Un pianoforte in stazione

Schizzo sul senso della fede

Nella stazione ferroviaria di Padova, da alcuni mesi, vicino ai binari, c’è un pianoforte a coda. Chiunque può suonarlo, è aperto e pronto per emettere suoni, per far sentire la sua voce.

Tempo fa ho accompagnato una persona a prendere il treno e prima di salutarla ho suonato qualcosa al pianoforte. In pochi secondi la stazione si è trasformata completamente. Chi era di passaggio e poteva fermarsi un attimo, appena arrivato oppure in partenza, si è messo vicino al pianoforte. Ognuno, adulto, bambino, in giacca e cravatta, con lo zaino… ognuno era curioso di ascoltare cosa il pianista del momento avesse proposto. Insieme ai fischi dei treni, al fruscio del via vai delle persone, ai rumori, spesso sgradevoli di un luogo per antonomasia sporco e confusionario come una stazione, insieme a tutti questi rumori… si è infilata una melodia, sono apparsi all’improvviso dei suoni che appartengono ad ambienti completamenti diversi. Conosco pochi brani di piano a memoria, ma uno lo ricordo sempre ed è la canzone Imagine di John Lennon, e quindi l’ho suonata.

Tornando a casa pensavo a quanto bella è stata l’idea di mettere un pianoforte in stazione. In molte stazioni in altri paesi da molti anni lo hanno messo. A cosa serve? A niente! E proprio per questo ha senso! Un pianoforte in stazione è totalmente inutile, eppure cambia tutto! Trasforma un luogo anonimo in un piccolo auditorium. Trasforma un luogo di passaggio, in un attimo di sosta. Trasforma un luogo dove nessuno osserva, guarda, ascolta, in un luogo dove è bello fermarsi un attimo con un po’ di sorpresa.

Immagino una chiesa che sia come un pianoforte in una stazione: inutile, senza scopi, senza prodotti particolare da offrire, eppure capace di cambiare la vita! Immagino la fede nel vangelo come quell’aggiunta di cui parla Gesù guardando i gigli del campo che sono totalmente inutili all’industria, alla finanza e al benessere fisico, però danno senso a una vita che forse troppo spesso è solo come una stazione ferroviaria e anche senza pianoforte.

 

don Giulio Osto