Professione perpetua per l’eremita diocesano fra Dario Maria Lago
Era il 13 ottobre 2018, quando Dario Lago, fece la sua professione temporanea come eremita diocesano nelle mani del vescovo Claudio Cipolla. A tre anni di distanza, sabato 4 settembre 2021, alle ore 16.30, nella chiesa di Santa Lucia (Corpus Domini) a Padova, fra Dario Maria della Santissima Trinità (questo il nome assunto con la professione eremitica), consacrerà definitivamente la sua scelta nelle mani del vescovo Claudio, con la professione perpetua.
Fra Dario Maria Lago, 66 anni, è originario di Piazzola sul Brenta (Pd). Ultimo di sette figli, dopo il diploma triennale di meccanico tornitore, ha conseguito la maturità classica e il diploma di operatore addetto all’assistenza; sul piano della formazione teologica e spirituale ha frequentato la Scuola serale di teologia per laici di Vicenza e la Scuola di spiritualità dell’Istituto Sant’Antonio dottore di Padova. Numerose le sue esperienze lavorative che si sono incrociate con l’impegno in servizi di volontariato e con l’approfondimento della sua vocazione eremitica. Prima della professione temporanea ha fatto un percorso di due anni di approfondimento e di noviziato, portando avanti la sua dedizione all’adorazione perpetua notturna, che ha proseguito come impegno in questi ulteriori anni di vita eremitica, basata su una regola di vita che trova i suoi fondamenti nei consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza), nell’amore per il prossimo, nel servizio della Chiesa, nel silenzio abitato dalla vita di preghiera, dall’ascolto e dalla meditazione della Parola di Dio.
«Vivo questi giorni con stupore per la consapevolezza della mia povertà e del fatto che Dio si è inchinato su di me – confida fra Dario Maria al settimanale diocesano La Difesa del popolo di domenica 5 settembre raccontando questo tempo vissuto che precede la professione perpetua – C’è gratitudine, ma soprattutto commozione nel pensare a questo Infinito che si dona, ti viene incontro e ti chiede di fidarti di lui totalmente». E conclude «L’eremita deve testimoniare prima di tutto il bisogno di Dio, forse alle volte l’abbiamo trascurato un po’ troppo. Mi chiedo allora come suscitare la consapevolezza che abbiamo bisogno di Dio? Siamo portatori di un vuoto, ma la solitudine, per me, si fa comunione e annulla le distanze nella preghiera continua per tutti».
La vita eremitica al di fuori degli istituti di vita consacrata è prevista dal nuovo Codice di diritto canonico del 1983, che al canone 603 paragrafo 1, recita: «…la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella continua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo».
Il codice del 1983 introduce cioè la possibilità di via consacrata per il singolo fedele che fa la sua professione nelle mani del vescovo diocesano, che ne approva la regola di vita e ne segue il cammino.
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