Salvini, la Madonna e il rosario. Uno sfregio inaccettabile

Ci sono commenti che non vorremmo scrivere, specie alla vigilia di un voto importante.

Ma ci sono gesti e ci sono parole che non avremmo voluto vedere né sentire. E rimanere in silenzio, in alcuni casi, potrà anche essere rispettoso della par condicio ma non lo è della decenza.

Prima i gesti e le parole, però, casomai a qualcuno fossero sfuggiti: «Ci affidiamo ai sei patroni di questa Europa: a san Benedetto da Norcia, a santa Brigida di Svezia, a santa Caterina da Siena, ai santi Cirillo e Metodio, a santa Teresa Benedetta della Croce. […] Io personalmente affido l’Italia, la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che sono sicuro ci porterà alla vittoria». Così Matteo Salvini sabato 18 maggio, stringendo in mano e mostrando alla folla il rosario, a conclusione del comizio che ha visto riuniti tutti i leader che ci siamo ormai abituati a definire “sovranisti”, da Geert Wilders a Marine Le Pen.

«Sono l’ultimo dei buoni cristiani: sono divorziato, sono peccatore, dico le parolacce, vado a messa tre volte l’anno. Ma difendo la nostra storia, l’esistenza delle scuole cattoliche. Non so se sono un buon cattolico ma sono un uomo felice e chiedo rispetto. Se credo in Dio e chiedo la protezione di Maria, dà fastidio a qualcuno?».

La sera, in televisione, il “capitano” – così ama farsi definire dai suoi strateghi della comunicazione – risponde al fiume di critiche con parole che all’apparenza suonano di umano buon senso e muovono all’empatia.

Facile per l’ascoltatore riconoscersi nel ritratto del Matteo che cerca faticosamente di essere un buon cristiano… proprio come ciascuno di noi. Facile immedesimarsi nei suoi “tormenti”, fino al punto di non cogliere più il senso profondo dello sfregio che si è consumato in piazza a Milano.

Perché una cosa deve essere chiara: l’immagine proiettata da piazza Duomo in tutte le case e su tutti gli schermi è uno sfregio, che ci ferisce innanzitutto come credenti ma dovrebbe farci male anche come cittadini.

Che Salvini sia un buono o un cattivo cristiano, che vada o meno a messa con regolarità, che pecchi o non pecchi a noi non interessa. Ne parli semmai col suo confessore, se ce l’ha. Ma la politica – a maggior ragione quando si è vicepresidenti del governo – è cosa ben diversa dai personali cammini di fede. Così come peccato non è sinonimo di reato.

Sabato Maria è diventata uno slogan da campagna elettorale, una divina testimonial, un vessillo da far sventolare in piazza.

La dolce madre di Gesù si è trasformata nella condottiera di un novello esercito di crociati pronti a muovere alla ri-conquista dell’Europa, nemmeno fossimo ancora ai tempi della Giovanna d’Arco che tanto infiamma il cuore di Marine Le Pen.

Il rosario è parso un’arma da brandire contro i nemici. E la religione si è fatta strumento politico, buono a eccitare le piazze e occupare i palcoscenici mediatici. Tutto questo, diciamolo a voce alta, è la peggiore offesa che si possa rivolgere ai credenti.

«Se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio», ha scritto a caldo padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica.

Al netto degli errori del passato, vale la pena ricordare che cent’anni fa è stato un prete, don Luigi Sturzo, a insegnarci col suo appello ai liberi e forti (e non ai cattolici, guarda un po’…) che la politica è il campo della laicità, in cui siamo chiamati a impegnarci come cittadini e non come membri di una chiesa, ricercando l’incontro ed esercitando l’arte nobile del compromesso.

Dal mondo cattolico sono germogliati don Sturzo e De Gasperi, e insieme e dopo di loro schiere di ministri, parlamentari, sindaci. I nostri lettori provino a riandare con la memoria al passato: chi di loro si è mai permesso di invocare la Vergine o agitare rosari ai comizi? Quando mai la lotta politica, anche nei momenti più aspri, si è trasformata in lotta nel nome di Dio e non in nome della democrazia, della giustizia sociale, della libertà, della pace?

«Dio è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso», ha ammonito il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin. Questo è il punto.

E nessuno dovrebbe stupirsi dell’ondata di sdegno che hanno suscitato in tutta Italia le parole di chi, mentre costruisce lucidamente il suo consenso con politiche di egoistica chiusura, invoca poi la protezione della Vergine e si presenta come difensore della “civiltà cristiana”.

«La fede è ben altra cosa – ha ricordato il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini – serve a creare ponti e a superare le barriere del pregiudizio».

La fede è ben altra cosa: ce lo dimostrano quotidianamente le mille esperienze che germogliano in ogni angolo d’Italia. Ce lo ricorda l’impegno e la testimonianza di tutta la nostra Chiesa diocesana, a partire dal vescovo Claudio che fin dal suo arrivo tra noi non ha mai smesso di sottolineare con segni e richiami evangelici cosa significhi adoperarsi davvero per restituire un’anima cristiana alla società: investendo sui poveri, coltivando le relazioni e la dimensione comunitaria anche nei territori più lontani, dando impulso alla preghiera, scegliendo il servizio e non l’ostentazione del potere come stile distintivo del suo magistero.

C’è però un secondo tema che scorre sotto traccia e che l’intemerata di Salvini ha avuto quantomeno il merito di riproporre all’attenzione del mondo politico.

Che l’Europa non abbia saputo riconoscere nelle sue carte fondative quelle “radici cristiane” che ne segnano la storia e l’identità, ha finito per ritorcersi come un boomerang contro i sostenitori di un’idea di laicità che si è fatta, strada facendo e forse suo malgrado, culto del laicismo.

Martedì il card. Bassetti, nella sua introduzione all’assemblea generale dei vescovi italiani, ha chiesto a tutti noi uno sforzo, un rinnovato impegno a far sì che le virtù, la tradizione educativa, lo spirito di umanità che contraddistinguono l’Italia, la densità storica, culturale e religiosa di cui siamo eredi non rimangano lettera morta. «Non si vive – ha ammonito – di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi o di forme di comportamento esteriori! Il nostro è un patrimonio che va rivitalizzato. Dobbiamo essere fieri di un cristianesimo che ha disegnato il Continente con il suo contributo di spiritualità e cultura, di arte e dottrina sociale. Di umanesimo concreto».

Affermare la laicità della politica e della società non significa dimenticare che la dimensione religiosa è costitutiva dell’uomo. Promuovere il pluralismo non significa cancellare il sacro dalla sfera pubblica per ridurlo a dimensione intimistica, specie quando siamo di fronte a grandi questioni etiche che tanto bisogno avrebbero della millenaria sapienza delle religioni. E coltivare i valori dell’integrazione non significa negare la propria storia, che trasuda di cristianesimo dalle sue città, dal suo pensiero filosofico, dalla sua arte.

Altrimenti, come si è visto a Milano, quella storia si finisce per consegnarla in ostaggio ad altri. Pensiamoci tutti, e ci pensi l’Europa chiamata oggi a un passaggio delicatissimo.

Non rassegniamoci a dover scegliere tra l’eclissi del sacro e i rosari da comizio.

 

Guglielmo Frezza

 

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Ricostruire comunità in Europa

Si intitola “Ricostruire comunità in Europa” la dichiarazione dei vescovi della Comece, la Commissione episcopale dei Paesi dell’Unione Europea, diffusa il 14 febbraio 2019, in vista delle elezioni europee di fine maggio per eleggere i membri del prossimo Parlamento Europeo. Di seguito il testo.


Dal 23 al 26 maggio 2019 tutti i cittadini europei saranno chiamati a eleggere i nuovi membri del Parlamento europeo. I risultati elettorali influenzeranno le decisioni politiche, condizionando la nostra vita quotidiana per ii prossimi cinque anni.

La Chiesa Cattolica è stata parte della costruzione europea per oltre 2 millenni, dalle sue radici fino ad oggi, dando un contributo con la sua Dottrina Sociale.

Dieci anni fa, l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona aveva offerto nuove possibilità. Di fronte a molte incertezze, il sentire comune sembra oggi meno ottimistico. Le elezioni europee del 2019 arrivano nel momento giusto per esprimere scelte politiche che potranno rinnovare la fratellanza tra popoli e persone, rilanciando il progetto europeo.

In questo contesto, i Vescovi della COMECE esortano tutti i credenti e tutte le persone di buona volontà a votare. Invitiamo i nostri concittadini europei a non cadere nella tentazione di un ripiegamento su se stessi, ma a esercitare i lori diritti per costruire l’Europa. Facendo sentire la propria opinione politica, le persone hanno la capacità di indirizzare l’Unione nella direzione in cui desiderano andare.

La UE non è perfetta e probabilmente ha bisogno di una nuova narrazione di speranza, che coinvolga i suoi cittadini in progetti percepiti come più inclusivi e meglio orientati al bene comune. Ogni opinione conta nella scelta delle persone che d’ora in poi rappresenteranno le nostre opinioni politiche. Le elezioni sono solo il primo passo di un impegno politico e richiedono che i cittadini
osservino e accompagnino democraticamente il processo politico.

In spirito di responsabilità, i cittadini e le istituzioni al loro servizio devono lavorare insieme per un destino comune, andando oltre le divisioni, la disinformazione e la strumentalizzazione politica.

Per avere successo, il dibattito elettorale dovrebbe concentrarsi sia sulle politiche dell’UE sia sulla capacità dei candidati di elaborarle e di attuarle. Onestà, competenza, leadership e dedizione al bene comunesono qualità necessarie per le persone che intendono esercitare un mandato a livello europeo. Il dibattito elettorale è il momento giusto per proclamare ed esprimere visioni diverse, al di là di sterili opposizioni.

È anche l’occasione giusta perché i credenti interroghino i candidati sul loro personale impegno, durante il mandato
europeo, a proteggere la dignità umana per tutti, a promuovere opzioni che riflettano un nuovo Umanesimo Cristiano e adottare politiche che servano e siano plasmate dai diritti fondamentali.

Cosa significa essere europei? L’Europa a volte è percepita come distante e auto-referenziale. Come cittadini europei, dobbiamo
fare un passo avanti e assumerci la responsabilità di dare un significato concreto all’espressione “unità nella diversità”. L’unità nella diversità implica regole comuni, che tengano conto della legittima protezione e promozione delle libertà e delle opportunità attraverso processi democratici che manifestino responsabilità, trasparenza e una giusta realizzazione dello stato di diritto. Le autorità pubbliche europee non dovrebbero essere percepite come coloro che impongono decisioni unilaterali dall’esterno, ma piuttosto come coloro che favoriscono l’impegno personale e collettivo di tutti i cittadini in un dialogo sincero, creativo e rispettoso.

Per far fronte a queste sfide, l’UE deve riscoprire la sua identità comune e rafforzare la sua solidarietà, così da rinnovare i legami sociali che esistono sia nei, sia tra i paesi e i popoli. Abbiamo bisogno di un’Unione europea che sappia proteggere le famiglie, le persone più vulnerabili, le diverse culture. Il rispetto del principio di sussidiarietà dovrebbe essere un pilastro fondamentale di una Unione in cui tutti si sentano a casa propria, uguali costruttori – oseremmo dire “conduttori” – del progetto europeo. Ciò significa allo stesso tempo custodire e preservare i risultati dell’UE, ed essere abbastanza ambiziosi da trovarne di nuovi.

Il dialogo con le Chiese e le comunità religiose dovrebbe essere ulteriormente rafforzato sulla base dell’articolo 17 del suo Trattato istitutivo, con creatività, impegno e rispetto da parte delle istituzioni europee.

L’UE si trova ad affrontare sfide importanti. La digitalizzazione non rappresenta solo una crisi, ma anche una mutazione. Riprendere il controllo delle nostre vite di fronte alla digitalizzazione richiede decisioni per rendere l’economia e la finanza al servizio delle persone, specialmente le più vulnerabili. La digitalizzazione ha un impatto su tutti e su tutto ciò che conosciamo (il futuro del lavoro, la protezione dei dati personali, i molteplici usi dell’intelligenza artificiale). Per la COMECE è fondamentale preservare la centralità della persona umana e un approccio basato su solidi fondamenti etici.

Si dovrebbero sviluppare a livello UE un insieme di regole e processi a favore della famiglia, così da accompagnare lo sviluppo
umano integrale delle persone, delle famiglie e delle comunità
. La questione demografica deve essere rimessa al centro della scena, sia in riferimento alla natalità, sia all’invecchiamento. La mancanza di speranza e di prospettive porta diversi Paesi ad un rapido declino della popolazione. I giovani europei devono sentirsi rassicurati, in condizione di poter formare una famiglia e di ritrovare speranza nel loro Paese di origine, attraverso progetti comuni e mutualmente vantaggiosi.

Il benessere della famiglia umana è legato a un’Unione che favorisca una economia sociale di mercato. Le politiche per ridurre
la povertà
dovrebbero basarsi sull’idea che quel che funziona per i meno fortunati funziona per tutti.

Occorre un rinnovato sforzo per trovare soluzioni efficaci e condivise riguardo ai processi di migrazione, asilo e integrazione. L’integrazione non riguarda solo le persone che entrano nell’UE, ma anche quei cittadini della UE che si trasferiscono in un Paese diverso dal proprio. Questo ci porta a domandare: come possiamo meglio accoglierci a vicenda in Europa? Inoltre, migrazione e asilo non rappresentano questioni indipendenti: esse sono collegate alla solidarietà, a una prospettiva in cui la persona è al centro, a politiche economiche e demografiche efficaci.

Votare a queste elezioni significa anche assumersi la responsabilità per il ruolo insostituibile dell’Europa a livello globale. Il bene comune è più grande dell’Europa. Ad esempio, l’attenzione e la cura per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile non possono essere limitate entro i confini della UE: i risultati elettorali contribuiranno all’adozione di decisioni che riguardano l’intera umanità. Un’Unione forte sulla scena internazionale è anche necessaria per la promozione e la protezione dei diritti umani in tutti i settori e perché sia efficace il contributo dell’UE, in quanto attore multilaterale, alla pace e alla giustizia economica. L’Europa deve rimanere competitiva senza rinunciare ai suoi principi e standard.

Nel corso del Dialogo “(Ri)pensare l’Europa”, nell’ottobre 2017, Papa Francesco ha ricordato che “L’Unione Europea manterrà fede alla suo impegno di pace nella misura in cui non perderà la speranza e saprà rinnovarsi per rispondere alle necessità e alle attese dei propri cittadini”.

Votare potrebbe anche essere soltanto il primo passo, ma rimane il più necessario. Ispirati da Papa Francesco, chiediamo a tutti i cittadini, giovani e meno giovani, di votare e impegnarsi nella campagna elettorale e nelle elezioni europee: questo è il modo migliore per costruire l’Europa secondo ciò che ritengono sia giusto ed equo. Votare non è solo un diritto e un dovere, ma anche un’opportunità per dare concretamente forma alla costruzione europea!

I vescovi della Comece- Commissione episcopale dei Paesi dell’Unione Europea

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Spiritualità PERSONE VEDOVE

6° incontro di spiritualità aperto alle persone vedove

Tema dell’Incontro: Il profumo non manchi. Vivere l’unzione della Cresima anche nella vedovanza. 

Ritrovo ore 9.45 davanti al Battistero del Duomo, ore 11.30 S. Messa a S. Nicolò
A seguire pranzo di condivisione ( porta e offri) presso la Chiesa di S. Nicolò.

Per informazioni Ufficio Diocesano di Pastorale della Famiglia, dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 13,00 email: ufficiofamiglia@diocesipadova.it

o don Gianluca Santini  sangianluca@libero.it  349.6652427

http://www.ufficiofamiglia.diocesipadova.it/incontri-di-spiritualita/incontri-di-spiritualita-per-persone-che-vivono-la-vedovanza/

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VERSO LE EUROPEE

Manifesto . Verso le Europee: i 10 punti che stanno a cuore alle famiglie

La Federazione delle associazioni familiari cattoliche della Ue ha fissato i dieci punti indispensabili per aprire la strada a politiche coerenti per genitori e figli. Parla il vicepresidente Fafce

Famiglia come momento inclusivo. Come ponte di incontro e di dialogo per l’Europa. Come occasione buona e “sorridente” per far convergere tutte le forze politiche verso alcuni temi fondamentali, dalla natalità all’educazione, dalla conciliazione famiglia-lavoro al rispetto dell’istituto matrimoniale, dalla difesa della vita fin dal concepimento al ruolo dei genitori. Prima che la campagna elettorale per le Europee entri nelle fase parossistica e tutti siano disposti a promettere tutto e di più, compreso un impegno per la famiglia che almeno in Italia, purtroppo, non ha mai avuto piena cittadinanza, ricordiamo i dieci punti del Manifesto diffuso dalla Federazione delle associazioni familiari cattoliche europee (Fafce) a cui aderisce il nostro Forum delle associazioni familiari.

Alla Fafce, la più importante rete associativa familiare di ispirazione cristiana del continente, aderiscono una ventina di associazioni nazionali da altrettanti Paesi europei in rappresentanza di alcuni milioni di famiglie. In Italia, com’è noto, il Forum rappresenta 47 associazioni e 18 Forum regionali che a loro volta sono composti da Forum locali e da 582 associazioni per un totale di circa 5 milioni di famiglie. “È importante fare riferimento a questo testo perché è quello redatto e condiviso congiuntamente dalle 24 associazioni europee Fafce e tradotte in tutte le lingue – osserva Vincenzo Bassi, responsabile giuridico del Forum e vicepresidente della Federazione delle associazioni europee – perché sulla famiglia si è trovato un comune denominatore. In una realtà di divisione e di contrasti, abbiamo fatto in modo che la famiglia sia motivo di unità”.

Un traguardo tutt’altro che scontato. La discussione ha riguardato soprattutto il tema della complementarietà uomo-donna ma gli esperti sono riusciti a trovare sinteticamente una formulazione accettata da tutti che, pur ribadendo i valori di riferimento, ha evitato di sconfinare su polemiche come quella del gender. Concetti quindi espressi con un linguaggio nuovo, assolutamente chiaro sotto il profilo antropologico, ma inclusivo e non divisivo. “Il nostro obiettivo è che in questo manifesto si possano riconoscere politici di ogni schieramento, dalla destra alla sinistra – riprende Bassi – perché quanto espresso in questi dieci punti riassume efficacemente i valori cristiani senza sottolineature confessionali, con l’obiettivo principale di rilanciare la denatalità che, con variazioni diverse, è la grande emergenza dell’Europa. Abbiamo dimostrato che si possono dire le cose positive, chiare, profonde senza per forza schierarsi contro qualcuno”.

E il presidente del Fafce, Antoine Renard, illustrando nei giorni scorsi il senso del manifesto ha detto: “Deve arrivare un tempo nuovo in cui la famiglia sia considerata come risorsa politica”. Il “Manifesto per le elezioni europee” deve diventare un impegno “a riconoscere sempre il ruolo fondamentale della famiglia come unità di base della società”, in tutte le decisioni politiche che si affronteranno nella prossima legislatura.

Ecco i dieci punti del manifesto

Manifesto per le elezioni europee dal 23 al 26 maggio 2019

Come candidato per le elezioni europee, mi impegno a riconoscere sistematicamente il ruolo fondamentale della famiglia come unità di base della società. Quando si prendono decisioni politiche, prometto di impegnarmi, in particolare, a quanto segue:

  1. Verso un patto europeo per la natalità

L’inverno demografico è un’emergenza silenziosa che riguarda tutti i Paesi europei. L’Europa ha bisogno di una primavera demografica. I nostri figli sono il nostro bene comune. Mi impegno ad aumentare la consapevolezza in merito al declino demografico europeo, proponendo misure e strumenti concreti per cambiare gli attuali orientamenti.

  1. Applicazione del “Mainstreaming familiare”

La famiglia è la pietra angolare della società. L’Unione europea deve tenere conto delle famiglie europee in tutte le sue decisioni, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Mi impegno a promuovere il concetto di “impatto familiare” (Family mainstreaming) per ogni politica settoriale.

  1. Promuovere le voci delle famiglie

Le associazioni familiari sono la voce delle famiglie, articolandone autenticamente i loro bisogni e aumentando l’impegno civico. Mi impegno a far riconoscere il contributo e il ruolo delle associazioni familiari nella definizione e nello sviluppo dei programmi europei

  1. Un’economia al servizio della famiglia

Le famiglie sono la fonte di resilienza per le società e aiutano ad alleviare le difficoltà delle finanze pubbliche. Mi impegno a sostenere politiche pubbliche che riconoscano la dignità della famiglia e il suo ruolo economico fondamentale per il bene comune, lavorando a favore della giustizia fiscale e promuovendo buone pratiche, come la “Carta europea della famiglia”.

  1. Necessario un lavoro dignitoso per ogni famiglia

La famiglia è un naturale attore-chiave per promuovere l’inclusione sociale. Mi impegno a lavorare per politiche che considerano il mercato del lavoro non solo in termini di economia e finanza, ma si focalizzino principalmente sulla persona e sui suoi talenti, come attiva modalità di partecipazione al bene comune e come strumento per prevenire la povertà, Inoltre mi impegno anche a riconoscere il valore del volontariato e del lavoro domestico svolto delle madri e dai padri di famiglia, come fondamentali contributi di coesione sociale.

  1. Equilibrio tra vita familiare e impegno professionale

La famiglia dovrebbe essere il punto di partenza da cui partire per la definizione delle condizioni lavorative, per offrire modi di vita e condivisione del tempo tali da garantire il mantenimento di condizioni di vita così da garantire il mantenimento di dinamiche demografiche positive e contribuire così alla coesione sociale. Mi impegno a promuovere una migliore articolazione dell’equilibrio tra vita familiare e vita professionale a beneficio della famiglia, includendo la domenica come giorno di riposo settimanale per tutti.

  1. Riconoscere la complementarità di donna e uomo

La famiglia è motore primario di generatività per tutta la società. Mi impegno a riconoscere la complementarità tra uomo e donna, rifiutando qualsiasi tentativo di cancellare le differenze sessuali attraverso politiche pubbliche.

  1. Rispettare e promuovere l’istituzione del matrimonio

Vincoli familiari più forti migliorano il benessere delle persone. L’Unione europea e gli Stati membri sono tenuti a rispettare l’istituzione del matrimonio e a promuovere le migliori pratiche per prevenire i fallimenti matrimoniali. Alla luce del principio di sussidiarietà, mi opporrò a qualsiasi interferenza dell’Unione europea nella definizione giuridica del matrimonio.

  1. Rispetto per la dignità umana della vita dall’inizio alla fine naturale

La famiglia è il luogo naturale in cui ogni vita è benvenuta. Mi impegno a rispettare la dignità di ogni vita umana, in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale. Incoraggerò tutte le buone pratiche e le politiche volte al prendersi cura di tutti i bambini, prima e dopo la nascita, e delle loro madri nonché delle famiglie affidatarie e adottive.

  1. Padre e madre, primi e principali educatori dei loro figli

Le famiglie hanno sempre favorito una prospettiva di più lungo termine, preparando un futuro più sostenibile. Mi impegno affinché l’Unione europea, in tutti i programmi educativi per i giovani rispetti e promuova il diritto dei genitori ad educare i propri figli secondo le proprie tradizioni culturali, morali e religiose, tese a favorire il bene e la dignità di ciascun figlio.

https://www.avvenire.it/europa/pagine/famiglia-manifesto-per-l-europa

 

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Padova. Le suore di Nostra signora degli apostoli raccontano i martiri d’Algeria

Lunedì 20 maggio dalle 20.45 a Padova presso la parrocchia del Crocifisso (via Bembo 61) si tiene l’ultimo incontro del ciclo “Lunedì della missione 2018-2019” organizzato dalle comunità missionarie di Padova tra cui il Centro missionario diocesano, i Missionari Comboniani e i Medici con l’Africa CUAMM. Ospiti della serata suor Giuliana Bolzan e suor Sandra Catalano (collegata dall’Algeria) delle Missionarie di nostra signora degli apostoli.

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Migrazioni e consumo. Globalitarismo, dittatura globale. Parla Edgar Serrano

Edgar Serrano, manager didattico del master in sviluppo locale dell’Università di Padova e relatore al convegno dell’Ucid del 25 maggio.

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Al voto per l’Europa unita, per non interrompere il cammino. L’appello di Gianni Cremonese, presidente di Acli Padova

Il 26 maggio siamo chiamati a un gesto di responsabilità per non interrompere il cammino democratico iniziato 60 anni fa con la nascita dell’Unione Europea. L’appello di Gianni Cremonese, presidente di Acli Padova.

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Roraima: la missione ci avvicina al Venezuela

La colletta del Giovedì Santo, destinata quest’anno al Vicariato Apostolico del Caronì in Venezuela, è una testimonianza bella e importante della grande generosità, sensibilità e attenzione della nostra chiesa per le sofferenze di questi fratelli costretti a fuggire dalle loro case e dalla loro terra.

Durante la Messa Crismale sono stati raccolti più di 19mila euro ai quali si aggiungono la generosa offerta di una benefattrice e di alcuni altri sostenitori che hanno versato in Ufficio Missionario (per un totale di seimila euro).

Questi 25mila euro verranno inviati in questi giorni ai missionari padovani in Brasile che provvederanno a consegnarli direttamente a mons. Felipe González González, vescovo del Vicariato Apostolico, intervistato da don Lucio Nicoletto in questo video:

La raccolta continua!

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Fraternità a Sant’Agostino. Giovani, insieme in canonica per due settimane

Nella parrocchia di Sant’Agostino di Albignasego gli educatori hanno avuto modo di esperimentare una nuova formula di fraternità: non più pochi giorni con molti ragazzi, ma turni di quattro giovani che per due settimane condividono tutto. Un’esperienza forte sotto il profilo della fede e delle relazioni personali.

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Il Piovese si incontra. Domenica 19 maggio festa degli incontri dell’Acr per unire ragazzi e famiglie

Festa degli Incontri domenica a Campagnola per il Vicariato del Piovese: un appuntamento tradizionale per l’ Azione Cattolica Ragazzi, ma una vera e propria prima, dopo la costituzione del nuovo Vicariato (tra le parrocchie degli ex di Arzergrande, Piove di Sacco e Pontelongo). Una opportunità per accogliere e sentirsi accolti, sperimentando l’amicizia tra ragazzi e quella che Gesù offre loro, con lo slogan “C’è posto per Te”, che segue il programma annuale dell’ Acr.

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