Il Signore nasce nelle nostre povere grotte
La celebrazione del Santo Natale ci dona di vivere il Mistero sublime del Dio con noi, di Dio, l’Altissimo Signore, che nasce nella povera e oscura grotta della piccola Betlemme. Non è stata la sfortuna a portare Maria e Giuseppe in quel luogo isolato, l’unico luogo dove di certo non avrebbero disturbato nessuno quando la Vergine Madre avrebbe dato alla luce il suo primogenito. Non è stata la sfortuna, nemmeno l’indifferenza dei molti, ma il desiderio di Dio di apparire tra noi nella povertà e nell’umiltà, nella buia emarginazione e nella fredda solitudine. Il nostro Dio non si è accontentato di farsi uno di noi, ma ha scelto anche la povertà e la piccolezza perché noi non avessimo mai più paura di Lui, lo sentissimo veramente e sempre Uno di noi, Uno con noi.
Santa Chiara d’Assisi nel soffermarsi a meditare la nascita del Signore così esclama con stupore: “Guarda la povertà di Colui che è posto in una mangiatoia e avvolto in pannicelli. O mirabile umiltà, o povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è reclinato in una mangiatoia” (FF 2904).
Quella povera grotta che ha avuto il privilegio di accogliere il Signore al momento della sua nascita assomiglia tanto alle nostre grotte, quelle che portiamo nel cuore o che segnano la nostra esistenza di fatica e di sofferenza. Ognuno di noi ha la sua povera grotta in cui Dio desidera nascere perché la nostra povertà, precarietà e fragilità, tutto questo ci rende amati e preziosi agli occhi di Dio; tutto questo è il luogo privilegiato della sua Incarnazione. Il Signore, lungo i secoli, non ha cambiato modo di agire, ma la sua sapienza continua a prediligere il piccolo e il povero e per questo Egli nasce in noi, oggi e ci rende tempio santo della sua Gloria, cioè del suo Amore. Il Verbo nasce in noi, nelle nostre povere grotte, per colmarci della sua tenerezza e della sua sapienza. Lo sappiamo, perché ce lo ha detto anche San Paolo: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini” (1 Cor 1,25). Sappiamo insomma che la sapienza del Padre è ben diversa da quella umana. E se, nella sua sapienza, ha scelto la povertà è perché sa che solo nella povertà può nascere l’Amore vero, quello gratuito, disinteressato, l’amore che serve, che si dona, che si consegna. E come avrebbe potuto dirci che per nostro amore si era incarnato se fosse nato nella comodità, nella sicurezza, nello splendore? Tutti ci saremmo sentiti lontani e spaventati da un Dio glorioso perché in tutti noi c’è quella povera grotta di insicurezza, precarietà, solitudine, paura. Ed ecco che proprio lì si incarna il nostro Dio, perché è il “Dio con noi”.
Ma quella povera grotta che ha visto nascere più di 2000 anni fa il Salvatore è oggi un luogo di adorazione e di comunione, un prezioso tempio in cui si celebra ogni giorno l’Incarnazione di Dio. Questo sa fare Dio se lo accogliamo con umile fiducia: trasformare ciò che di noi ci fa male, che non sappiamo accettare, sia essa povertà materiale, morale o spirituale in tempio santo della sua Presenza. Sì, perché lì dove c’è Dio tutto diventa prezioso. Lì dove nasce Dio una luce risplende, quella luce che riscalda e dà senso, quella luce che ci aiuta a guardare alla vita con uno sguardo nuovo, riconoscente, perché consapevole che non c’è povertà in cui il Verbo non possa nascere e donarci quella vita nuova che abbiamo ricevuto nel Battesimo e che sempre effonde in noi mediante il suo Spirito.
In questo Natale teniamo fisso lo sguardo alla povera grotta e alla stella dorata che si trova nella basilica della Natività a Betlemme. Quando Maria e Giuseppe trovarono riparo in quella squallida grotta non immaginavano quello che sarebbe diventata grazie alla presenza di quel Figlio divino. Abbiamo la possibilità di aprire le nostre grotte, quelle che non vorremmo avere, alla nascita di Dio; abbiamo la possibilità di “adempiere quel desiderio tanto desiderato del nostro fedelissimo Redentore di unirsi alle anime nostre, ad eterna sua gloria” (M. Graziosa Z.) perché splenda in noi quella stessa stella dorata di Betlemme e le nostre povere grotte vengano rese, dalla presenza del Signore, luoghi di ineffabile incontro con Lui, l’Altissimo, che ama chinarsi sulla nostra piccolezza per farci risplendere di Lui.
Sia questo un Santo Natale in cui l’accoglienza dell’Emmanuele ci trasforma in stelle preziose.
sr. Maria Elisabetta e sorelle clarisse
del Monastero S. Bonaventura di Padova
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