Missione in Thailandia. Vent’anni in dialogo con l’Asia profonda

Thailandia. Papa Francesco a Bangkok nel 350° dalla nascita della Chiesa cattolica thailandese. I missionari padovani nell’ambito della missione triveneta raccontano la crescita della fede nella Diocesi di Chiang Mai e il continuo confronto con il buddismo. Mai si era parlato del papa come negli ultimi cinque anni. Un’opportunità di aprirci da prendere al volo.

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Avete a cuore i giovani? Tutti a cena a Villa Immacolata il 27 novembre

“Una cena di lavoro” per chi nelle comunità parrocchiali ha a cuore la cura dei giovani dai 18 anni in su. È la proposta che l’Ufficio pastorale giovani della diocesi  lancia a presbiteri e giovani adulti per mercoledì 27 novembre, ritrovo ore 19 a Villa Immacolata di Torreglia. Una serata per condividere riflessioni, raccogliere impressioni, domande e eventuali bisogni educativi e formativi.

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Villa Immacolata. La casa festeggia la propria patrona, l’8 dicembre, a partire dai primi vespri del 7

La solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria è l’occasione per la casa di spiritualità diocesana di fermarsi per un momento di festa. Si inizia con i primi vespri, sabato 7 dicembre alle 18.30.

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Conca del Piave. Lectio divina di Avvento fino al 19 dicembre

Iniziano giovedì 28 novembre e si concludono il 19 dicembre gli incontri di lectio divina nelle parrocchie dell’u.p. Conca del Piave. Un percorso di quattro serate per vivere l’Avvento riflettendo su tre testi dell’evangelista Luca e su uno della prima lettera ai Tessalonicesi. Al centro, l’attesa dell’uomo su Dio con riflessioni che vanno dalla speranza cristiana all’inno di Elisabetta durante la visita di Maria, dalla gioia di Simeone al tempio davanti al Bambino al Cantico di Zaccaria.

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Capodanno Caritas. Il Capodanno che spalanca il cuore

Per il nono anno di seguito la Pastorale dei Giovani e Caritas Padova organizzano una giornata di festa, per i giovani dai 18 ai 35 anni, il 31 dicembre, aperta a chi vuole vivere un’esperienza di servizio accogliente, divertente, emozionante. Un capodanno diffuso, dove piccoli gruppi di volontari animano diverse realtà del territorio (case di riposo, case di accoglienza, comunità per minori, …). Poi alla sera cena e festa tutti insieme presso la palestra del Seminario Minore di Rubano (via Rossi 3, Rubano).

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Sulle orme dei missionari. Viaggio in Brasile sulle orme di padre Ezechiele Ramin e don Ruggero Ruvoletto

Per il trentacinquesimo anniversario dell’uccisione di padre Ezechiele e l’undicesimo di quella di don Ruggero, un gruppo di trenta persone della diocesi di Padova si recherà in Brasile l’estate prossima. Il viaggio è organizzato dal parroco di Codiverno, don Fernando Fiscon, per molti anni missionario nel grande paese sudamericano. Il pellegrinaggio con partenza il 19 luglio, durerà quasi un mese durante il quale la delegazione incontrerà i missionari e le comunità che ancora onorano il ricordo dei due religiosi padovani uccisi. Un percorso che non mancherà di visitare anche alcune città del Brasile, dal sud al nord del paese, e alcuni tra i più bei luoghi naturalistici.

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11 dicembre. La veglia dei giovani che attendono Gesù

Sarà mercoledì 11 dicembre alle ore 20.30 nella chiesa degli Eremitani la veglia dei giovani con il vescovo Claudio. Un appuntamento ormai diventato tradizionale che ha preso il via dopo la Giornata mondiale dei giovani a Cracovia, nel 2016. Il tema conduttore di quest’anno è la preghiera di intercessione partendo dall’episodio della presentazione al tempio di Gesù, dal vangelo di Luca. Sono previsti un migliaio di giovani, ma tantissimi sono quelli che collaborano anche nella fase organizzativa e poi nella logistica della serata.

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Comunità papa Giovanni XXIII. Appuntamento nel centro parrocchiale di Montà

L’elasticità di cuore e di mente di una famiglia deve essere alla base della scelta di accogliere un minore a rischio, perché questa decisione richiede, ai genitori affidatari, di stare dentro a un complesso sistema di affetti e non di colmare il loro bisogno di genitorialità. L’accoglienza necessita spesso della capacità di saper lasciare andare il minore per reinserirlo nel nucleo familiare d’origine.

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Visita pastorale: quinta tappa del secondo anno

Al via sabato 23 novembre la quinta tappa della visita pastorale del vescovo Claudio Cipolla, appena rientrato dall’Etiopia, dove ha incontrato i missionari fidei donum e la realtà della neonata missione diocesana nella Prefettura di Robe.
Durante la settimana (23 novembre-1 dicembre) il vescovo Claudio incontrerà le cinque comunità di Celeseo, Sant’Angelo di Piove, Saonara, Vigorovea e Villatora, sempre con lo spirito che anima questa visita pastorale: l’esperienza viva della quotidianità e dell’ordinarietà della vita delle parrocchie, a cui il pastore della Chiesa di Padova si presenta come figlio, fratello e padre.
«Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno» (At 15,36) è infatti il versetto che accompagna la presenza del vescovo nelle comunità parrocchiali della Diocesi di Padova.
 

Durante questi giorni il vescovo incontrerà: i preti che operano o risiedono in questo territorio (mercoledì 27 novembre); i referenti dei settori pastorali di tutte le parrocchie (mercoledì 27 novembre); i giovani (domenica 24 novembre); i consigli per la gestione economica e i consigli pastorali parrocchiali. Tempo sarà dedicato anche alla visita ai malati, ad alcune realtà del territorio come la cooperativa e casa alloggio per disabili, Il Glicine, da cui inizierà la visita.

 

Tra i momenti comunitari e le celebrazioni presiedute dal vescovo Claudio:

sabato 23 novembre, alle ore 18.30 celebrazione della messa a Celeseo, con processione per la Madonna della Salute;

domenica 24 novembre alle ore 11, celebrazione della messa a Virogorovea e alle ore 18 a Saonara, dove sono particolarmente invitati i giovani;

mercoledì 27 e giovedì 28 novembre, alle ore 18.30, celebrazione della messa a Villatora;

sabato 30 novembre, alle ore 18 celebrazione della messa a Saonara;

domenica 1 dicembre, alle ore 11 celebrazione della messa a Villatora con dedicazione dell’altare e alle ore 18 a Sant’Angelo di Piove.

 

Ad accompagnare questo percorso di Chiesa e del vescovo, ci sarà il settimanale diocesano la Difesa del popolo che, in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, e in sinergia con il sito internet diocesano, sta implementando un “atlante della visita pastorale” dove si possono trovare: una fotografia della realtà territoriale ed ecclesiale di volta in volta visitata dal vescovo; gli articoli che nel tempo sono stati scritti su quella zona; il profilo della parrocchia, accompagnato da cenni storici e artistici, indirizzi, notizie sulla vita religiosa…

Il tutto agli indirizzi:

http://www.diocesipadova.it/la-mappa-interattiva-della-visita-pastorale/

https://www.difesapopolo.it/Visita-pastorale

 

fonte: ufficio stampa della diocesi di Padova

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LA SECONDA VOLTA DI RUT

di Lidia Maggi, pastore della Chiesa Battista

 Si può essere ancora felici dopo un fallimento affettivo, un abbandono, un lutto? La Bibbia non risponde in modo assertivo ma racconta storie dove la speranza filtra lentamente squarciando le tenebre del non senso. La sapienza biblica sa che la risurrezione può essere annunciata solo dopo aver sostato negli abissi della storia. Un annuncio troppo veloce del risorto rischia di rimuovere il dolore, il fallimento, il vuoto, senza curare. Una risurrezione frettolosa non ci salva dall’abisso, piuttosto ci schiaccia.

Il tempo del cordoglio, della rabbia, dell’attesa è lo spazio delle nostre storie prese sul serio con le loro ferite. La risurrezione non è uno schiacciasassi che annulla il dolore negandolo… essa ci raggiunge laddove siamo, entra nell’inferno del nostro cuore, lo abita per risollevarci. Ricominciare, ritrovare il gusto perduto della vita, scoprire che c’è ancora un orizzonte oltre il nostro cielo chiuso è l’itinerario suggerito da un Dio tenace che apre, discretamente, storie apparentemente chiuse. Un Dio che si ostina a ricominciare con il creato e con il suo popolo, nonostante i fallimenti.

Ricominciare non significa dimenticare il passato, ma trasformare il fallimento in risorsa. Un Dio che non inchioda le nostre vite alla condanna, piuttosto ci suggerisce altre strade che i nostri occhi, annebbiati dal pianto, non scorgono. Proprio come Agar che, nel deserto, si prepara a morire di sete, anche noi, nel dolore, non siamo in grado di vedere quella fonte che può dissetarci e salvarci, se Dio non riapre i nostri occhi.

A volte quest’apertura di sguardo avviene come rivelazione, più spesso è esperienza graduale di cui solo alla fine del percorso si ha piena consapevolezza, come per i due discepoli di Emmaus, come per Rut, la vedova moabita. La vicenda di Rut racconta di una felicità che entra in punta di piedi in una nuova storia. Essa ha bisogno di un mantello per coprirsi il volto, non può svelarsi totalmente. Necessita di maturare lentamente, proprio come il grano che fa da sfondo al racconto. Narra la felicità che incontra Rut quando le è dato di re-innamorarsi.

La vita le aveva rubato l’amore e la speranza, lasciandola sola e senza fiato, dopo la morte del marito. Poi, però, i suoi occhi hanno incontrato quelli di un altro uomo che l’ha guardata con sguardo innamorato e tutto è cambiato. Un corteggiamento discreto: piccoli gesti di cura, parole cordiali, che lentamente riaccendono il desiderio. Rut ha le mani segnate dalla fatica. È bella, non di quella bellezza acerba che rende gli occhi luminosi e sognanti, non è spavalda come la sulamita del Cantico. È una donna disillusa, ferita dalla vita. E tuttavia non si è ancora arresa al cinismo come sua suocera Noemi.

Rut non ha nessuno che la mantenga: ha perso il marito, la sua gente e non ha neppure un figlio che possa regalarle un prestigio sociale e aiutarla a dare senso a quell’amore perduto. Di questo però non accusa Dio. Da dove le viene quella forza che la spinge a restare accanto alla suocera mentre tutto crolla? Da dove le viene l’audacia di ricominciare in una terra nuova, affidando il suo destino a una donna ancora più fragile di lei? Da dove le viene la forza per rimanere accanto a chi ormai non ha più nulla? Rut è ancora una donna avvenente. Una bellezza pesante da portare, ora che non c’è più il suo uomo a fianco. Rischia di essere importunata mentre spigola nei campi.

In un paesaggio agreste, solo apparentemente sereno, si snoda la vicenda della nonna del re Davide. È lì che incontra Boaz. Lui ha tanti anni sulle spalle e non si illude di piacere. Non crede che qualcuna lo possa preferire a un giovane. Ha una buona posizione sociale; questo, però, sembra non bastare a renderlo felice. Aveva notato la bella moabita; tuttavia non osava farsi avanti, poiché sapeva delle sofferenze che affliggevano la donna. Ma più forte delle paure è l’amore. È Rut a prendere l’iniziativa. Si intrufola nel giaciglio di quell’uomo maturo, gli dona calore e lo sorprende con quella richiesta audace: «Sposami». Rinasce allora lo stupore: lui si sente scelto, lusingato da quella donna che nel buio ha osato stendersi accanto a lui. Si sposeranno, Rut e Boaz, e nasceranno figli e figlie.

La storia di Rut è una ripresa, un nuovo inizio che non pretende di cancellare il passato ma è in grado di fasciare il cuore rotto. Ecco perché tanta insistenza sul doloroso preambolo che fa da cornice all’incontro con l’amato. Per capire come una storia possa riprendere, dopo il dolore e la paralisi della morte, è necessario un cammino complesso. Forse il viaggio in quella terra straniera, dove Rut accetta di seguire la suocera, è stato anche un cammino interiore nel deserto dell’anima, nella carestia di un cuore consumato dalla sofferenza.

Lo scoprirsi straniera in una terra nuova ben rappresenta l’anima disorientata dopo il lutto di una donna che deve ridefinire tutta la sua esistenza. Eppure, la morte è inscritta in ogni storia d’amore. Chi ama sa che può un giorno perdere l’amato, ritrovarsi nella solitudine. E tuttavia, proprio chi ama, più di qualsiasi altro, rimuove la morte. Occorre allora un lungo viaggio interiore per imparare a vivere e camminare nella nuova realtà. Il lutto, come una separazione, un divorzio, muta le geografie esistenziali.

Nella storia di Rut non tutte le ambiguità sono sciolte. Proprio come succede a chi ama una seconda volta e porta con sé le pesantezze del passato, le cicatrici assieme allo stupore. Una meraviglia diversa da quella che si accende nel primo amore. Rut ora guarda alla vita con lo stupore di chi ha ricevuto un dono inatteso, di chi «era come morta, ed è tornata in vita, era perduta ed è stata ritrovata». La seconda volta di Rut è una risurrezione. Una seconda possibilità è un altro modo per dire la Grazia! Forse questa non riuscirà a salvare il mondo, ma qualche volta il suo fascino sprigiona una passione che perfora i muri e scioglie il ghiaccio. Rut ha saputo riaprirsi alla vita e risvegliare nel cuore di un uomo straniero una primavera dimenticata.

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