La depressione e la fede

Possiamo restare un po’ pensierosi quando una persona si toglie la vita. Una domanda che può sorgere è: «Come si fa ad arrivare a un gesto simile?». Una domanda speculare a questa, che coinvolge tutti ed è forse più                  significativa, è invece: «Come si fa ad andare avanti nella vita?». La vita nella sua essenza è talmente e totalmente un dono che siamo liberi anche di rifiutarlo. Pur dentro a tanti limiti, la libertà e la dignità della persona sono indistruttibili anche per questa possibilità. Nessuno può vivere (e morire, e soffrire, e amare…) al posto nostro. La misura massima del dono è infatti il morire personalmente al posto di o per qualcun altro (Gesù e tanti altri). Qui siamo di fronte a una morte che nasce da una pienezza d’amore invece che dall’oppressione della sofferenza più pesante e abissale.

È una precisa scelta per far riflettere quella di accostare: depressione e   fede, disperazione e amore, morte come interruzione di una sofferenza e morte come sovrabbondanza di dono. Se il suicidio è il punto di arrivo, dopo tanti  altri passaggi, di diverse malattie e sofferenze tra cui anche la depressione, il primo scalino in discesa potrebbe essere l’incapacità di godere pienamente la vita che si manifesta in molti modi: ad esempio nella, più o meno frequente o costante, lamentela o insoddisfazione per qualcosa. Quando facciamo fatica ad accettare la vita così com’è, niente di più e niente di meno di come la stiamo vivendo, è come se i nostri piedi lasciassero un terreno solido e consistente (fiducia, speranza, convinzione…) per inoltrarsi nelle pericolose sabbie, paludi e abissi della fatica del vivere che a nessuno è risparmiata, come        ugualmente a nessuno è tolta la possibilità di vivere diversamente la stessa fatica. La felicità è un modo di vedere. Anche la fede che, nel suo midollo, è la fiducia totale che Gesù viveva nella sua relazione con Dio Padre, è un  modo di vedere. La fiducia sta in quell’attimo di grazia che passa tra il pensare: «Non ce la faccio più!» e «Adesso ci provo!»; tra «Ho paura e resto fermo qui» e «Mi fido, adesso mi muovo». Concludo questi, forse troppo densi, pensieri, segnalando tre libretti per tutti, in particolare per i perplessi e i curiosi:

  • Romano Guardini, Accettare se stessi, Morcelliana, Brescia 2011 (80 pagine / 7,00 €).
  • Romano Guardini, Ritratto della malinconia, Morcelliana, Brescia 2006 (80 pagine / 8,00 €).
  • Ugo Sartorio-Luciano Manicardi-Armando Matteo-Salvatore Natoli, In fiducia. Sul credere dei cristriani, Edizioni Messaggero, Padova 2013 (160 pagine / 12,00 €).

don Giulio Osto