i contenuti prodotti e l’integrazione con i programmi gestionali parrocchiali e diocesani che consentirebbe di risparmiare tempo e fatica nella comunicazione centro-periferia e viceversa.

Spazio per migliorer ce n’è, e non poco, i migliori auguri di buon lavoro a chi seguirà questo innovativo ambito dell’azione pastorale!

don Marco Sanavio
Direttore uscente del Servizio informatico diocesano di Padova


Nell’immagine l’ultima rilevazione prima dell’estate dell’attività di alcuni siti diocesani collegati al settore della comunicazione diocesana

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Patorale del turismo: un bilancio dell’estate

L’estate appena trascorsa ha fatto emergere ancora una volta l’importanza e il senso profondo della Pastorale del turismo, coordinata per la diocesi di Padova da don Massimiliano Zoccoletti. Le presenze nelle due principali strutture di accoglienza legate alla diocesi di Padova sono state più che significative: 6500 per quanto riguarda la casa per ferie “Lo scoiattolo” di Asiago e 7000 per il “Park des Dolomites” di Borca di Cadore.

«Per noi prioritaria è l’accoglienza della persona –spiega don Zoccoletti- che sceglie di impiegare il suo tempo libero per un riposo che sia fisico e nel contempo spirituale. Abbiamo scelto anche di offrire un buon servizio per quanto riguarda i rapporti con il personale e l’attenzione ai più fragili. Nella casa di Asiago, poi, offriamo la possibilità di un soggiorno a persone con particolari problemi che non troverebbero facilmente posto in altre strutture ricettive

L’attenzione alla fragilità è confermata anche dalla testimonianza di un prete padovano che ha prestato il suo servizio pastorale nel mese di luglio: «Ho notato con ammirazione la cura del personale, tanto per fare un esempio, nei confronti di un ospite messo in difficoltà da problemi di memoria e di orientamento, come pure nei confronti di persone disabili. La presenza di più preti contemporaneamente e di un vescovo romano ha offerto agli ospiti più occasioni di confronto e di fraternità reciproca. Ricordo, in particolar modo, come dopo un’omelia feriale un’ospite abbia chiesto la possibilità di un colloquio personale e da lì è nato un percorso di cura pastorale per tutta la famiglia proseguito anche dopo il soggiorno».

Per la gestione della varie strutture è stata fondamentale anche la creazione di Hub (termine anglosassone che indica il centro, il cuore di un’organizzazione), una realtà che consente operazioni di economia di scala, scambi, coordinamento di fornitori e servizi e che ha consentito la creazione di una vera e propria rete delle strutture ricettive nella loro diversificazione. La casa di spiritualità “La Madonnina” di Fiesso d’Artico, ad esempio, fa riferimento ad Hub e offre percorsi e incontri pastorali di alto livello: «Dalla presenza di biblisti molto noti ed apprezzati –spiega Marzia Filippetto, Collaboratrice apostolica diocesana e responsabile della struttura– alla cura personale di tanti ospiti che frequentano sino ai pellegrinaggi o ai percorsi originali che integrano musica, arte o psicologia con la spiritualità cristiana».

Nel progetto “Strutture in rete” redatto da Hub è possibile ricavare alcune delle priorità che hanno orientato gli obiettivi della la Pastorale del turismo: la fraternità, la comunione, la solidarietà e la centralità della persona. Evangelizzazione e cultura sono i due binari che hanno dato forma alle singole proposte ricreative e formative offerte agli ospiti. Il fine di tante fatiche non è il profitto ma la sostenibilità, orizzonte che garantisce una costante apertura alla solidarietà.

Don Zoccoletti cita volentieri una frase dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium inserita anche nel progetto di Hub: «Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada».

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